Saggia e operosa Svizzera di Vittorio Gorresio

Saggia e operosa Svizzera PER ZURIGO, ANCHE LA CRISI HA 1 SUOI VANTAGGI Saggia e operosa Svizzera Non temono per la moneta: possono licenziare gli stranieri - Pensano che la fine del "boom" induca a migliorare la produzione e il sistema commerciale, ma soprattutto guarisca certe inquietudini - La ricetta che gli elvetici raccomandano all'Italia (Dal nostro inviato speciale) Zurigo, luglio. Secondo alcuni, c'è da augurarsi che la crisi duri ancora perché se terminasse troppo presto nascerebbero problemi anche più complicati di quelli ai quali stiamo abituandoci. La recessione costa, naturalmente, ma costerebbe ancora di più e risulterebbe un'operazione in pura perdita se non finisse di compiere per intero tutto il suo corso. Proprio adesso che si sta riconvertendo, innovazioni di futura convenienza, è il caso di andar piano: Surtout pas trop de zèle. E' come quando durante le guerre in certi ambienti ci si domanda preoccupati: e se domani la pace? Così se a un tratto dovesse riscoppiare il boom della produzione, del consumo e del benessere, gli svizzeri si troverebbero nella condizione di chi è costretto a cambiare cavallo o fare dietro front nel mezzo del guado. E' comunque probabile che essi vedranno esaudito il loro desiderio di agire su tempi lunghi: tutte le notizie che confluiscono nei templi finanziario-economici allinea- ti lungo la Bahnhofstrasse dove si annidano i favolosi « gnomi di Zurigo », che sarebbero gli aghi delle bilance economiche e finanziarie del mondo intiero, non danno segno di imminenti mutazioni. La crisi segue un suo corso tranquillo: a qualche indice di recupero americano molto possibile nel secondo semestre del 1975, fa riscon- tro una prevedibile persi- stenza di ristagni in Europa e in Giappone, ed è questo un motivo di incertezza acuta: gli Stati Uniti fungeranno da elemento trainante del resto del mondo, o in virtù dell'interdipendenza economica universale sarà il resto del mondo a frenare il recupero americano? Gli gnomi di Zurigo ancora non si danno una risposta, ma per loro conto procurano di assestarsi nel migliore dei modi consentito dalla congiuntura in cui tutti viviamo. Il migliore dei modi — superfluo dire — è di trarre profitto dalle difficoltà degli altri. Si lavora di più Fatta ogni debita proporzione, è chiaro che la Svizzera per il momento soffre meno di altri, e ne aumenta j pertanto il suo potere con \ trattuale. Se dopo tanti anni di pieno impiego il mercato del lavoro registra alcuni disoccupati anche qui (se ne calcola un migliaio nel Cantone di Zurigo), non è difficile restringere il numero degli immigrati, diminuire i permessi dei lavoratori \ detti annuali, e soprattutto i far mancare la promozione \ degli stagionali ad annuali, j così escludendoli dal futuro status dì domiciliati, il solo che dà tranquillità di diritti. Come gli americani in momenti difficili seppero esportare la loro inflazione così gli svizzeri sono in gra- do di esportare disoccupa- zzone. Ciò non avviene per cattiveria od egoismo, qualità ne- gative che gli svizzeri non ! saprebbero attribuirsi né ri I conoscersi. E' una condizio < ne di necessità rispettata nel l ù l i n a i i — à e a convincimento che in tal modo si fa il vantaggio di tutti, anche dei momentaneamente sacrificati. Mi dice un medio imprenditore che fin da oggi la grande paura di perdere il posto che afflig- e l è i o e , o o n o e - ge i lavoratori stranieri, i gastarbeiter, ha già notevolmente migliorato le loro condizioni morali e intellettuali: « Sono disposti ad imparare, molto più di prima cioè di quando le offerte di lavoro piovevano dal cielo ». Adesso si applicano sul serio, il loro rendimento è nettamente cresciuto, il problema della produttività si può considerare felicemente superato. La cosiddetta disaffezione della manodopera nei confronti delle fabbriche non è più che un ricordo che sbiadisce giorno per giorno. L'assenteismo? Non se ne parla; anche il ricorso a congedi abusivi con il pretesto di malattie opinabili di malagevole accertamento, non è più quella piaga che si lamentava una volta: « Quando si riducono i margini della sicurezza comune, una società che intende sopravvivere cessa di essere permissiva — mi dice il medio imprenditore — e con questo si ot- - i tinui, purché gestita con giu- tiene il vantaggio di tutti ». Naturalmente sono trasfor- mozioni che avvengono ad un certo ritmo lento, ma proprio questo conferma la convenienza che la crisi con- e- n l dizio. La crisi ha infatti già insegnato molte cose agli svizzeri, mettendo in luce le imprese sane e le programmazioni giuste, e per altro verso rivelando i difetti del si- tema: buona la situazione nel settore della metalmeccanica, anche in grazia di ottimi contratti in corso con Paesi arabi che esigono orniture di alta qualità. Co- ì la Brown Boveri, in un momento che è di generale recessione europea, di licenziamenti in Germania e di cassa integrazione dilatata n Italia, ha assunto di recente seicento nuovi operai. Va abbastanza bene la chimica, compresa la farmaceuica, ed anche bene la Nestlé: « Mangiare è l'ultima rinuncia possibile, mentre ci si può ridurre nel vestirsi, e chi più soffre è infati l'industria tessile ». E' quella che impiega la più alta proporzione di lavoraori stranieri, il 70 per ceno, su per giù quanta se ne rova nell'edilizia, un'altra ndustria che era stata sovradimensionata negli anni acili: « Non tanto per le roppe case, intendiamoci, ma per le troppe autostrade costruite non secondo criteri di convenienza e logica ». Non va tanto male il turismo, che avrebbe subito 'anno scorso una flessione di appena il tre per cento, mentre assai grave appare a situazione dei fabbrican¬ i di orologi. Americani e giapponesi, che una volta li comperavano qui, adesso qui vendono i loro, prodot- i col favore di un vantag- gio doppio, dato che il co¬ mestiere è vendere, non incassare denaro », precisa il sto del dollaro è minore di quello del franco, e il costo del lavoro giapponese è vertiginosamente inferiore a quello svizzero. Articoli di abbigliamento, quali ad esempio le camiciole in vendita nei grandi magazzini di Zurigo, arrivano da Hong Kong, e minuti oggetti di cancelleria, come graffette per cucitrici, da Shanghai. Di esempio in esempio si rischierebbe di tracciare un quadro desolante dell'economia svizzera, quasi che addirittura fosse minacciata — prima fra tutte nel mondo — dalla concorrenza della Cina comunista; ma non sarebbe un quadro esatto. Qui anzi si approfitta delle pause di incertezza generale più o meno aperte in tutto il mondo per provvedere a riordinare i fatti di casa. Calando la produzione perché il consumo si va riducendo, si cerca un recupero mercé il miglioramento della distribuzione commerciale, che in Svizzera peraltro rasenta già la perfezione, e si sostiene su concetti che non mancano di filosofica dignità: « Il nostro presidente del gruppo leimoli, Josef Zumstein. Vendere è infatti cosa nobile, a condizione che il commerciante non sia considerato soltanto come una specie di intermediario passivo tra il produttore e l'ucquirente. E' giunta l'ora di riconoscere la funzione creativa del venditore, e il gruppo Jelmoli ha organizzato corsi speciali per « lo svi- luppo della personalità » dei commessi e delle commesse, affidati ad un professore di j psicologia che viene apposta da Losanna due volle la ! settimana. Ai tempi del boom e dell'esplosione consumistica, ; quando i grandi magazzini erano sempre superaffollati j da avide torme di donne e uomini che quasi si conten- I elevano con rabbia le merci esposte — come se mai dovessero finire —, pare che il personale addetto ai banchi dì vendita provasse non tanto disgusto quanto disinteresse per il proprio mestiere. Dato che questo andava per suo conto, non c'era motivo di dedicarvisi, e la stessa disaffezione lamentata dai dirigenti nelle fabbriche sì diffondeva anche nelle botteghe. Ora non più, col sopravvento di questa recessione che dimostra ancora una volta come non tutto il male sia per nuocere: ora la vendita bisogna guadagnarsela; il cliente non viene più all'assalto della merce, ma bisogna inseguirlo e catturarlo prigioniero; ora il commesso e la commessa sono cresciuti d'importanza umana ed aziendale. « Noi ne vogliamo sviluppare la personalità, li vogliamo sensibilizzare, vogliamo che si rendano conto di tutte le forze, di tutte le risorse che sono dentro di loro », spiega il responsabile delle relazioni umane » del grup- I | ' I 1 I I | I ! : : . ' ' [ po Jelmolì, fiducioso anche I lui che. a dare tempo al tempo, in un calmo andare della recessione sarà possibile trovare anche un nuovo modo di vendere, in aggiunta a tutti gli altri modi nuovi di far qualcosa oggi pretesi sulla piazza (nuovo modo di governare, di insegnare, fare automobili, eccetera). Del resto, un grande e illuminato commerciante svizzero. Duttioeiler Gottlieb, aveva anch'egli già percepito la stretta associazione fra il problema sociale e quello della vendita: creatore dell'importantissima catena di supermarket « Migros » fu anche il fondatore di un partito politico, chiamato Landesring, di ispirazione liberale e benemerito per contributi più volte dati alla stabilità del Paese. Per la stabilità Stabilità, quanti sacrifici si commettono in tuo nome: questa mia libera parafrasi della lamentazione sulla libertà nel cui nome si commettevano tanti delitti negli anni caldi della Rivoluzione francese, si attaglia bene all'ispirazione politicoeconomico-sociale degli svizzeri di oggi, anni caldi di crisi che bisogna lasciare raffreddare a poco a poco traendone frattanto qualche lecito vantaggio. C'è la possibilità di migliorare gli operai ridando loro il gusto di imparare e di lavorare, e si può fare l'esperimento di salvare gli addetti al commercio dall'alienazione di cui soffrivano durante il boom del consumismo. Certo, per mantenere la stessa cifra di profitti oggi bisogna lavorare di più; ma lo sviluppo della personalità dei singoli sarà un compenso adeguato al sacrificio individuale, e un grande beneficio per una sempre stabile collettività. Gli amici svizzeri ci raccomandano sinceramente, con affetto, di seguire il loro esempio anche sul piano politico. I Centro-sinistra Fin da prima della guerra si reggono con un gover| no più o meno di centro-si' nistra. costituito da quattro partiti in base a una formuI la che essi definiscono «magica», espressa in quattro nu1 meri: 2, 2, 2, 1. Due, nel goI verno federale, sono i miniI stri del partito lìberal-radi| cale che assomiglia al conI servatore inglese. Due sono quelli del vecchio parti! to cattolico (niente a che : fare con la de), due i socia: listi che rappresentano l'ac. quisizione più recente; uno infine il rappresentante del partito contadino, che era fortissimo un secolo fa (80 ' per cento dei voti) e che oggi è ridotto all'S per cento. Questi sette ministri con' vivono benissimo, poco di[ sturbati dall'opposizione di estrema destra (la Vo'.kspar- I tei di SchwarzenbachI da quella di estrema sinistra (i comunisti del Partito del lavoro e gli extrapar'.amentari della Poch («Progressive Organisation Confédération Helvétique »), e tanto meno da quella moderata del creatore del «Migros». Naturalmente, la stabilità comporta qualche forma di immobilismo perché si paga con reciproche concessioni: quando sì è parlato di agganciare le pensioni agli stipendi e al costo della vita, sono stati i socialisti ad opporsi per primi, per esempio. Ma non per questo la « formula magica » è posta in discussione, tanta è la convenienza della stabilità. Perciò sembra agli svizzeri che anche il nostro centro-sinistra, per malandato che sia, dovrebbe valere come formula magica. I risultati elettorali del 15 giugno li hanno sorpresi e li lasciano afflitti. Comunisti al governo? Sarebbe un errore tecnico perché la crisi economica va presa con le buone, senza compromettere la stabilità. Ci si vuole gettare in braccio al comunismo per punire la de della sua corruzione e inettitudine? Be', a questo punto gli amici svizzeri prendono il tono accorato del medico di famiglia: « Badate che sarebbe come chi si dà all'alcool per consolarsi di un dispiacere che gli ha fatto la moglie ». Vittorio Gorresio

Persone citate: Brown Boveri, Fatta, Josef Zumstein