Ginevra, confronto con Gromyko di Aldo Rizzo

Ginevra, confronto con Gromyko Ginevra, confronto con Gromyko (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 10 luglio. Kissinger e Gromyko, terzo incontro in sei mesi, dopo Quelli di febbraio a Ginevra e di maggio a Vienna. Ora, di nuovo a Ginevra, i due ministri degli Esteri tornano a verificare il rapporto «speciale» tra le due massime potenze e la sua incidenza sulle tensioni internazionali. I temi sono il Medio Oriente, giunto ad un'altra fase cruciale, la trattativa sulla limitazione delle armi strategiche (o Saltj, da cui dipende la prospettiva del vertice autunnale BreznevFord, la conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa. Quest'ultima sta compiendo in queste ore uno sforzo tenace perché l'incontro russo americano coincida con l'annuncio di una data per il supervertice finale di Helsinki. Le dichiarazioni dei due statisti, al loro arrivo a Ginevra, sono state caute, la complessità dei problemi non consente previsioni decise. Gromyko, giunto per primo, verso le 13, ha riaffermato la disponibilità dell'Urss al consolidamento della distensione, mettendo l'accento sulle ! «Questioni europee» li sovieti- j ci insistono perché la conciti- j sione solenne della Csce. in Finlandia, sia alla fine di luglio, al massimo ai primi dì agosto, ne fanno quasi ima questione di principio). Kissinger. giunto quattro ore dopo, ha ricordato le particolari responsabilità delle due superpotenze sulla via di un sistema internazionale stabile; ha detto di aspettarsi «qualche contributo» alla soluzione dei problemi aperti. La prima fase dei colloqui è cominciata alle 18, ora italiana, nella sede dell'ambasciata sovietica; è seguito un pranzo dì lavoro. Domani la seconda fase si svolgerà all'hotel Intercontinental, residenza di Kissinger. Mentre scrivo, la situazione alla Csce, cioè alla conferenza paneuropea sulla sicurezza, che si svolge anch'essa a Ginevra, è la seguente. C'è un'intesa di massima su una proposta, avanzata ieri sera dal Canada (il solo paese extraeu-1 ropeo. insieme con gli Stati Uniti), di fissare il vertice conclusivo di Helsinki per il 30 luglio, alla condizione che entro i prossimi giorni, si dice il 15, tutti i residui problemi siano risolti; ma alcuni piccoli paesi sono riluttanti ad accettare una scadenza precisa prima che l'intera trattativa sia esaurita. Malia, in particolare, minaccia di bloccare tutto (la Csce interessa trentacinque Stati ed è necessaria l'unanimità un'isola minuscola vale formalmente quanto una superpotenza), se non sarà accettata una dichiarazione sulla sicurezza nel Mediterraneo, patrocinata da Mintoff. in chiave antiamericana ed anti-sovietica. Resta da vedere se la presenza a Ginevra di Kissinger e Gromyko, da qui a domani pomeriggio, e le fortissime pressioni sui maltesi riusciranno a sciogliere il nodo. Sul Medio Oriente, Kissinger sonda il collega sovietico circa la possibilità che l'Urss accetti una garanzia specifica americana per il rispetto di un nuovo accordo di disimpegno nel Sinai. A differenza che nella Csce, qui sono gli Stati Uniti ad avere fretta: il \ fallimento del negoziato indiretto tra Israele e l'Egitto è visto come l'apertura di un rischio imminente di guerra. Kissinger, in particolare, si aspetta da un successo in Medio Oriente un rilancio anche psdmdsa personale, dopo parecchie disavventure. La questione della garanzia diretta americana, tecnicamente affidata a un sistema di controllo elettronico, da installare sui Passi contesi del Sinai, si pone perché Israele potrebbe esserne indotto a un nuovo arretramento delle sue forze (ma su questo e altro Kissinger sentirà Rabin dopodomani a Bonn, dove il premier israeliano è in visita ufficiale). Si dice ora che, per avere l'assenso di Gromyko, Kissinger accetterebbe una convocazione a breve termine della conferenza plenaria sul Medio Oriente, della quale l'Urss ha la copresidenza. Infine il negoziato strategico, o «Salt». Delle questioni bilaterali russo-americane questa è Da più importante, fino a condizionare il vertice d'autunno Breznev-Ford. A Vienna, in maggio, Kissinger e Gromyko non fecero grandi progressi su un punto essenziale del negoziato, e cioè il controllo del numero dei missili a testata multipla installati da ciascuna delle due superpotenze (l'accordo di Vladivostok del novembre scorso ne assegna 1320, su un totale di 2400 vettori strategici). Un altro punto essenziale, ancora aperto, è la definizione stessa di arma strategica (in alternativa a tattica), specie rispetto ad alcuni recenti ritrovati della tecnologia missilistico-nucleare. I due statisti ritentano ora un accordo. Ma la diffidenza, in questo campo più ancora che in altri, è profonda: pur se è profonda anche l'esigenza di tenere sotto controllo la gara strategica e l'equilibrio del terrore. Aldo Rizzo