Dagli Ittiti a Picasso di Angelo Dragone
Dagli Ittiti a Picasso Dagli Ittiti a Picasso (Dal nostro inviato speciale) Loano, 25 luglio. A Boissano — un delizioso paesino dell'entroterra ligure, a pochi chilometri di distanza dalla congerie edilizia della periferia di Loano — esiste dall'anno scorso il Centro internazionale di sperimentazioni artistiche, creato da Maria Luisa Jeanneret e inaugurato con una curiosa mostra-confronto tra «Arte astratta e Pop art». Una suggestiva rassegna intitolata «Archeologia e arte moderna» (aperta sino al 15 settembre) è la prima delle manifestazioni organizzate per l'estate '75 da questo singolare centro culturale sorto con l'esemplare recupero di un gruppo di case di origine saracena, il cui restauro è stato affidato all'architetto torinese Andrea Bruno. Molto forte, il richiamo di questa mostra. Presentata dall'egittologo Jacques Edward Berger, l'esposizione comprende reperti archeologici egizi, greci e cinesi, thailandesi, precolombiani ed ittiti posti accanto ad opere d'arte recenti — sculture in bronzo, legno, giada o platrio, dipinti a olio, disegni e guazzi — di alcuni dei maggiori maestri contemporanei, da Modigliani a Picasso, da Max Ernst e De Chirico, a Matisse e a Chadwick. Sin dalla fine del secolo scorso l'attenzione di artisti come Derain, Picasso e lo stesso Modigliani è stata attratta dalla forza espressiva della scultura negra che aveva fatto la sua comparsa a Parigi in alcune mostre. Da allora pittori e scultori delle avanguardie storiche hanno continuato a sentire in vario modo il fascino dell'esotico e dell'arcaico, sino a farne rivivere talune forme, o meglio rivitalizzarne certe manifestazioni, in una sorta di traslati figurali di estrema efficacia. L'operazione condotta da Maria Luisa Jeanneret — con un gusto che ricorda i più sottili richiami del Musco immaginario di Malraux — è di quelle che giocano preferibilmente sui più liberi rimbalzi, che consentono di accostare un volto femminile greco-romano proveniente dal Fayum egiziano alle figure femminili di Campigli; gli uccelli ideati da Max Ernst ai pesci dipinti da Klee, ai rilievi del frammento d'una stele egizia, ed ancora una fantasticata immagine di Max Ernst ad una terracotta chiara messicana (Stato di Colina) del periodo protoclassico. Tra gli altri pezzi antichi di maggior pregio, son da ricordare il Cavallo Carapaconne, in terracotta dipinta (epoca Wei, 386-501 d.C.) e il ligneo monolito thailandese del Boddhisatwa seduto, del secolo XIV-XV, proveniente dalle regioni montagnose del Nord, abitate dalle popolazioni Meao, ma non meno il tripode cinese in bronzo a disegni geometrici e simbolistici di epoca Chang Yin (1766-1121 a.C.) usato nei banchetti funerari. Tra i moderni, un cimelio «storico»: Arianna modellata in platrio da De Chirico nel 1913, ispirata agli antichi sarcofaghi e divenuta modello di innumeri Arianne poi introdotte dall'artista in molte sue composizioni pittoriche. Al di là delle civiltà e dei riti cui questi oggetti sono stati originariamente legati, esiste dunque una vitalità delle loro forme, destinata a sopravvivere e a rinnovarsi anche in epoche e luoghi diversi, riaffermando la capacità di durare nel tempo d'ogni cosa che del genio creativo dell'uomo serbi la viva impronta. Angelo Dragone "Archeologia e arte moderna", mostra a Loano
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