Neizvestnyj vuole lasciare l'Urss

Neizvestnyj vuole lasciare l'Urss Maggiore scultore sovietico Neizvestnyj vuole lasciare l'Urss (Dal nostro corrispondente) Mosca, 25 luglio. Con l'avvicinarsi della data d'apertura del «vertice» conclusivo, che riunirà a Helsinki dal 30 luglio 35 capi di Stato e di governo, si moltiplicano gli appelli di intellettuali e «dissidenti» sovietici, affinché la Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa si occupi dei loro casi. Dopo le dichiarazioni dello scrittore Andrej Amalrik (sulle quali abbiamo riferito nella Stampa di mercoledì scorso), è oggi la volta dello scultore Ernst. Neizvestnyj e di ventinove attivisti ebrei. Neizvestnyj — autore del monumento che si trova sulla tomba di Kruscev al cimitero di Novodevicij e considerato il più grande scultore sovietico contemporaneo — aveva annunciato, il 7 luglio, che le , l a e , . à a autorità gli avevano rifiutato il permesso di recarsi in Israele. Oggi l'artista ha reso noto di aver inviato una lettera al presidente finlandese Kekkonen, che presiederà la seduta inaugurale della conferenza e che, qualche tempo fa, gli aveva inviato una lettera di ringraziamento per un busto, offertogli dal governo sovietico e scolpito dallo stesso Neizvestnyj. «Mi rivolgo a lei, signor presidente — dice tra l'altro la lettera — quale persona che comprende come una politica lungimirante debba essere guidata anche da imperativi morali». Il 7 luglio, Neizvestnyj aveva spiegato ai giornalisti che il suo desiderio di lasciare l'Unione Sovietica era dettato dal fatto che egli non può esporre liberamente nel Paese, né viaggiare all'estero per incontrare altri artisti e avere contatti con l'arte moderna: «Tutto questo — aveva detto — significa la morte e il vuoto intellettuale per un uomo di cinquantanni, quale io sono». Ma le autorità avevano replicato allo scultore che la sua richiesta d'emigrare non sarebbe stata presa in considerazione finché egli non avesse divorziato dalla moglie (che, tuttavia, ha concesso l'autorizzazione, richiesta dalla legge, all'emigrazione del marito). Una spiegazione pretestuosa, insomma, che ha il sapore di una punizione per un artista che sin dai tempi di Kruscev ha avuto rapporti difficili con le autorità, ma che non può essere considerato un vero «dissidente». In un altro appello, firmato da ventinove ebrei, tra i quali alcuni scienziati assai noti, si chiede ai 35 capi di Stato e di governo, che s'incontreranno a Helsinki, di «prestare particolare attenzione alla sorte degli ebrei in Russia» perché «questo sarà in un prossimo futuro il modo migliore per controllare che gli Stati tengano fede agli impegni che assumeranno durante il "vertice" di Helsinki». Nell'appello vengono rivelate, per la prima volta, le persecuzioni poliziesche cui sarebbero sottoposti gli autori di una rivista clandestina Gli ebrei in Urss. Numerose perquisizioni sarebbero state compiute negli ultimi tempi in case di ebrei a Mosca, Leningrado, Odessa e Charkov: la polizia, secondo l'appello, cerca soprattutto di stabilire se la rivista è finanziata da organizzazioni ebraiche internazionali. «L'inchiesta ferma l'appello — tende a far passare i redattori del giornale per spie al soldo di organizzazioni straniere». p. g. af- Dice di non poter esporre liberamente le sue opere - Appello alla conferenza di Helsinki

Persone citate: Andrej Amalrik, Kruscev