Don Chisciotte contro Stalin

Don Chisciotte contro Stalin Lo spettacolo di Bulgakov al Parco della Tesoriera Don Chisciotte contro Stalin Fascino di don Chisciotte, dico proprio di lui, del cavaliere della triste figura così come un giorno uscì dalle pagine di un grandissimo libro e via per il mondo, e oggi è conosciuto da tutti anche da chi non ha letto il romanzo o, al più, ha visto l'hidalgo corti, battere, in qualche album illustrato, contro i giganti perfidamente mutati dal mago Frestone in mulini a vento...: quel fascino don Chisciotte lo conserva tuttora intatto se è vero che per tutti egli continua ad essere un'immagine di libertà e per l'artista anche un simbolo della poesia e della sua divina follìa, come lo era per Bulgakov che nel 1938 mise in commedia l'eroe di Cervantes (ma non riuscì a vederlo sul palcoscenico: l'opera fu rappresentata nel 1941, un anno dopo la sua morte). Don Chisciotte era naturalmente anche lui, Bulgakov, che combatteva una sua guerra privata contro la burocrazia' stalinista e vagheggiava una vita semplice, fuori della portata dei potenti. E Sancio Pancia era forse il popolo russo che, anche soltanto col buon senso, incominciava a capire qualcosa del mondo e come dovesse essere cambia- I to: si veda il quadro in cui il fedele scudiero amministra con serietà ed acume la giustizia nell'immaginaria isola Idi cui è stato fatto per burla I governatore. Ma nel portare I sulla scena, e con più scrupo; Iosa fedeltà al testo, alcuni | episodi del romanzo, Bulgakov si è guardato bene dall'appesantirli di simboli, la i sua commedia è soltanto una | gaia e anche malinconica rèj verie su don Chisciotte, la lij berta, la poesia..., e la metafoi ra politica vi affiora appena. | Questo è il Don Chisciotte idi Bulgakov che, nella scorreI vole traduzione di Milly Mari tinelli, il gruppo «Teatro 1 aperto» di Genova ha rappre! sentato per due sere al parco ideila Tesoriera per la stagio! ne all'aperto dello Stabile e jdel Comune. Ed è, prima di tutto, per la semplicità e la maneggevolezza dell'impianto scenico a pedane mobili di Giancarlo Bignardi, autore anche dei gustosi costumi, e per la chiarezza e la scioltezza della regìa di Gianni Fenzi, un eccellente esempio di spettacolo per il decentramento. E poi è uno spettacolo di un gruppo per il quale decen. tramento non vuol dire teatro di serie B o teatro «estivo»: (divertente ma non superficia¬ le, spigliato e animatissimo, talvolta sin troppo, ricco di spiritose e anche sottili trovate come la personificazione di Ronzinante e del ciuco di Sancio in due attori (Enrico Campanati e Maggiorino Porta), è recitato da una dozzina di buoni interpreti, alcuni in più parti, fra i quali è d'obbligo citare, con Antonello Pischedda che è un umanissimo Sancio, almeno Franco Carli: il suo è un don Chisciotte di grande dignità e di illuminata follia. E, nel bel finale, di struggente mestizia: ricondotto alla ragione (ma il baccelliere che, travestito da Cavaliere della Luna, lo sconfigge non è la nostra stessa società costrittiva?), non gli resterà che morire. a. bl.

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