I trafficanti lanciano sul mercato le droghe pesanti di Franco Giliberto

I trafficanti lanciano sul mercato le droghe pesanti I trafficanti lanciano sul mercato le droghe pesanti L'eroina venduta a basso prezzo ha ucciso il giovane di Milano Gli spacciatori hanno fatto sparire le droghe leggere e vendono l'eroina a basso prezzo - Quando i tossicomani abboccano il gioco è fatto: poi il prezzo salirà - Piero Cicero aveva 22 anni : secondo i familiari cominciò a drogarsi durante il servizio militare /Dal nostro inviato speciale) Milano, 9 luglio. Dove ha trovato l'eroina Piero Cicero, 22 anni, stroncato, ieri a Lorenteggio, da una dose troppo forte che egli stesso si è iniettato? E chi ha rifornito Renato Fantoni, 25 anni, arrestato dai carabinieri, sempre ieri sera, mentre in un furgone abbandonato a Novate Milanese stava per assumere una dose di eroina? Le squadre narcotici di polizia e carabinieri hanno una certezza: «Nel mercato clandestino di Milano, le droghe leggere, come la marijuana, in quest'ultimo periodo scarseggiano: è una tipica manovra degli spacciatori, che mettono in piazza a basso prezzo quelle pesanti come l'eroina. Quando i giovani tossicomani abboccano, il gioco è fatto. Dopo poche iniezioni ci prendono gusto, cominciano a ricercare la droga pesante sul mercato e trovano i prezzi saliti. Così si lancia il prodotto, così fra i ragazzi si continua a morire». Piero Cicero era nato a Varese da una famiglia di immigrati sicilini. Nel 1956 i suoi si erano trasferiti a Milano; da due anni abitavano nella zona di Lorenteggio, in via Cascine di Corba. Alfonso Cicero, 28 anni, unico fratello di Piero, è sposato e padre di una bambina di tre anni. Vive poco lontano, in via Lodovico il Moro. Racconta: «Ieri aspettavo Piero a pranzo, l'avevo invitato perché papà e mamma erano andati in vacanza in Sicilia e io non vole¬ vo lasciarlo solo. Non l'ho visto alle 13 e nemmeno di sera. Gli avrò telefonato una decina di volte, non rispondeva. Alla fine mi sono deciso, sono andato in via Cascine di Corba per accertarmi che cos'era capitato. E l'ho trovato seduto in cucina, col capo riverso sul tavolo». Piero Cicero eia senza vita, aveva accanto a sé un laccio emostatico, una siringa ed un cucchiaio annerito all'esterno. « Abbiamo pochissimi dubbi — dicono gli inquirenti — la traccia di una iniezione al braccio, il residuo nella siringa e nel cucchiaio bruciacchiato testimoniano che si è trattato di una morte per droga. Eroina con novantanove probabilità su cento. L'autopsia ordinata dal magistrato lo confermerà fra poche ore». Alfonso Cicero non riesce a dare una spiegazione alla tragedia. «Piero non ci aveva mai fatto sospettare di essere dedito alla droga. Per noi è stato un colpo tremendo, non riusciamo a darci pace». Padre e madre di Piero sono tornati questo pomeriggio a Milano dalla Sicilia, con il primo aereo: «Non ce ne saremmo mai andati via — dicono fra le lacrime — se avessimo sospettato che Piero non poteva stare solo senza correre pericoli. Eravamo una famiglia serena di lavoratori, senza problemi. Abbiamo raggiunto una certa tranquillità lavorando al Nord, come vede un appartamento discreto in una zona abbastanza signorile. Piero ci dava qualche preoccupazione, è vero, per la sua salute. Ma non siamo mai stati sfiorati dal pensiero che sì drogasse». «Che disturbi aveva vostro figlio?». «E' cominciato tutto quando ha fatto il servizio militare. L'hanno mandato a Bolzano, lì si è infortunato rom- pendosi una costola. Ricoverato all'ospedale di Verona ha avuto le cure necessarie, poi è stato mandato a casa in convalescenza. Ma non era più lo stesso. Dobbiamo pensare che qualche suo disgraziato commilitone gli abbia insegnato a drogarsi? Non lo sappiamo. Tornato a Milano è stato ancora una volta visitato all'ospedale militare di Baggio, qui vicino a casa. E c'è stata una diagnosi abbastanza preoccupante, di epilessia. Da circa un anno era seguito da un medico per questo. Non poteva più lavorare, anche se prima del servizio di leva, come elettricista, aveva dato grosse soddisfazioni al suo principale. Era debole, stava molto in casa. Non ci risulta che avesse cattive amicizie, Si indaga sul passato in grigioverde di Piero Cicero, sui suoi passaggi in vari ospedali militari. Era stato anche in quello di Baggio, ultimamente. La zona, non lontana dalla sua abitazione, è descritta come un covo di piccoli spacciatori di droga. Polizia e carabinieri lo sanno, ma finora non hanno mai potuto mettere le mani sui trafficanti minori e tanto meno sui procacciatori medi di eroina, sempre anonimi. In questura è tornato in evidenza il fascicolo aperto un mese fa con l'assassinio di una donna: la moglie di un sottufficiale dei carabinieri, uccisa con due pugnalate. Il delitto avvenne il 15 giugno scorso proprio a Baggio, dove il brigadiere Antonio Mascione aveva deliberatamente preso alloggio per svolgere un'inchiesta sulla droga nella zona. Il racket dei trafficanti, scoperta la sua identità, ha voluto punirlo incaricando un killer di accoltellare sua moglie? Finora è l'ipotesi più probabile, visto che il brigadiere Mascione era riuscito a infiltrarsi in un «giro» di stupefacenti dell'hinterland, intavolando rapporti con individui che avrebbero dovuto metterlo in contatto con qualche grosso trafficante, non con il solito piccolo spacciatore. Anche l'arresto di Renato Fantoni, preso prima che si iniettasse la droga, servirà alle indagini sulla morte di Piero Cicero. I due non si cono scevano, le loro abitazioni sono in zone molto lontane l'una dall'altra. Ma non è escluso che la droga arrivata a Novate Milanese, quella trovata nel furgone abbandonato, abbia la stessa provenienza dell'eroina presa da Cicero. Domani l'autopsia di quest'ultimo dirà di quale tipo di stupefacente si tratta. Franco Giliberto Milano. Il giudice De l.iguori all'uscita dall'appartamento di Piero Cicero