Mennea trasformato è la punta per la finale di Coppa a Nizza

Mennea trasformato è la punta per la finale di Coppa a Nizza Mennea trasformato è la punta per la finale di Coppa a Nizza Più potente, ma anche più sicuro di sé, lo «sprinter» azzurro ha entusiasmato a Torino Diffìcile momento dell'atletica europea, la crisi del nostro mezzofondo - Finale il 16-17 agosto Con Mennea splendida eccezione, l'atletica azzurra si è adattata bene ai tempi di crisi e ha presentato a Torino in Coppa Europa una Nazionale di tipo economico, compatta ad un livello onesto ma più che sufficiente per raggiungere quel secondo posto dietro alla Germania che pareva più difficile da conquistare di quello che non sia stato in realtà. Alla Romania gli azzurri avevano già -preso le misure" nel corso del recente incontro di Roma che aveva come motivo di centro la partecipazione degli atleti cinesi, ma Cecoslovacchia e Ungheria erano abbastanza misteriose, e si erano latte prece- daere dall'elenco delle rispettive i squadre accompagnato da primati stagionali individuali che denota- | no una certa torme, A meno che da qualche parte non si sia, e non sarebbe la prima volta, giocato sull'equivoco confondendo non a caso limiti personali e limiti dell'anno (i soli, questi ultimi, indicativi sulla condizione di un atleta), sta di fatto che la formazione ungherese e quella cecoslovacca sono parse a Torino — con pochissime eccello- in condizioni quasi dispera-| te. Evidentemente, in alcuni Paesi dell'Est lo sport non ha più l'attrattiva di un tempo, perché se è obbiettivamente dilficile trovare dei campioni, non è impossibile — lo hanno dimostrato i nostri, e questo è il loro merito maggiore — andare in campo con determinazione e buona volontà. Un tempo, una -gita turistica- come quella compiuta a Torino dalla nazionale cecoslovacca (si sono salvati pochissimi, primo fra tutti l'ancora valido veterano Ludwig Danek) avrebbe provocato una vera rivoluzione nella Federazione al rientro in patria. Le parole di incitamento e le promesse del presidente Nebiolo. le buone scelte lanche se non ardue, nel ridotto panorama su cui spaziare) dei tecnici di settore che hanno fatto capo a Enzo Rossi. Il lavoro degli allenatori dei singoli atleti (primo con distacco, ovviamente, il professor Vittori, ■maestro- di Mennea). le attenzioni dei medici, hanno concorso a mandare in campo una squadra azzurra attenta a sfruttare tutte le occasioni per fare dei punti. Gente come Fava, evidentemente provato da una stagione primave ri/e troppo intensa, ha trovato I nell'orgoglio la molla per andore\avanti ugualmente. I migliori, la¬ sciando Mennea sul suo podio ala to. sono stati senza dubbio Balla ti. Silvio Fraquelli e i componenti della stalletta 4x400; i più fortunati Molinaris e Del homo i qua-1 //, malgrado misure modeste, han-1 no trovato una situazione favore- vote, finendo ugualmente al se- ; condo posto. E proprio per il j• cuore matto- è stato a suo modo, fortunato anche Fava, il quale ha aggiunto un pizzico di leggenda al suo personaggio già ben radicato nelle simpatie del pubblico. Con /rese in cantiere e Fiasconaro in Sud Africa a vivere ore dolorosissime, è crollato il nostro mezzofondo. Rimpiangiamo adesso di non aver saputo gustare con attenzione ed entusiasmo ancora maggiori i lunghi momenti in cui lo stesso Arese girava a mille, e il periodo più breve del massimo rendimento di Gianni Del Buono. Adesso sappiamo che fu 'peccato mortale- lasciarli spesso alle prese con la loro rivalità personale, invece di sfruttare tutte le prò i prle forze j„ a\Ua direzione. Sulle distanze -lunghe-, dagli 800 ai 10 m\\a mern- (3000 siepi compresi in base ai risultati dello svedese | Garderud e alla potenza degli stessi Karst e Cefan visti a Tori no) siamo in un momento che definire difficile è puro eufemismo. Sugli 800 e sui 1500 Fontanella ha fatto II possibile nei due giorni di gare torinesi, ma è stato davvero troppo poco visto che i rivali non erano poi tutti leoni. Si avevano tante speranze in | zarcone, ma il bollente palermita no, dopo una stagione di 'Cross- a dir poco strepitosa (per un atleta che va forte sino ai 5000 metri) culminata nel Gran Premio delle Nazioni a Rabat, al rientro dal Marocco si è messo a giocare a calcio con le gambe ancora impastate dalle tossine della fatica e si è procurato uno stiramento che si porta appresso ancora ora. Difficile il suo recupero per la finale di Coppa Europa (16-17 agosto a Nizza), da escludere un ritorno miracoloso di Arese, non resta da sperare che la reazione rabbiosa di Fiasconaro a tante disgrazie trovi motivo di slogo nell'atletica. Visti i risultati, non solo quelli di Torino, ma anche i corrispondenti di Lipsia e Londra (sedi delle altre due semifinali) c'è da dire che l'atletica europea sta vivendo un momento di depressione evidente. Si salvano poche punte: il romeno Floroiu, lo jugoslavo Susany. l'inglese Poster, il francese Drut. lo svedese Garderud. gli astisti Kalliomaeki e Kozakievicz. tutta gente di classe sicura. E. beninteso. Pieretto Mennea per il quale non esistono più discorsi nuovi e nuovi aggettivi, dopo quelli usati per lui durante le ga I \Z.l°"T': S' P"° so,tollneare' 1 ancora la notevole traslormazione lisica e psicologica del campione, la sua maturità come uomo. Solo due anni la lo ricordiamo incerto e cincischiante. adesso è sicuro di sé e delle sue idee. Vittori può es- 1 se'f orgoglioso anche di questo, e addirittura più per questo che per, ; ' Pur fantastici responsi dei ero j nometri. , Bruno Perucca Ballati ha colto la prima vittoria degli azzurri