I rimedi suggeriti dal pci per la crisi delle industrie di Giulio Mazzocchi

I rimedi suggeriti dal pci per la crisi delle industrie Convegno a Roma organizzato dal Cespe I rimedi suggeriti dal pci per la crisi delle industrie Come già gli industriali e alcuni politici, Peggio e Amendola hanno chiesto la riduzione dei costi di produzione e l'aumento della produttività - Programmi settoriali Roma, 16 luglio. Invitati dal pei, oggi a Roma hanno dibattuto su «crisi economica e problemi dell'industria» oltre 30 oratori. C'era l'industriale De Tommaso (ha anche parlato), il socialdemocratico Petriccione, i repubblicani Savona, Armani, Giorgio La Malfa, i de Novacco e Ferrari aggradi, Bodrato, Scotti, e inoltre quasi tutto il gruppo socialista e quello comunista dei politici che s'occupano d'economia e d'economisti che fanno politica. Tra gli ascoltatori più attenti il segretario della Cgil Luciano Lama. Il dibattito — con interventi d'esponenti dei cinque partiti politici presenti — ha toccato i problemi che riguardano due tempi: i prossimi giorni e i prossimi mesi. Gli strumenti di cui s'è discusso hanno riguardato due autorità: Stato (governo e Parlamento) e Regioni. Ma tutti indistintamente si sono richiamati alla necessità che il quadro politico consenta l'esplicazione dei rimedi per l'economia. Tutti, dunque, per le soluzioni dei prossimi giorni si sono riferiti all'attuale governo, con la manifesta dichiarazione di voler collaborare. Ma per le soluzioni dei prossimi mesi è stato chiesto un quadro politico più valido e stabile. Proprio per questo, nel dibattito v'è stato un colloquio più serrato tra pei e psi: è sembrato che abbiano voluto iniziare il dibattito sul modo col quale, insieme, in un certo numero di Regioni possono autonomamente influire sulla ripresa economica. Il discorso tra pei e psi (quasi di «ristrutturazione delle sinistre» attorno a problemi soprattutto regionali) è stato lasciato aperto alle altre forze politiche. Lo ha raccolto principalmente Giorgio La Malfa, il quale ha constatato che «tra le sinistre» c'è oggi un punto di contatto preciso sulla diagnosi della crisi e della sua lontana origine, per cui, ha detto, da oggi le sinistre possono riprendere a consultarsi per identificare una comune linea di intervento. Per il passato infatti (giudizio di Amendola, Giolitti, La Malfa) spesso dopo l'incontro sui mali, c'era un forte dissenso sui rimedi, magari sottaciuto. La crisi, dunque, coagula le forze che s'erano divise in parte nel '47 e in parte nel '63. Qual è l'intensità attribuita alla crisi? Per il leader comunista Amendola: «La gravità della situazione del Paese esige che sia dichiarato uno stato nazionale di allarme, e promossa una grande mobilitazione unitaria. Sappiamo che si può fare appello alla responsabilità e al coraggio del popolo italiano. Vi sono in Italia le forze capaci di assicurare una rinascita dell'economia, ma bisogna dichiarare lo stato di allarme e lanciare un appello al Paese per una grande mobilitazione». L'on. Peggio ha svolto la relazione di base a nome del Centro studi comunista (Cespe), organizzatore dell'incontro. Punti salienti: i salari sono cresciuti anche se non hanno raggiunto i massimi livelli esteri; compresi gli oneri sociali il costo globale del lavoro è cresciuto in Italia più che altrove; la produttività è cresciuta meno, per mancanza di ricerca e d'investimenti; l'Italia perde competitività sui mercati dei Paesi evoluti, rischia anche di perderne sui Paesi in via d'evoluzione; avanza la minaccia che il Paese sia sospinto verso l'autarchia, precipitando «fuori dal mondo». Appare necessario a Peggio (che ha sviluppato molte proposte concrete sul terreno d'una diagnosi già indicata da Amendola) che le imprese a partecipazione statale si concentrino sulla cura di se stesse senza più interventi assistenziali; che lo Stato finanzi precise ricerche tecnologiche per tutti; che si crei un fondo del governo per comprare azioni di risparmio di aziende in crisi specie medio-piccole, così finanziandone il rilancio, azioni da cedere poi sul mercato; che siano mossi gli investimenti pubblici nell'edilizia e nell'agricoltura soprattutto utilizzando le Regioni (fondo regionale speciale) ma anche utilizzando le grandi imprese PL.obliche e private. Sulle soluzioni «per i prossimi 77iesi», il dibattito è stato appena avviato. Non è precisata la sede del suo sviluppo, salvo \'«offerta» di Giorgio La Malfa, che è poi quella del pri: di procedere, tramite i suoi «inviti», a confronti tra forze di sinistra, sindacati, imprese. Sulle soluzioni «di questi giorni» c'è stato un ri clnpeoslcldnmdzngscmlzltlmdcldOrstogddii ! ; ; chiamo di Giolitti: esaminare j subito in Parlamento il piano elettrico ed elottronucleare i.h»mniainini-ro«mitami che con ì suoi okre 8 mila mi-1 liardi in 5 anni, a partire da, questo, può essere strumento | di sostegno e rilancio per i moltissime imprese pubbliche j e private, oppure monopolio; Se*'0 ' P 6 ! prudle- ! Giulio Mazzocchi |

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