Per il pm 4 giovani dovranno rispondere dell'assassinio di Maria Grazia Venturini

Per il pm 4 giovani dovranno rispondere dell'assassinio di Maria Grazia Venturini Depositata la requisitoria con la richiesta di rinvio a giudizio Per il pm 4 giovani dovranno rispondere dell'assassinio di Maria Grazia Venturini Sono Lo Fiego, Macrino, Lorenzo e Serra, tutti diciottenni - Imputazioni minori per altri cinque giovani ; di sei è stato chiesto il proscioglimento in istruttoria - Presto il processo per la rapina nello studio del notaio II pubblico ministero dottor Marclante ha depositato In cancelleria la requisitoria contro gli Imputati nella rapina allo studio del notalo Rosimi In via Roma, durante la quale l'Impiegata Maria Grazia Venturini di 1» anni fu fulminala con un colpo di pistola al collo ed un'altra, Elisabetta Povero, di 21 anni, fu ferita al petto dallo stesso proiettile. Al giudice Istruttore dottor Griffey, l'accusa ha richiesto 11 rinvio a giudizio di nove imputati quasi tutti sui 18 anni. Per quattro, le imputazioni sono particolarmente gravi: Angelo Lo Fiego, detto « Faccia d'angelo », che guidò la tragica impresa, Antonio Macrino, l'amico prediletto, Vito Lorenzo e Pasquale Serra, il n barese », sono stati infatti accusati di omicidio a scopo di rapina, detenzione e porto abusivo di arma. Assieme a Leonardo De Leo, Michele Citarella e Mauro Venzi, dovranno anche rispondere di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione ai danni di Liliana Rupolo, l'inquieta studentessa di Cambiano fuggita di casa il giorno precedente la tragica rapina per « tentare l'avventura ». Il rinvio a giudizio è stato chiesto infine anche per Domenico Romano e Antonio Sirico, accusati rispettivamente di favoreggiamento e falsa testimonianza. All'inizio dell'Inchiesta gli imputati erano 15: la posizione degli altri sei si è, almeno agli occhi del dottor Marclante, sufficientemente chiarita, tanto che per cinque ha proposto di non doversi procedere « per non aver commesso Il fatto » e per uno ha prospettato l'insufficienza di prove. Di particolare interesse, tra questi sei, la posizione di Enrico D'Angiuro, colpito dalla tremenda accusa di omicidio, per essere stato visto fuggire da una teste subito dopo l'aggressione e ora completamente scagionato. Il collegio di difesa, composto dagli avvocati Antonio Forchino, Perla, Auberti, Sena, Conso, Daraio, Buccio, De Vacariis, Ciocchetti, Albanese, Dal Fiume, Dal Piaz, Verrazzo, Pironti, Maggi, Marchetti e Asti si prepara al processo, ormai imminente. Infatti il giudice Griffey da parte sua ha già fatto sapere che emetterà l'ordinanza di rinvio a giudizio quanto prima. A pochi mesi di distanza da quel tragico pomeriggio di dicembre sarà quindi possibile ricostruire le modalità dell'aggressione ed accertare le singole respon¬ sabilità. Per l'accusa, queste sono già sufficientemente chiarite, grazie alle testimonianze fondamentali di due personaggi di contorno nella rapina. Il primo è il dipendente di una rosticceria, al quale il Lo Fiego aveva proposto di prendere parte al « colpo ». Avrebbe fornito al magistrato importanti indicazioni, successivamente ritrattate, sulla identità dei partecipanti, di cui avrebbe raccolto le confidenze. L'altra principale accusatrice, e vittima al tempo stesso, è Liliana Rupolo, n la donna» del capo. Interrogata da Marciante, ha in¬ dslicbsrmiufivpie dicato « i tempi » in cui si è svolta l'aggressione (tra le 16 e le 18) e ha detto di essere stata indotta alla prostituzione per racimolare qualche soldo per la banda. Il frutto del tragico assalto che è costato la vita a Maria Grazia Venturini (quasi un milione) si è Infatti involato con il presunto basista della « gang »: un certo « Franco », mai identificato. ■k Un gruppo di cinque giovani, la cui ideologia politica appare assai ambigua (oscilla tra il fanatismo delle Brigate Rosse e il delirio dei « comontisti ») è stato rinviato a giudizio davanti alla Corte d'Assise dal giudico istruttore dott. Giancarlo Caselli per aver costituito un'associazione diretta a sovvertire gli ordinamenti economici e sociali dello Stato, e per altri reati minori: detenzione e fabbricazione di esplosivi, falso, furto, ricettazione. Sono Giovanni Franco Fresia, 26 anni (detenuto a Saluzzo); Francesco Tolino, 25 anni (detenuto a Genova); Giorgio Pian- ] tamore, 22 anni (in carcere a j Palermo); Luciano Dorigo, 24 anni (detenuto a Volterra); Antonio D'Andrea, 28 anni, abitante in via Monginevro 267. Dorigo e Piantamore sono i due precursori dei sequestri a scopo di estorsione avvenuti a Torino. Rapirono il 4 gennaio '73 Tony Carello, figlio dell'industriale Fausto, e lo rilasciarono dopo un giorno, dietro versamento di un riscatto di 100 milioni. « Un rapimento compiuto da bebé » disse un funzionr.rìo di polizia. E aveva ragione: circa un mese dopo, uno dei due giovani (che nel sequestro avevano avuto la complicità di una ragazza), andò in banca con una mazzetta nuova di biglietti da 10 mila lire, proveniente dal riscatto, per depositarla su un libretto di risparmio. L'ingenuità costò cara alla banda, che fu identificata, arrestata nel giro di pochi giorni, e condannata. Novantanove milioni furono recuperati, il resto era servito per l'acquisto di una « Kawasaki ». In corte d'Assise, Dorigo e Piantamore si affrettarono a dichiarare di aver voluto compiere un gesto politico, anche se non seppero qualificare con sufficiente chiarezza le loro idee. Poi, nel febbraio '73, la polizia ha scoperto in via Bardonecchia 95 un box con materiale esplosivo, armi, munizioni, foglietti ciclostilati. Di qui è risalita al Fresia e agli altri. Al momento della cattura, il Fresia cercò di inghiottire un pezzo di carta con il piano dettagliato per far evadere dal carcere Dorigo e Piantamore. Fresia, insieme col Tolino, aveva fatto parte del gruppo « comontista » dal quale se n'era staccato. L'ufficio politico (allora non era ancora stato istituito il nucleo antiterroristico) credette di aver individuato una b°se delle Brigate rosse, e le indagini passarono nelle mani del dott. Caselli. Secondo l'accusa, Fresia e Tolino avrebbero anche cercato di dar fuoco, con 20 litri di benzina, alla cancelleria della Corte d'Assise. Il D'Andrea sarebbe una figura marginale, accusato solo di simpatizzare col movimento sovversivo. Il giudice Caselli ha concluso però che il gruppetto non ha nulla a che fare con 1 nuclei delle Brigate Rosse, e ha stralciato dal grosso del processo la posizione di questi presunti guerriglieri di serie B. L'impiegata uccisa, Maria Grazia Venturini - Angelo Lo Fiego, Vito Lorenzo e Antonio Macrino sono accusati del delitto

Luoghi citati: Cambiano, Genova, Palermo, Saluzzo, Torino, Volterra