In Portogallo violenze e atti nuovi di protesta di Sandro Viola
In Portogallo violenze e atti nuovi di protesta Distacco tra militari e società civile In Portogallo violenze e atti nuovi di protesta (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 14 luglio. Per la prima volta dal 25 aprile '74, larghi settori della società portoghese stanno contestando il potere militare. Il fatto nuovo, lo sfondo «diverso» contro cui si svolge l'ennesima crisi di Lisbona, è questo. La borghesia che non ha ancora lasciato il Paese e non è in lista d'attesa sui voli regolari e « charters » per il Brasile, comincia a muoversi. Per adesso non c'è alcun segno di rivolta, ma la contestazione, lo spirito di reazione, si sono fatti palesi. L'ordine degli avvocati si era riunito ieri a Coimbra per dibattere argomenti innocui, di corporazione. Invece, ne è venuto fuori un documento politico di notevole importanza. Gli avvocati chiedono al Consiglio della rivoluzione di abbandonare qualsiasi progetto di tribunale speciale (che il vertice militare si appresta a mettere in piedi per giudicare i reati politici), e propongono una commissione d'inchiesta composta da avvocati «antifascisti ma indipendenti dai partiti», che assicuri la difesa e i diritti fondamentali delle centinaia di persone — qualche industriale e banchiere, per il resto aderenti dei gruppi d'estrema sinistra — arrestate in questi mesi su ordine dei comandi militari. Si tratta di richieste già clamorose, perché mettono in discussione il concetto di «legalità rivoluzionaria» su cui si basano molte iniziative del regime di Lisbona. Ma in chiusura del convegno è avvenuto qualcosa di ancora più significativo. Quando un membro dell'Ordine ha proposto una mozione di «appoggio incondizionato al Consiglio della rivoluzione», la stragrande maggioranza dei presenti l'ha respinta. Un mese fa, un gesto del genere sa rebbe stato impensabile. L'attesa di queste ore è puntata naturalmente sulla crisi di governo, su quel che faranno mercoledì i «centristi» del partito popolare democratico: se seguiranno i socialisti fuori dalla coalizione (ciò che vorrebbe dire il varo di un governo di militari e «tecnici»), o se decideranno di restarvi nel tentativo di salvare il regime «misto». Ma attorno al problema del governo, nel Paese, si va delineando uno scenario la cui importanza politica per la prospettiva portoghese supera di molto quella della partita giocata dalle forze politiche e dal movimento militare Lo scenario d'una spaccatura tra società e regime, in cui già s'avvertono — seppure ancora incerte — le prime spinte controrivoluzionarie. Gli avvenimenti di Aveiro, ieri sera, costituiscono un sintomo grave del moto di reazione che pervade il Portogallo. Recatosi a Roma per consultare le gerarchie vaticane sul caso di «Radio Rinascenza» ('emittente cattolica nazionalizzata dai militari, la settimana scorsa), il vescovo di Aveiro, monsignor Manuel Almeida Trindade, è stato accolto al ritorno nella cittadina da una grossa manifestazione. Circa 8 mila persone (venute anche da fuori, dato che Aveiro ha soltanto 10 mila abitanti), organizzate da attivisti cattolici nei giorni scorsi, si sono recate alla stazione e poi, in corteo, hanno accompagnato il vescovo alla cattedrale. Monsignor Trindate, il quale è presidente della conferenza episcopale portoghese, ha anche fatto un breve discorso: si è rallegrato che i dimostranti recassero soltanto la bandiera nazionale («perché questa non è una manifestazione di parte»), ha invitato i fedeli delle altre diocesi a seguire l'esempio di Averio — dunque a scendere per le strade — e ha concluso affermando che la manifestazione non intendeva «difendere soltanto i diritti dei cattolici ma i diritti di chiunque tiene alla libertà». Cosa significhi un'iniziativa come questa della diocesi di Aveiro è fin troppo chiato, ed evidenti sono anche i rischi che comporta. Il partito comunista e altre formazioni di sinistra avevano preannunciato una contromanifestazione, ma poi, probabilmente alla vista di tante migliaia di partecipanti (ad Averio non è stato eletto neppure un deputato del pei), hanno deciso di rinunciarvi. Lo scontro fisico è stato così, per questa volta, evitato. In ogni caso, la violenza è già nell'aria. Sempre ieri, a Rio Maior, un grosso paese della provincia di Santarem, qualche centinaio di agricoltori della zona hanno assaltato e messo a soqquadro le sedi del partito comunista e di un suo petulante fiancheggiatore, il Frente socialista popular. Gli agricoltori s'erano ammassati per protestare contro una riunione della «Lega dei piccoli e medi proprietari», come si chiamano le organizzazioni contadine comuniste, e dalla protesta sono poi passati ai fatti. Anche a Rio Maior il pcp non è stato in grado — o non ha voluto — reagire. Da questo quadro (dominato da una crisi di autorità, dalla difficoltà di stabilire dove sia, e quanto salda, la sede del potere statale) non posso no uscire che sviluppi perico- losi. La crisi di governo deteriora la residua credibilità politica del regime, e non giova a nessuna delle parti in causa. Non ai socialisti, che 1 rimpiangono di aver tentato la prova di forza «sospendendo» la loro partecipazione al governo (ciò che ha favorito la componente militare che voleva estrometterli dalla coalizione), e neppure ai comunisti che guardano ad un governo di soli militari come ad un'incognita inquietante, forse un salto nel buio. Quanto all'Mfa, la crisi non favorisce certo il gruppo «moderato» che fa capo al ministro degli Esteri Melo Antunes. Il solo personaggio che può trarre vantaggio dalla confusione politica e dalla tensione nel Paese, è probabilmente il generale De Carvalho. De Carvalho mira da tempo al governo militare, all'emarginazione dei partiti, al «rapporto diretto» («consigli», organizzazioni di massa) tra forze annate e popolo: e qua¬ le comandante del Copcon è l'unico a disporre di una forza reale, vale a dire i 2-3 reggimenti di truppe speciali della regione di Lisbona, i soli ancora discretamente disciplinati, e pronti in termini operativi, di tutto il Portogallo. Sandro Viola
Persone citate: Aveiro, Coimbra, De Carvalho, Manuel Almeida Trindade, Melo Antunes
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