Il brigatista Maraschi accusato del sequestro Gancia e di strage
Il brigatista Maraschi accusato del sequestro Gancia e di strage Conclusa l'istruttoria di Acqui Terme Il brigatista Maraschi accusato del sequestro Gancia e di strage (Dal nostro corrispondente) Acqui Terme ,16 luglio. Il procuratore della repubblica di Acqui Terme, dottor Datovo, ha formalmente chiuso l'istruttoria sommaria sulla vicenda del sequestro Gancia e sulla tragica sparatoria alla cascina Spiota di Melazzo d'Acqui, chiedendo la citazione a giudizio davanti alla Corte d'Assise di Alessandria di Massimo Maraschi, il ventiduenne brigatista rosso catturato dai carabinieri, qualche ora dopo il rapimento, con una pistola Beretta calibro 7,65 fra le mani. Il magistrato inquirentè*ha disposto lo stralcio degli atti istruttori per le imputazioni di formazione e partecipazione a bande armate, associazione sovversiva, detenzione di armi da guerra reati che, secondo l'accusa, avrebbero lo scopo di sovvertire l'ordinamento dello Stato e la sicurezza del Paese. Questa parte dell'istruttoria passerà al giudice Caselli, di Torino, il quale conduce a livello nazionale le indagini sulle brigate rosse. Si è così ritenuto di sdoppiare la vicenda giudiziaria, affidando subito al giudice di Corte d'Assise il compito di valutare il comportamento e le azioni di Massimo Maraschi, il « biondino delle brigate rosse ». L'uomo, che ha partecipato al sequestro di Vallarino Gancia ha finora tenuto un atteggiamento di distaccata indifferenza. Interrogato dal magistrato l'8 luglio, Maraschi ha detto: « Desidero fare una premessa: sono un militante comunista delle brigate rosse; mi considero prigioniero politico e di guerra. Mi appello alla Convenzione di Ginevra per quanto riguarda i miei diritti. Sul resto — quattordici capi di imputazione — non intendo rispondere ». Secondo gli inquirenti, il programma sovversivo sarebbe passato attraverso vari episodi di aggressione e sequestro, acquisto ed affìtto di case ed alloggi sotto falsi nomi, contraffazione di documenti, furto di autovetture, falsificazione di targhe, detenzione di armi da guerra. Maraschi dovrà invece rispondere, in corte d'assise, del sequestro di Vallarino Gancia a scopo di estorsione (il miliardo sarebbe dovuto servire a finanziare l'attività delle Brigate rosse). La pena prevista dalla legge è da 12 a 18 anni. Sara giudicato anche per strage. Il procuratore della Repubblica ha ritenuto, infatti, il giovane lodigiano responsabile, in correità con altre persone rimaste sconosciute e con Margherita Cagol, l'ideologa della banda uccisa nella sparatoria, della morte dell'appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso e delle ferite del tenente Umberto Rocca (perdita del brac ciò e dell'occhio sinistro) e del maresciallo Rosario Cattati. Le altre imputazioni si riefriscono alla falsificazione, ricettazione, furti aggravati, resistenza e lesioni a carabinieri, porto e detenzione di armi. g. p. Massimo Maraschi
Luoghi citati: Acqui Terme, Alessandria, Ginevra, Melazzo D'acqui, Torino
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