Saper spendere

Saper spendere Saper spendere Pittura e moda Un quadro è come un bell'abito: cambiano i gusti e il suo valore scende; alcuni autori oggi sono ignorati dai critici - VI disturbo — scrive la signora G. M. — per una ricerca rimasta finora sema risultato. Ho due quadri di Natale Schiavonl, un pittore e cesellatore che ebbe fama nel secolo scorso e lavorò alla corte di Vienna. Ho cercato Invano una biografia del pittore, ma a parte le solite poche righe delle solite enciclopedie r,on ho trovato nulla. Il vostro critico d'arte può darmi qualche notizia in più e l'indicazione di qualche opera o studio su Schlavoni? ** II desiderio di conoscere è sempre encomiabile anche se qualche volta — e forse questo è il caso — nasconde il desiderio di valorizzare l'oggetto di cui si è giustamente orgogliosi e magari di attribuirti! un prezzo attraverso la valutazione del critico. • Natale Schlavoni — spiega il critico d'arte Angelo Dragone — è nato a Chloggia nel 1777 ed è morto nel 1858 a Venezia dove lu allievo del Maggiotto all'Accademia dì Belle Arti. Ai suoi tempi fu considerato tra I pittori più dotati, saldo nel disegno neoclassico, ricco di colorismo veneziano, ma la critica attuale non ha esitato a definirlo "leccato e dolciastro " ». Con gli anni mutano I gusti e di conseguenza le sorti dei pittori, che non possono vantare l'estro e II genio di un Picasso. Perciò sul loro nomi cade l'oblio, come è accaduto per Natale Schlavoni. « L'unica monografia dedicata a lui e al figlio Felice — precisa l'esperto — resta quella di L. Sernaglotto, edita a Venezia nel 1881 ». « io Schlavoni — continua il critico — fu precocissimo. A sette anni incise la sua prima acquaforte, traendo II motivo da un soggetto di Stefano della Bella. Dopo aver vissuto dieci anni a Trieste, passò a Milano, dove rimase dal 1808 al '15, apprezzato soprattutto come miniaturista, in buoni rapporti con gli altri artisti incontrati nella città, dall'Applani al Bossi al Sabatelll. Fu quindi chiamato alla corte austriaca da Francesco I: vi rimase fino al 1821. poi tornò a Venezia e qui si stabili ' Soltanto nella maturità, e probabilmente sotto la spinta dell'Appiani, lo Schlavoni si dedicò al ritratto, nel quale ha lasciato il meglio di sé, mentre le immagini muliebri, troppo Idealizzate, appaiono oggi soltanto leziose. In qualità di ritrattista Infatti fu inserito da Nino Barbantini nella famosa mostra del "Ritratto veneziano dell'Ottocento ". tenutasi a Venezia nel 1923, nel catalogo della quale è ancora possibile trovare qualche cenno critico più esteso ». Un tronchetto ossuto si chiama « felicità » Un tronchetto ossuto e spoglio, un ciuffo di foglie al vertice, lunghe e lanceolate, e un nome suggestivo: pianta della felicità. E' come una promessa, una speranza che cresce nella casa. Quanto più è vigorosa tanto più dovrebbe esercitare un influsso benefico, quasi una protezione sulla famiglia. Naturalmente, si tratta di superstizione, ma la pianta della felicità, se anche non mantiene le promesse di fortuna che il soprannome lascerebbe intuire. darà lo stesso soddisfazione. Esiste qualche dubbio sul metodo più efficace di coltivazione. Scrive la signora Stefania Rossi di Piacenza: • Ho un tronchetto della felicità e poiché non ne conosco il nome scientifico non ho trovato su alcun libro i consigli utili alla sua sopravvivenza. Potete aiutarmi voi? La pianta è in un vaso di terra non troppo grande, dal fondo escono le radici. Devo sostituire il vaso? Inoltre ho saputo che questa pianta non ha bisogno di terra, ma soltanto di acqua. E' opportuno sostituire il contenitore con un altro pieno d'acqua? ». ** La bellezza ama anche ammantarsi di mistero e sul tronchetti che giungono disadorni e senza verde dal Brasile, dalla Florida, dalle Canarie o dai Caralbi si narrano più favole che verità. Quel soprannome fantasioso nasconde un nome comune e molto noto, Oracaena, sinonimo di Cordyline. Le aziende che la importano (e ce ne sono alcune anche nel dintorni di Torino) mettono a radicare I tronchetti in « bancale » contenenti torba o sabbia, o una miscela di queste, in ambienti a temperatura non inferiore al 20 gradi. Terra, sabbia e foglie è il miscuglio adatto Spiega la dott. Elena Accati dell'Istituto di Orticoltura e Floricoltura dell'Università di Torino: « Ogni tronchetto emette uno o due getti alla sommità. Quando questi saranno sufficientemente sviluppati e le piante avranno messo radici in modo da poter continuare a vivere Indipendenti, vengono invasate. Per la coltura è utile usare un vaso del diametro di 15-20 cm, impiegare un miscuglio di terra, sabbia e foglie (mai letame che può arrecare danno) e mantenere il tutto piuttosto umido assicurando una temperatura ambiente di circa 22 gradi ». L'esperta sconsiglia la coltura in acqua « perché la pianta potrebbe andare incontro a fenomeni di rnarcescenza ». Se può rassicurarla, signora Rossi, un membro àeU'équipe di Saper spendere ha da oltre sei anni in casa un meraviglioso esemplare di « pianta della felicità ». E' in un vaso di terra, circa 30 cm di diametro; è alta circa due metri, In un angolo luminoso, senza sole diretto, lontana da spifferi d'aria fredda, pericolosi. Un po' d! acqua una volta al giorno; concime due volte l'anno. Una coltivazione casalinga, senza troppi problemi. Ma la « felicità » sembra apprezzare il trattamento. Forse perché sa vivere anche d'aria e d'amore? * La signora Teresa di Borgomanero ci ha inviato una ricetta facilissima, budino di albumi. Occorrono: mezzo litro di latte, tre cucchiai d zucchero, un cucchiaio di ca cao amaro, sei albumi. Fare bollire il latte con lo zucche ro e il cacao. A parte montare gli albumi a neve ed unire a questi il latte bollito Versare il composto in uno stampo cosparso di zucchero caramellato. Cuocere in forno moderato, a bagnomaria, per circa trenta minuti. Si serve freddo. Simonetta

Persone citate: Angelo Dragone, Elena Accati, Francesco I, Maggiotto, Nino Barbantini, Picasso, Rossi, Stefania Rossi