Un mare di critiche per Ford che parte di Vittorio Zucconi

Un mare di critiche per Ford che parte Oggi il Presidente è in Europa Un mare di critiche per Ford che parte Anche il Congresso gli ha detto "no" per la Turchia duzione delle armi nucleari — «Salt» — e la riduzione delle forze in Europa — «Mbfr»); 3) il Medio Oriente, essendo Usa e Urss copresidenti della Conferenza di pace di Ginevra. A proposito delle trattative Egitto-Israele, Kissinger è apparso molto più ottimista che nelle ultime settimane, asserendo che «le differenze sono molto meno profonde» e non escludendo — anzi in certa misura quasi annunciando — la possibilità di un suo ritorno nel Medio Oriente per l'ultimo lavoro di limatura degli accordi, si utile» nel prossimo futuro. La partenza di Ford (il Presidente lascerà Washington domani per Bonn, prima tappa del suo itinerario, cui seguirà Helsinki il 29, poi Var¬ (Dal nostro corrispondente) Washington, 25 luglio. Il viaggio di Gerald Ford in Europa (Polonia, Conferenza per la sicurezza ad Helsinki, Romania e Jugoslavia) comincerà domani in un intenso clima di critiche e sotto il segno di una importante sconfitta politica per la Casa Bianca, il rifiuto del Parlamento americano a togliere l'embargo contro la Turchia. Stamani, in una conferenza stampa convocata per presentare ai giornalisti il viaggio e difenderne il valore politico, Kissinger ha definito un «tragico sviluppo» la decisione del Parlamento, ricordando che la Turchia ha minacciato di chiudere le basi americane se le forniture di armi non verranno riprese. Ieri sera, subito dopo il voto (223 no contro 206 si), Ford ha inviato un telegramma personale al premier turco Demirel e oggi Kissinger lo ha chiamato al telefono per invitarlo a «non precipitare le decisioni», promettendo una nuova offensiva per piegare il Parlamento, che ha bloccato ogni vendita di armi dal 5 febbraio scorso, quando risultò che i turchi avevano usato materiale bellico statunitense per attaccare Cipro. Le basi americane in Turchia sono l'anello vitale nella catena strategica Nato intorno allUrss e una loro chiusura spezzerebbe tale catena in maniera irreparabile. Il viaggio di Ford, concepito come ima passerella trionfale per accrescere il presti gio diplomatico del Presidente, ha provocato invece reazioni molto critiche. Il vertice delle 35 nazioni alla conferenza di Helsinki, il documento finale, l'incontro con Breznev nella capitale finlandese (Ford lo incontrerà due volte) sono visti come vittorie sovietiche nella peggiore delle ipotesi, e come gesti privi di significato concreto nella migliore. A Kissinger che spiegava come non esista alternativa alla polìtica di «allentamento della tensione» con l'Urss, alla quale anche i sovietici sono fedeli, è stato replicato che il Cremlino viola nei fatti i princìpi che sottoscrive sulla carta. In Portogallo, ad esempio, risulta che Mosca finanzi i militari comunisti sostanziosamente (secondo rapporti «Cia» intorno ad un miliardo e mezzo di lire al giorno) e questo — se vero — contraddice totalmente il punto sesto del documento che Breznev e Ford firmeranno ad Helsinki la prossima settimana, laddove afferma che «gli Stati partecipanti alla conferenza si impegnano ad astenersi da ogni intervento, diretto o indiretto, individuale o collettivo negli a/fari interni di un altro Stato partecipante » e questo include atti «politici, militari od economici». E' questo genere di contraddizioni che accendono, negli Usa, le critiche alla distensione, sempre più vive. Kissinger ha risposto affermando che non esistono ancora prove irrefutabili di questi finanziamenti sovietici, e comunque la Casa Bianca ha già fatto presente a Mosca che qualunque forma di ingerenza in Portogallo sarebbe considerata incompatibile con lo spirito e la lettera del documento. Ma il segretario di Stato ha aggiunto un'osservazione di estremo interesse: egli ha detto che «le vicende politiche portoghesi hanno la loro ragione in cause interne a quel Paese, come la guerra coloniale, la ribellione ad un regime impopolare e autoritario, il distacco dei militari dalle correnti di pensiero liberale e democratico europee». «E' tempo — ha aggiunto Kissinger — che smettiamo di vedere nei fatti politici europei il segno delle macchinazioni sovietiche e riconosciamo invece che le sconfitte nascono dalla incapacità e dai fallimenti dell'Occidente». Uno degli aspetti più criticati, qui, della Conferenza per la sicurezza è che essa di fatto ratifica il dominio sovietico sull'Europa Orientale, senza offrire ai popoli delle nazioni comuniste aperture nuove. Ford e Kissinger hanno replicato affermando che il documento none un trattato, come Mosca avrebbe voluto, e la politica degli Stati Uniti «rimane l'appoggio alle aspirazioni verso la libertà è l'indipendenza dei popoli del l'Europa dell'Est» (sono parole di Ford). Purtroppo appare vieppiù evidente il fatto che nella vigilia stessa della firma, le due maggiori potenze coltivano riserve mentali apparentemente incompatibili con le solenni affermazioni del documento, tanto voluminoso (96 pagine) quanto generico. d—dfsdGtsotffanuOlssdcstIn realtà, oltre il cerimonia- le della firma da parte dei 35 Paesi partecipanti, ancora una volta il punto focale del vertice di Helsinki sarà l'in- contro fra il Presidente ame- ricano e il Segretario del pcus. Discuteranno, ha detto Kissinger, di tre problemi: 1) lo stato del mondo, che essi cosi massicciamente condizio-nano; 2) i negoziati ancora aperti fra Est e Ovest (la ri- savia, Bucarest e Belgrado) avviene dunque in un clima interno improvvisamente teso, in un crescendo di critiche Vittorio Zucconi