La "dinastia dei menestrelli" conquista due seggi elettorali di Edoardo Ballone

La "dinastia dei menestrelli" conquista due seggi elettorali Chi sono e che cosa vogliono gli Occitani del Piemonte La "dinastia dei menestrelli" conquista due seggi elettorali A Castelmagno - I due assessori si batteranno per rilanciare le antiche tradizioni provenzali (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 14 luglio. Alle elezioni del 15 .giugno si sono presentati in una lista dallo strano simbolo, una croce bianca a quattro punte su campo rosso. Erano i cinque candidati del gruppo occitano della Valle Grana, e tutti e cinque sono stati eletti nel comune di Castelmagno. Due addirittura sono entrati in giunta, Silvio Einaudi, 27 anni, impiegato in un'industria torinese, e Bruno Isoardi, 33 anni, operaio a Cuneo. Ieri, nel piccolo municipio di questo paese di montagna, a 1200 metri d'altitudine, c'è stata l'investitura ufficiale. Il sindaco è un socialista, all'opposizione «ma anche noi siamo dì sinistra» ci sono appunto i due occitani. Ma chi sono costoro e cosa vogliono Gli occitani sono una delle tante minoranze che costellano la Regione Piemonte. Hanno una loro lingua, una loro tradizione, tutto ciò insomma per definirsi «cultura» autonoma. In Piemonte sono circa duecentomila ed occupano i villaggi di dodici valli alpine, sgranellate tra l'Alta Valle Dora e la Valle Corsaglia. Uno dei nuclei occitani più consistenti è in Valle Varaita, un altro è in Valle Grana, sempre nel Cuneese. dove c'è appunto Castelmagno. L'origine di questo gruppo etnico è uno dei tanti rebus della storia. C'è chi li vuole autoctoni, da sempre insediati in queste plaghe; c'è invece chi li considera un gruppo di immigrati intorno all'Anno Mille dall vaicina Provenza francese, altra zona di cultura occitana. Parlano l'antico provenzale, dicono di sentirsi «diversi» culturalmente dai piemontesi, si sentono depredati delle loro ricchezze dallo Stato italiano. Sono una minoranza e, come tutte le minoranze, hanno il complesso del più debo , le e si vogliono riscattare Per j anni, specialmente sotto il fascismo, si sono sentiti «dominati» dai lo rovicini «italiani» ossia i piemontesi. Questi ul- timi hanno imposto la loro j parlata e le loro leggi econo-1 miche. Inoltre, gli occitani so no in prevalenza montnaari e come tali hanno vissuto anni difficili; emigrazione, depauperamento dell'economia, degradamento dell'ambiente naturale. «Eravamo una minoranza che stava per scomparire» rileva Silvio Einaudi, uno dei nuovi assessori di Castelmagno «ma da qualche tempo abbiamo ripreso coscienza della nostra identità». Questo risveglio etnico risale a una decina d'anni fa. Fu in quell'epoca che un gruppo di studiosi fondò l'«Escola dou Po», un'associazione con il preciso compito di difendere la cultura occitanica. In Valle Grana, qualche tempo dopo, Sergio Arneodo organizzò la «Coumbouscuro», un luogo d'incontro per discutere sui problemi di chi parla la lingua d'oc, quella degli antichi menestrelli. Un prezioso contributo a questo «revival» lo ha dato recentemente il Mao (Movimento autonomo occitano), un gruppo che vuole l'autonomia dei duecentomila occitani di Piemonte con quelli che abitano le zone limitrofe e francesi. «Ma costoro sono ancora nel campo dell'utopia» sottolinea Einaudi ed aggiunge: «Per il moemento è più importante bloccare l'esodo dei giovani dalla montagna e studiare iniziative per "fissarli" al loro luogo d'origine. Questo mi pare il primo valido momento di lotta per ridare vita alla minoranza occitanica. Poi penseremo alle cose più grandi». Quali saranno? Einaudi non le nasconde: ridare gli antichi nomi provenzali ai paesi e agli abitnati ormai «piemontizzati»; rilanciare il folclore occitano ed infine, perché no?, spiega l'assessore, fare un pensierino alla Regione autonoma d'Occitania. Il discorso, dunque, si fa grosso e travalica i confini di Castelmagno. In questo paese di montagna abitato da circa ottocento persone dislocate in tredici frazioni, l'arrivo in giunta dei due consiglieri occitani assume una sua specifica importanza. Dopo tanti anni di lotte silenziose e nascoste, gli occitani hanno finalmente qualcuno che li rappresenta a livello amministrativo. A Castelmagno hanno capito l'occasione e non se la sono lasciata sfuggire. Infatti, oltre ai due assessori, ci sarà un terzo consigliere occitano a rappresentare la ! minoranza nella comunità montana della Valle Grana, j Einaudi è direttore di un giornale locale stampato in lingua provenzale: è- bimensile ed è spedito agli occitani di Castelmagno sparsi in tutto il mondo. Ma i progetti sono ancora più ambiziosi. I due assessori occitani già pensano di cambiare i loro cognomi in suono provenzale e la stessa metamorfosi avverrebbe per Castelmagno (il suo nome occitano è Quistemagn). Sono sogni o traguardi attuabili? Non è facile rispondere ma una cosa è certa: anche per le minoranze nulla è impossibile. Edoardo Ballone

Persone citate: Bruno Isoardi, Corsaglia, Einaudi, Sergio Arneodo, Silvio Einaudi