Lo "strano" processo Baader di Tito Sansa

Lo "strano" processo Baader LEGGI SPECIALI PER LA BANDA IN GIUDIZIO A STOCCARDA Lo "strano" processo Baader Considerato il più clamoroso dopo quello di Norimberga, è al centro di una polemica divenuta aspra - Giuristi, osservatori stranieri denunciano un lungo elenco di irregolarità e accusano i politici d'aver "viziato" il dibattimento (Dal nostro inviato speciale) Stoccarda, luglio. « Qualcosa, in questo processo Baader-Meinhof, ricorda l'atmosfera dei tempi in cui i nazisti presero il potè srpSrdre. In uno Stato di diritto \ nccbvntrcPfeba I A' aple opinioni e i sentimenti debbono essere liberi e non perseguibili penalmente ». Chi dice queste cose non è un comunista né uno dei corrispondenti stranieri che si sono permessi di ricordare (come ha fatto rinviato dell'olandese Het vrjie volk) che «i vicini tedeschi sono imprevedibili, tendenzialmente brutali e fascisti», ma un anziano magistrato della Germania Federale, Richard Schmid, che dal 1953 al 1964 fu presidente della Corte regionale del Baden-Wuerttemberg Stoccarda. Richard Schmid parla a ragion veduta, per esperienza personale. Durante il pe plrTodTnS "uTro^ssa^msda un Volksgerichthof e con dannato a soli tre anni di detenzione («c'era il patto Hitler-Stalin e i nazisti non volevano irritare il Cremlino ») per avere espresso «opinioni contrarie al regime». Nel ricevermi nella sua villetta a Riedenberg, sopra Stoccarda, l'anziano ex magistrato premette che non vuole entrare in merito al processo, « per non influire sul suo svolgimento ». Ma poi, pian piano, il suo riserbo si llgvGmsett scioglie, Schmid non può fare a meno dei paralleli tra il processo nella « fortezza » di Stammheim e quelli del periodo nazista. « Del resto — dice — le mie opinioni so- n0 .n0'e »• E m! consegna le copie di due articoli di preoccupata denuncia, che ha pubblicato in primavera sulla rivista Merkur e due settimane fa sul quotidiano Stuttgarter Zeitung. Vivaci proteste « Non pochi liberi pensatori, magistrati e giuristi — dice — la pensano come me. Purtroppo non hanno la mia fortuna di essere pensionato e non possono esprimere liberamente la loro opinione ». A protestare per ciò che sta accadendo a Stammheim, nei parlamenti regionali e nel i parlamento di Bonn (dove il legislatore vara leggi specia-1 ^ magistratura contro ì terrori-1 sti) sono rimasti in pochi, | l'crdine degli avvocati di Berlino e di Amburgo, alcuni giornalisti. Le proteste più vivaci vengono dall'estero. L'opinione pubblica della Germania assiste apparentemente indifferente al processo di Stoccarda, cominciato esattamente due mesi fa, il 21 maggio, e non ancora entrato nel vivo con l'interrogatorio sull'identità degli impu tati. In realtà i milioni di cittadini tedeschi — preoccu- ! pati in questi giorni di accu-1 mulare la maggior quantità i possibile di raggi solari du- ' rante le vacanze nel Sud — | sembrano quasi compiacersi j per come vanno le cose. Richard Schmid lamenta che i giornali tedeschi hanno scatenato una « campagna di odio » contro i quattro imputati Andreas Baader, Gudrun Ensslin, Ulrike Meinhof e Jan Cari Raspe e che anche « le autorità fanno il loro meglio per incoraggiare l'isterismo». Andreas Baader e compagni ! sono già praticamente condannati dall'opinione pubblica tedesca. Ma ciò non preoccupa eccessivamente Schmid e il manipolo di giornalisti che scrive da Stoccarda. Ciò che è grave — secondo loro — è il modo con cui le autorità politiche di Bonn e dei Laender, e la giustizia si -adeguano al grido delle masse e (come Ponzio Pilato diede ascolto al grido « crucifige » ) considerano « la sana sensibilità popolare» come espressione dell'opinione pubblica e vi si adeguano, cercando | coloro che reclamano «law I and arder ». Non a caso nella Germania federale i ministri degli Interni dei governi regionali discutono da mesi il problema « sicurezza o libertà » e in questi giorni una frattura si è aperta all'interno della coalizione socialdemocraticoliberale (cioè tra le forze « progressiste » del Paese ) sul diritto dei poliziotti di « uccidere deliberatamente » con un gezielten Todesschuss (il colpo mortale a segno) i delinquenti colti sul fatto. Finora, al processo di Stammheim e fuori dell'aula, nelle riunioni di governo e nei parlamenti, i « falchi » hanno sempre prevalso sulle «colombe»: le condizioni della detenzione preventiva sono state aggravate, quelle dell'esercizio della difesa sono state peggiorate, leggi speciali sono state varate o stanno i per venire passate ( dopo le vacanze estive), quasi tutte le istanze degli imputati (chiamati «assassini» e «banda» perfino dagli uomini politici di Bonn, benché non siano ancora stati condannati) sono state respinte. L'elenco di tutto ciò che di contrario alla legge è stato fatto durante questo processe — il più clamoroso dopc quello di Norimberga, e al quale guardano osservatoli di tutto il mondo — è 1 senza pari. E stupisce vera- 1 Giustizia Jochen Vogel si | meravigli della indignazione dei giornalisti stranieri e li inviti a cena a piccoli gruppi per convincerli del contrario, che « tutto è in ordine », che « la società ha il dovere di difendersi » con leggi speciali, per esempio arrestando avvocati « sospetti di complicità » con i loro mandanti, censurando la posta dei detenuti, controllando le conversazioni tra im- Putati e difensori, premian ! do ' delatori, 1 Nell'aula blindata del pro i cessone, che alle prime udien ' ze aveva l'aspetto di sala ope | ratoria asettica e ora appare j sempre più come lo scenario di un teatro surrealistico, accadono « cose da pazzi », ammette un giornalista tedesco. Per esempio, si è cominciato con Andreas Baader senza difensori ( « come dinanzi al "Volksgerichthof" nazista », dice l'ex magistrato Schmid), esonerati pochi giorni prima dell'inizio per « sospetti » raccolti due anni prima. Poi gli si è permes- so di avere un avvocato di fiducia, Heldmann, ma gli si è rifiutato di concedergli die-ci giorni per prendere cono-scenza dei 134 fascicoli del-la documentazione di accusa (il rifiuto è stato intanto confermato dalla Corte costituzionale, la quale ha così automaticamente aperto le porte a un processo di revisione ). Pei si scopre (fatto senza precedenti, forse in tutto il mondo occidentale) che i rappresentanti dell'accusa avevano a disposizione una leva dei microfoni mediante la quale potevano togliere la parola agli imputati e ai di- tensori. « Un errore di in- stallazione tecnica » si scusa il presidente Prinzing. Più tardi, alla fine di giugno, la polizia fa irruzione negli stu-di e nelle abitazioni dei tre avvocati di Andreas Baader (già esonerati dall'incarico), ne arresta due per « complicità », sotto l'accusa di avere « simpatizzato » per gli imputati. A copione fisso Le accuse contro Croissant sonc: 1) ha appoggiato lo sciopero della fame della «banda»; 2) ha incoraggiato gli incerti a non interrompere lo sciopero; 3) ha procurato un'intervista dei quattro di Stammheim al settimanale Der Spiegel. L'avvocato Stoebele (scarcerato ier l'altro) è accusato di avere « in numerose discussioni pubbliche e interviste chiamato "compagni" i membri della banda e di essersi autodefinito "avvocato socialista" e "difensore politico", identificandosi in tal modo con gli anarchici ». Una perquisizione è stata fatta anche nello studio della signora Marieluise Becker, avvocato ancora in attività al processo di Stoccarda. Le hanno preso le impronte digitali, le hanno sequestrato gli atti riguardanti il processo. Identica operazione è stata fatta negli altri studi legali, per cui i rappresentanti dell'accusa — il procuratore generale dello Stato Siegfried 3uback e il pubblico ministero Heinrich Wunder — hanno potuto prendere conoscenza della strategia del collegio di difesa. A nulla serve la dichiarazione di Wun- der: « Non ne prenderemo at-to, non ci serviremo di ciò che sappiamo ». Torna alla memoria il ricordo che i due magistrati Buback e Wunder furono i protagonisti del famoso « affare Spiegel »: il primo diresse l'istruttoria contro il settimanale, e il secondo avviò l'azione di perquisizioni e di arresti (ispirati dall'allora ministro della Difesa Franz Josef Strauss, che fu obbligato a dimettersi), conclusasi con un colossale buco nell'acqua. Agli osservatori attenti del processo non è sfuggito durante le ultime udienze che psse si svolgono sulla base I di un copione fisso. Ogni gior ! no il presidente Prinzing co ! mincia col dire: « Allora pas | siamo all'interrogatorio sulla 1 identità degli imputati ». Si 1 alza uno degli avvocati di di1 fesa con un'istanza, appog- giata e illustrata poi dai quattro colleghi, talvolta anche da uno degli imputati. Prinzing avverte che la pubblica accusa vuole prendere posizione, toglie la parola alla difesa e concede un'interruzione. Al rientro è la corte a prendere posizione sulla de-1 cisione dell'accusa, il presi-1 dente informa quanto durerà l'interruzione, veniamo a sapere quanto tempo avremo I Per fare merenda. Poi — si ! sa già — vi è il solito «no», j j accusa e corte sono d'accor- ; ; do. E con esse sono d'accor- ; i do anche l'ufficio criminale fe-1 j derale, i governi regionali, i j 1 ministri degli Interni e il Par-, 1 lamento di Bonn. « Il processo di Stoccarda — scrive Conrad Ahlers, ex portavoce del governo di Bonn e attualmente deputato socialdemocratico — pone la questione se il nostro Stato riesce a farcela contro questi criminali senza violare i principi dello Stato di diritto ai quali è impegnato. Il timore è rafforzato dal fatto che le autorità si sentono obbligate a ottenere successo a ogni costo ». Il ministro della Giustizia Jochen Vogel, che mi ha invitato a cena insieme con alcuni colleghi ( « i più critici nei nostri confronti ») nega che vi sia una sorta di connivenza tra i diversi poteri — l'esecutivo, il legislativo e il giudiziario — come sospettano gli osservatori di questo processo. Tuttavia, dopo avere ammesso che « da sola la polizia non ce la fa», aggiunge: «Baader e compagni non hanno cambiato la ' società, sono soltanto riusciti a ottenere pubblicità, a rendere ridicolo questo Stato e a paralizzarlo in parte ». Nessuno confuta il mini- j stro. I giuristi inquieti e preoccupati non hanno paura ! del « ridicolo » e della « para- j lisi parziale ». ma piuttosto che accada il contrario, che ] l'opinione pubblica accetti supinamente quanto sta accadendo dentro e fuori della « fortezza » di Stammheim e I che trovi normale che le leg- I gi vengano calpestate con i 1 piedi. Sul settimanale social- I democratico Vorwaerts seri- j i ve Werner Hill: « Considero 1il processo Baader-Meinhof ! c°me una lezione per la no 1 stra giustizia e la nostra so- j cietà. Può avere effetti tossici, ma nulla ci vieta di spe-1 rare che esso mobiliti forze contrarie, che il cattivo esempio di Stammheim risvegli la nostra coscienza, per il ri-1 spetto del diritto, la rinnovi I e la consolidi ». Stoccarda, insomma, potrebbe essere per la Germania ciò che Waterga te e Vietnam sono stati per gli Usa. Finora tuttavia, a due mesi dall'inizio del processo, non si avvertono ancora segni di questo risveglio. Tito Sansa ! | I Andreas Baader