Oggi sul Medio Oriente il confronto con Rabin di Tito Sansa

Oggi sul Medio Oriente il confronto con Rabin Tappa di Kissinger in Germania federale Oggi sul Medio Oriente il confronto con Rabin (Dal nostro corrispondente) Bonn, 11 luglio. Ventiquatt'ore prima del l'attesissimo incontro che avrà domattina con il Segretario di Stato americano Henry Kissinger (giunto nel pomeriggio da Ginevra sotto un furioso temporale), il primo ministro israeliano Izchak Rabin si è presentato alla stampa internazionale per ammonire ancora una volta a non farsi troppe illusieni su un rapido accordo nel Medio Oriente. Rabin, che ha parlato di pace sotto la protezione di diecine di «maschinenpistolen» imbracciate dagli agenti tedeschi che circondavano il centro stampa e bloccavano la sala delle conferenze (un fatto senza precedenti), ha detto che il suo colloquio di domattina con Kissinger si inserisce «in una serie di incontri» che dovranno avvenire in futuro per chiarire alcuni punti ancora in sospeso tra Gerusalemme e II Cairo. Benché ammonito ieri dai suoi interlocutori tedeschi (il cancelliere Helmut Schmidt, il ministro degli Esteri Hans Dietrich Genscher e il presidente del partito socialdemocratico Willy Brandt) a «non lasciarsi sfuggire l'occasione» per una soluzione parziale del conflitto mediorientale, Rabin ha lasciato intendere che non ha fretta. «Un accordo ha senso — ha detto — soltanto i se porta un vero progresso I sulla strada di una pace dural e eon o k a r a u o ae itura e a un autentico trattato di pace, non avrebbea invece senso alcuno se nei prossimi sei mesi dovessimo di nuovo contare su una crisi, per esempio nelle nostre relazioni con la Siria». Per Rabin, il quale non ha risparmiato critiche ai nove paesi della Comunità europea, per la loro dichiarazione del novembre 1973 (a suo giudizio «troppo parziale» e filoaraba), gli europei si sono estromessi da soli dalla possibilità di svolgere un'azione di o ao e mi o r ni a e oe uio idi pace nel Medio Oriente, la posizione dell'Unione Sovietica è nota, non rimangono che gli Stati Uniti. Pertanto egli attribuisce grande importanza al suo colloqio di domattina con Kissinger dal quale si attende «naturalmente» un risultato, benché non sia ancora in grado di prevedere quale esso sarà. Ritornando a parlare dell'accordo con l'Egitto, il primo ministro ha detto che esso «deve venire condotto in porto, nell'interesse dtll'Egitto, di Israele e degli Stati Uniti», aggiungendo che alla buona disposizione israeliana 11 a rischiare deve corrisponde11 re altrettanta buona volontà 11 da parte araba. Che il primo I ! ministro israeliano sia disposto a fare concessioni è stato confermato quando ha detto che il suo paese è pronto a rinunciare ai pozzi petroliferi di Abu Rodeis (sul mar Rosso), poiché «il petrolio non è sangue» e a permettere che anche l'Egitto venga dotato di un sistema di preallarme come quello che il suo paese ha chiesto. Insoddisfatto, un portavoce jdella Lega araba a Bonn ha" replicato nel pomtriggio che un accordo globale nel Medio Oriente sarà possibile soltanto se (come pensano anche i paesi della Cee) Israele si ritirerà entro i confini del 1967. Tito Sansa jI Il premier Rabin