Ultima vittoria di Lee

Ultima vittoria di Lee "Cittadino Usa„ l'eroe sudista morto 105 anni fa Ultima vittoria di Lee (Dal nostro corrispondente) ] Washington, 23 luglio. Sotto il segno del bicentenario — la grande celebrazio ne dell'indipendenza americana che l'anno prossimo riempirà il Paese di parate in costume, turisti, torte di mele e nazionalismo —, nordisti e sudisti hanno chiuso un vecchio, doloroso conto aperto. Il Parlamento ha restituito la cittadinanza americana al generale Robert E. Lee, l'eroe dei confederati, riaccoglien dolo dunque formalmente ..... ' ,. ' „arnpri„„ : nell albo dei figli di «Amenca the beautiful». Robert E. Lee, !,,„ „0,.cn„„,„,„„r„ n^^,nn „i , dibattito in aula e al voto I conclusivo (407 sì contro 10 ostinati, supernordisti «no»),\ non riusciendo a nascondere', le lacrime quando il tabellone \ elettronico del conteggio voti ha dato il suo responso. Ro-l bjrtE. Lee, direttore^ àj'unaì distilleria, è il pronipote del'generale, morto 105 anni fa, e battezzato con lo stesso nome del bisnonno, come sue padre e suo nonno, in una tradizione familiare tanto tenace quanto sospetta di culto della personalità. La restituzione della cittadinanza al generale, che la perdette mettendosi a capo dei «ribelli» sudisti, può ben sembrare agli europei «aria fritta celebrativa», come l'ha definita un deputato di colore (John Conyers, del Michigan), non immemore degli \ldeaìi di vita sudisti, ma per gli Stati del Sud essa non è priva di significato. Lee, indiscutibilmente un eroe e uno straordinario stratega, vive ancora radicato nelle tradizioni del Sud, nelle bandiere confederate (le tredici stelle sulla croce di sant'Andrea) die sventolano a milioni negli Stati a sud di Washington. La sua meravigliosa campagna, condotta con forze stremate e inferiori di fronte al generale Ulysses Grant, è una pagina di storia raccontata con geloso orgoglio in Virginia, Georgia, Alabama e Carolina. E non pochi americani, bianchi e neri, si chiedono oggi dove sia la differenza fra «la capanna dello zio Tom» e i ghetti delle città industriali. Lee, al comando di un'armata disfatta sul campo da Grant e stremata dalla dissenteria che i soldati contraevano nutrendosi di frutta acerba presa dagli alberi, sola fonte di nutrimento, si arrese nell'aula del tribunale di Appomattox (Virgina) a Ulysses Grant, il 9 aprile del 1865. In quanto «ribelle», egli avevaautomaticamente perduto la cittadinanza nei Paesi dei vìn- citori, e subito dopo la resa indirizzò al presidente An- drew Johnson, successore di Lincoln, una supplica. Grant, l'uomo che l'aveva sconfitto e che sarebbe poi divenuto pre- a » a n » i — , a e sidente, raccomandò a Johnson l'accettazione della supplica, notando tuttavia che da essa mancava il giuramento di fedeltà alla nuova Costitu- zione. Informatone, Lee si affrettò ad aggiungerla e scrisse a Washington: «Io, Robert E. Lee, nato a Lexington, Virginia, solennemente giuro di fronte a Dio onnipotente, di sostenere, proteggere, difendere la Costituzione degli Stati Uniti e l'Unione degli Stati. Con questa accetto anche ogni legge, proclama e dipsosizione emanata durante le guerra e riguardante l'emancipazione degli schiavi». Ma, per uno strano accidente storico, ancora non chiarito, il giuramento e l'abiura di Lee non raggiunsero mai la Casa Bianca e solo 5 anni fa uno studioso di storia trovò la lettera sepolta negli archivi della guerra civile americana. Nominato presidente del Washington College, in Virginia, Lee mori nel 1870 senza avere ricevuto risposta dalla capitale. Oggi, il torto storico fatto a Lee è stato riparato. Con la «riabilitazione» del dissidente Lee, un'altra pietra è stata posta nel monumentale edificio celebrativo del bii centenario, i duecento anni della «Declaration of indepen-dence» che segnò la nascita della nazione America. Uffi-cialmente. l'anniversario naràil 4 luglio 1976, ma i festeggia- menti sono ormai in corso, in un'esplosione di nazional-commercialismo che va dagli estremi più clamorosi finì- pianti igienici con il simbolodel bicentenario) alla commozione più autentica di un Paese tremendamente giovane e orgoglioso della propria storia. Diciotto milioni di persone sono attese nel 1976 a Wa- shmgton per visitare la capi- » jf_J laJe 5 a'^reljameJlel f»«o t,n 3land iBoston. Philadclphiai che fu la nurserie dell'Arneri ca. Ma la restituzione del'.a ca tadinananza postuma a Lee li suoi discendenti già l'avevano riacquistata) non è solo un fatto celebrativo o sentimen- me-' tc°tme £fn™ notat° j Rdeputati che hanno votato contro il provved:mento. essapuò giocare politicamente ofavore del presidente Ford, lanciato in ogni possibile ten- tativo di conquistarsi per il 1976 i voti degli elettori del Sud, oggi ancor molto diffi denti di lui. E il coincidere delle celebrazioni con le ele zioni presidenziali servirà ad alimentare ancor di più la macchina della gran festa nazionale. poiché ogni candida to tenterà ovviamente di qua¬ ddtele battaglia da combattere t liticarsi come figlio dei padri 'Gdell'indipendenza. Per ora, Pnon v'è ancora un canditato I bdel bicentenario, ma la corsa frè aperta. E anche il generale ! mRobert E. Lee avrà un'ultima j vpVittorio Zucconi reP | Lee firma

Persone citate: John Conyers, Johnson, Robert E. Lee, Ulysses Grant