RITRATTI AMERICANI: I GUARDIANI DEL "PRESIDENTE,, di Furio Colombo

RITRATTI AMERICANI: I GUARDIANI DEL "PRESIDENTE,, RITRATTI AMERICANI: I GUARDIANI DEL "PRESIDENTE,, Fantasmi intorno a Nixon Il più famoso "pensionato" degli Stati Uniti vive isolato a S. Clemente, quasi nascosto nella Casa Pacifica, in riva all'oceano Un colonnello "capo dei servizi" e alcune segretarie proteggono la sua solitudine recitando ogni giorno un'assurda commedia ( Dal nostro inviato speciale ) San Clemente, luglio. La strada si chiama « President Avenue ». Il droghiere di San Clemente la indica con lo sguardo, scrutando sopra gli occhiali. Non fa domande, e nessuna delle vecchie signore intorno al suo banco si volta. Eppure nel pomeriggio d'estate la noia, a San Clemente, è come una nebbia. Non è un posto di lusso, anche se il mare è bello, ci sono colline verdissime e il Messico è a un'ora di macchina. E' un posto di pensionati benestanti o di ricchi prudenti, con poche spese e niente divertimenti. Non si vedono né bambini né cani. L'America è un paese di specialisti. O tutti giovani o tutti vecchi. Qui sono vecchi. E quei pochi che si incontrano dicono chiaramente, con la faccia ben chiusa, che non vogliono o non aspettano visite. Alberghi e motel sono fuori, o sulla collina — e allora sono residenziali e pieni di gente anziana che è arrivata tardi e non ha trovato la casa — o lungo la strada che va a San Diego, Sono i motel di cartapesta dei camionisti e delle improvvise avventure sull'autostrada. Le insegne raccomandano letti con i materassi ad acqua e televisione a colorì. E tutte ripetono, al neon, che ci sono camere libere. Cioè sono vuoti. Dopo i motel ci sono due o tre piccoli ranch, ma tutta questa parte è separata dal mare. C'è una rete, un filo spinato, una palizzata di legno marrone. Il terreno è in discesa e la palizzata impedisce che si veda l'oceano. Munito castello Dopo i ranch e i motel la strada va avanti in mezzo a una bella campagna, fra due reti metalliche. Poi c'è un muro in cemento, ai due lati. E' come guidare in fondo a un canale senz'acqua. Al fondo del canale c'è un cancello di legno, senza aperture o fessure, sbarra la strada ed è alto un po' più del muro. Non ci sono appigli, maniglie o pulsanti e non si vede neppure la ser- ratura. Ma nel muro, sotto l'intonaco bianco, c'è uno sportello. O l'intonaco è fresco di giorni, o nessuno lo ha mai toccato perché non \ c'è alcuna impronta sulla vernice. Dentro lo sportello vedo un telefono, e sotto il telefono un bottone di vetro che potrebbe essere una cellula fotoelettrica. Passando i la mano o toccando non si vedono conseguenze. La strada i: vuota, il cancello è chiuso, si sente lo sbattere dell'oceano e il rombo dei ca- mion sull'autostrada. Nel ri- ! cevitore del telefono il mi- , crofono è aperto. Forse qual- I curo tossisce oppure c'è un disturbo sulla linea. Ma niente risposta. In alto, inchiodata a un albero, c'è una tavola di legno con una scrìtta stampata. Porta lo stemma degli Stati Uniti e un avviso: « Chiunque attraversi questa zona lo fa a suo rischio e pericolo ». Dunque persino vedere il luogo è impossibile. Rimane la parte sonora di questa storia, la cronaca di un contatto con l'ombra di Nixon e del suo I castello imprendibile. Il nu- I mero dì telefono è segreto. | ma un giornalista, a Los Angeles, è riuscito ad averlo « lavorandosi » la « Bell Te i lephone Company ». E si e preso la vendetta di farlo sapere in giro. — Ufficio del presidente — risponde una voce di donna. Rapidità e sospiro sembrano tradire il ritmo di un j lavoro incessante, come se il telefono squillasse continuamente. — /( signor Ziegler non c'è. Il signor Ziegler non è ! P'M U Portavoce del presi- i , dente. E' un consulente e I viene alcuni giorni alla set- Umana. Non so quali giorI ni. Viene e poi parte. Forse lo chiama il presidente sulla sua linea privata. Le sue memorie « Ma non c'è lì un dottor Gannon? Frank Gannon? La voce efficiente s'inceppa. — Come ha detto? « Il dottor Gannon ». — Attenda. — Sulla linea si inserisce un'altra voce di donna, certamente più esperta e più anziana. — Sono miss Oyer. « Avevo chiesto del dottor Gannon. Mi hanno detto che vede il signor Nixon ogni giorno, che sta scrivendo le sue memorie ». — Noi non abbiamo fatto alcuna dichiarazione su questo punto. « Ma viene o non viene a San Clemente tutti i giorni? ». — Il dottor Gannon vive alla casa Pacifica. Il dottor Gannon è un ospite del presidente. Attenda. Dopo un poco torna la voce della ragazza affaticata del centralino. — Le passo Brennan. — Jack Brennan —, annuncia una voce che chiunque, in un radiodramma, attribuirebbe a un uomo in divisa. « Mi perdoni ma non so chi è Jack Brennan ». — Colonnello Brennan, capo dei servizi della casa Pacifica. Posso esserle utile? « Certo. Vorrei vedere la casa Pacifica, vedere il dottor Gannon che sta scrìvendo le memorie del presidente, vedere Ron Ziegler, che lo ha assistito come addetto stampa fino alle ultime ore a Washington. E vedere anche lei, colonnello ». — Me? « Certo, vorrei che mi spiegasse come funziona adesso la vita alla casa Pacifica. Lei è il capo dei servizi. Tutto I è nelle sue mani, immagino». — Io prendo ordini. « Posso sapere quali sono i suoi ordini, adesso? ». — Proteggere il presidente. « Dai pericoli o dalle interviste? ». — Lei pensava a una intervista? Un attimo, resti in linea. Passa un po' dì tempo e ritorna la voce esperta di miss Oyer. — Il colonnello Brennan desidera dirle che vorrebbe avere una lettera. In questa lettera lei ci darà notizie di sé. notìzie del suo progetto e notizie delle condizioni che ha in mente. « Non ho capito l'ultima cosa ». — Notizie di sé, notizie del suo progetto e notizie delle condizioni. « Mi spiace, non capisco la parola "condizioni"». Miss Oyer cerca di ripetere la parola con accento spagnolo. Poi detta, lettera per lettera, in modo che non sbagli nella scrittura. « "Condizioni" come in un contratto? ». — Esatto. « Ma in questo caso che cosa significa? ». Miss Oyer è disorientata. Certamente pensa che si tratti di poco tatto o di falso candore. — Il colonnello Brennan la prega di scrivere. Grazie. Il muro di silenzio della casa Pacifica si chiude col clic del telefono. La seconda conversazione avviene dopo quindici giorni. La casa Pacifica sembra vuota perché il telefono squilla a lungo. Risponde la voce della ragazza del centralino, ma con un tono più rilassato, come se non avesse niente da fare. Nome dopo nome risponde che nessuno è in casa. « Hanno ricevuto la lettera? ». — Certamente. « Non ho avuto risposta ». — Di regola non rispondiamo. « Non c'è il dottor Gannon? ». — E' fuori col presidente. « Al golf? ». — E' fuori. Deve sempre seguirlo. « Perché? ». — Perché lui ha un contratto. Buongiorno. Una lettera di risposta è arrivata. Dice « Siamo sicuri che nelle attuali condizioni lei comprenderà che non è possibile... » firmato: colon- nello Jack Brennan. Fra gli editori a New York, si sente dire che «le condizioni ». per il dr. Gan- non e la sua intervista o- sciliano fra i trecento e i cinquecentomila dollari. Ma saranno soltanto voci. Il giorno della mia inutile vìsita mi restava un proble ma: come fare marcia indie- tra con una macchina americana nello stretto canale in cemento che conduce alla casa Pacifica. Mentre manovro arriva un ragazzino in luta da subacqueo con l'asse del « surf » sotto il braccio. Questa dovrebbe essere una costa perfetta per fare il « surf » se l'oceano non fosse sbarrato. Il ragazzino si guarda intorno, guarda il cartello («a vostro rischio e perìcolo »), getta l'asse del « surf » oltre il muro, ascolta per un istante e poi si arrampica, salta dall'altra par- te e scompare. Deve essere deciso a far valere il suo diritto sull'accesso all'oceano. Non si sentono voci o grida o intimazioni. Ma prima di avviare il motore sento un frusciare di foglie, come una corsa di gatti. L'asse del « surf » e il ragazzino vengono giù dal muro in un attimo. Con dignità il piccolo «surfer» si alza, raccoglie la sua asse, si avvia lungo la strada, lontano dalla casa Pacifica. Evidentemente non aveva potuto accettare « le condizioni ». Furio Colombo