Un momento lacerante

Un momento lacerante Un momento lacerante Roma, 19 luglio. La democrazia cristiana ha i vissut0 0ggi ia giornata più drammatica del dopo 15 giugno: Fanfani ha ripetuto di non volersene andare, e i dorotei insieme con il gruppo di Andreotti-Colombo si sono dimessi dalla direzione. Poiché già si erano dimesse le due correnti di sinistra, il segretario rimane con l'appoggio del 27 per cento del partito, ossia la sua corrente, quella di MoI ro ed alcuni notabili, come I I Gonella, Pella, Sceiba. Le di-1 missioni della maggioranza i nQn comportano di per sé la caduta di Fanfani; egli era stato eletto segretario dal Consiglio nazionale che seguì il congresso del giugno 1973 e quindi soltanto il voto di sfiducia di un Consiglio nazionale lo può destituire. Si arriverà al voto di sfiducia già in questo consiglio? Per la democrazia cristiana è un momento lacerante, eppure può essere l'inizio di un trauma salutare che la smuova da capo a fondo e ne rifaccia un partito idoneo a meritarsi i voti con una aggiornata proposta, come quando era sostenuta da una tensione ideale e da una chiara politica. Il travaglio maturava da | mesi, non è certo quale sarai il suo sbocco. Ma è in simili ! momenti che un partito dimostra quali sono le sue ca! pacità di rinnovamento. , Contemporaneo al dramma , del partito è il dramma del ; l'uomo, cramai giunto al termine della sua milizia politi.ca, che dopo De Gasperi (e j contro De Gasperi ) rappre! senta in pratica la de dal i 1954, che due anni fa venne ; chiamato come «medico in caso d'urgenza» ( le parole soIno sue) pei ridestare un par j tito in torpore e ora è conte stato dopo aver subito pesan ì ti sconfitte, dal referendum '(che per la prima volta coa I lizzò le altre forze politiche : contro la de, ad eccezione del msi), alle elezioni in Sarde; gna, poi nel Trentino-Alto Adige e infine nelle ammini strative del mese scorso. Con siderato l'uomo forte, si vide perché condizionato dalle cor- : costretto a fare poco o nulla, renti che lo sostenevano, e : non riusci a far pulizia a Na poli (avrebbe dovuto essere l'inizio della rigenerazione), ad imporre uomini nuovi nelle liste elettorali, a rompere | le cosche di potere. Ora si j ostina a resistere a tutti gli ] . za abbandono insieme e la | presidenza del Consiglio e la I , segreteria. | attacchi, contro il suo stesso temperamento impulsivo: è bene ricordare che nel gennaio 1959 per un gesto di stiz Forse nessun altro sarebbe riuscito a guarire la democrazia cristiana, ma chi ha la maggiore responsabilità e perde, paga. Il bilancio di ] questi due anni è magro: la ; de. blandita dallt altre forze I politiche, pei compreso che si ' ostinava al compromesso sto- rico, è adesso isolata, quasi ! I l reietta con addosso tutte le colpe di una crisi del Paese, che in parte sono sue, ma in parte sono di altri partiti, che pur ferocemente la criticano, e delle opposizioni. Se si dovesse giudicare Fanfani dalla relazione pronunciata all'apertura del Consi¬ glio nazionale si dovrebbe riconoscere che è un uomo superato: i suoi amicibenevolmente affermano che egli ha voluto fare una relazione «asettica» nella speranza che le correnti moderate (almeno quelle, poiché il «no» delle sinistre era scontato) non gli votassero contro. Accettiamo pure quest'attenuante, che è plausibile. Ma se la relazione era volutamente asettica, essa conteneva un ricatto: la mia presenza, egli ha detto, difende la credibilità del partito presso i 12 milioni e mezzo di elettori, mentre una «fuga» provocherebbe soltanto guai, perché metterebbe in pericolo il governo e porterebbe ad elezioni anticipate «dal risultato imprevedibile». Spetta a Moro dire se pure lui è convinto che la caduta di Fanfani comporti necessariamente la crisi di governo. Abbiamo parlato del dramma di Fanfani, ma dramma, forse ancor più tormentoso, vive Moro, il quale si ostina a mantenersi legato al segretario per lealtà di amicizia, mentre non ne condivide la politica ed anzi vede attuarsi, senza per ora una valida reazione, quanto nel suo pessimismo aveva predetto; il distacco progressivo del parGiovanni Trovati (Continua a pagina 2 in ottava colonna) I 1

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