Due mesi ai medico che non operò l'operaio privo dell'impegnativa

Due mesi ai medico che non operò l'operaio privo dell'impegnativa Quando l'eccessivo rigore burocratico diventa un reato Due mesi ai medico che non operò l'operaio privo dell'impegnativa E' il prof. Sandro Fabri - Il paziente, con tre dita maciullate da una pressa, fu mandato indietro dalla sala chirurgica del Maria Vittoria per recarsi alla mutua a chiedere l'autorizzazione Due mesi di carcere, 1 anno e mezzo di interdizione dai pubblici uffici (con ì benefici di legge): è la sentenza del pretore dottor Bellone per il professor Sandro Fabri, 54 anni, primario del Maria Vittoria, accusato di aver mandato indietro, in pigiama, dalla sala chirurgica un operaio con una mano sfracellata, perché non aveva l'impegnativa della mutua. La storia potrebbe esaurirsi in queste poche righe: da un lato, un medico preoccupato all'eccesso — secondo una mentalità assai diffusa — delle procedure burocratiche, dall'altro un poveretto, che è voluto ricorrere alla giustizia da solo, non si è costituito parte civile, e non ha avuto neppure l'amara soddisfazione di vedere riconosciute le sue ragioni. Perché è morto un mese fa, in seguito a un delicato intervento chirurgico al pancreas. Il pretore aveva aggiornato l'udienza a ieri mattina proprio per consentirgli di venire in udienza a raccontare in pubblico la sua odissea. «Non voglio soldi — aveva detto tempo fa a un nostro cronista — ma desidero che queste cose non debbano succedere ad altri, perché non sono umanamente tollerabili». La vittima è Giuseppe Monzani, 43 anni, che lavorava nell'azienda «General Sinter» di via Re 60. Il 22 luglio dell'anno scorso, mentre I lavorava ad una pressa, rimase ! con la mano sinistra imprigionata | negli ingranaggi. Soccorso dai compagni di lavoro e trasportato al Maria Vittoria, venne ricoverato dal medico di pronto soccorso con «prerogativa di intervento chirurgico». L'operaio, sotto choc per l'incidente, avrebbe dato una versione I confusa dell'accaduto. Il mattino j dopo la segretaria dell'azienda si ! presentò all'ospedale per chiedere I il certificato medico da allegare I alla denuncia di infortunio. Le fu 1 risposto di tornare all'indomani. Il giorno 24 la segretaria accompagnò l'operaio, che aveva le tre dita della mano sinistra ormai incancrenite, fin sulla soglia della sala operatoria. A questo punto, dare alla sezione dell'Inali di cor so Giannone per farsi rilasciare l'impegnativa, «Mi sono comportato cosi — ha detto l'imputato — nell'interesse del malato, per non consentire secondo la testimone, il professor Fabri le avrebbe ingiunto di an- eventuali irregolarità che potessero danneggiare l'operato». Il difensore del medico, avvocato Cambiano, ha spiegato: «/I professore vide il Monzani nel pomeriggio successivo all'infortunio. Es- sendo impossibile, per le urla di protesta del paziente, medicarlo, lo mise In Usta di anestesia, per operarlo il giorno dopo. Ma prima dell'intervento, essendo avvertito dall'infermiera che il malato aveva dato all'atto del ricovero una versione diversa da quella data alla ditta, gli suggerì di aJidare a fa re l'Impegnativa». Conclusione: il Monzani ci riml se le tre dita, che dovettero essere amputate. «Il ritardo dell'opera zione fu un grave errore», ha so stenuto il perito d'ufficio. E la capo-sezione dell'Inail di corso Unione Sovietica ha ricordato che esiste una convenzione Inani Inali per cui, anche in caso di in certezza sulla competenza dell'en te assistenziale, il Monzani poteva essere operato in ogni caso. Ieri mattina, come si è detto, la sentenza (giudice Bellone, p.m. avvocato Costanzo, cancelliere Nappi). Due mesi u1 professor Fabri per omissione di atti d'ufficio, Insufficienza di prove dal reato di lesioni derivanti da un fatto doloso; 60 mila lire di ammenda per Alessandro Braida, 44 anni, uno dei proprietari dell'a zienda per non aver posto in evi ^enza ' c,alie}li con »? n.orme an" tinfortunlstiche; assoluzione con forml»a »mP'a Per Brunetta BorLa trentacinquesima e ultima imputata del processo numero 594/74 sulle attività delle Briga- si, 54 anni, contitolare, col Brai da, della ditta «General Sinter». Chiesta la libertà per l'ex partigiana te rosse è stata interrogata ieri mattina alle « Nuove ». Per poco più di un'ora Cesarina Carletti, l'ex-staffetta partigiana arrestata per « partecipazione a banda armata » e « istigazione al delitto di associazione sovversiva » ha risposto alle domande del giudice Giancarlo Caselli, presenti il di tensore avv. Gianco Guidetti Serra e un sottufficiale. « Ncn è vero che facevo propaganda », ha sostenuto la donna. Nessuna difficoltà, invece, ad ammettere la conoscenza di Al- fredo Buonavita. Ma, ha aggiunto « Non sapevo che si chiamasse cosi. Era uno dei tanti giovani che si fermavano vicino al mio banco, a porta Palazzo. Discutevamo di politica. Per me era Roberto o Robij e nientaltro ». Secondo la denuncia, pochi giorni più tardi del duplice delitto nella sede del msi di Padova rivendicato dalle Brigate rosse, sulla bancherella al mercato di piazza della Repubblica, fu visto un mazzetto dei volantini con cui le Brigate rosse si assumevano la responsabilità dell'episodio definendolo « un errore ». Altri ciclostilati, che spiegavano Imprese avvenute a Milano, sarebbero stati visti sul oanco, in periodi successivi. « Non ho 7nai condiviso la linea delle Brigate rosse », ha sottolineato Cesarina Carletti. Istanza di libertà provvisoria è stata presentata dall'avv. Guidetti Serra. Sembra probabile, conna e la sua presunta buona fede, siderate le condizioni della cionche malgrado l'obbligatorietà del mandato di cattura, il giudice possa concedere la libertà provvisoria. ★ In via Pallanza, ieri verso le 13, due giovani in moto si sono i avvicinati alla casalinga Rosetta Montarolo, 50 anni, e le hanno strappato la borsetta. Oltre ' ai documenti personali, contene- ' va 300 mila lire. i ; Giuseppe Monzani aveva detto: «Non deve più succedere»

Luoghi citati: Milano, Padova