Il "docking,, tra Apollo e Soyuz è soprattutto un fatto politico

Il "docking,, tra Apollo e Soyuz è soprattutto un fatto politico Il "docking,, tra Apollo e Soyuz è soprattutto un fatto politico Per l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti appuntamento nello spazio il 15 luglio (Dal nostro corrispondente) Washington, 8 luglio. Concepito come strumento di confronto, ['Apollo chiuderà la sua gloriosa carriera come punto di incontro. In una simbologia fin troppo facile, In missione congiunta russo-americana, che partirà martedì prossimo 15 luglio, segnerà il primo episodio di cooperazione spaziale fra le due superpotenze e l'ultima avventura delle astronavi Apollo, che portarono l'uomo sulla Luna. E' come se il progetto spaziale Apollo, nato come risposta schiacciante e definitiva all'umiliazione degli Sputnik, fosse condannato a morire offrendosi come vittima propiziatoria della distensione. Per quasi 5 anni, da questo 15 luglio alla fine del 1979, l'America sospenderà voli umani nello spazio. Scientificamente la missione congiunta, voluta da Nixon e Breznev, non promette risultati di particolare interesse. Politicamente la sua importanza è grande. C'è chi sostiene, appunto sulla base di queste due considerazioni, che tutta l'impresa è una clamorosa sciocchezza, nello stile nixoniano. Osserva ad esempio il senatore Proxmire che: 1) i russi hanno tutto da guadagnare nell'incontro con la tecnologia spaziale americana, e gli Stati Uniti nulla; 2) che il grave dislivello tecnico-operativo fra le due navi spaziali, YApollo Usa e la Soyuz, russa comporta rischi per la vita degli astronauti che nemmeno la « posta » politica in gioco può giustificare; 3) che anche politicamente la missione è solo una vittoria dei russi, che la sfrutteranno per dimostrare al mondo una equivalenza spaziale con gli americani che certamente non posseggono. Il programma dell'impresa è relativamente semplice: partiranno per primi i due cosmonauti sovietici (Lconov, 41 anni, il primo « pedone dello spazio » 10 anni fa e Kubasov. quarantenne, ingegnere) con la loro Soyuz dalla base russa detta impropriamente di Baikonur e in realtà a molti chilometri di distanza, nel deserto del Kazakstan. Sette ore e mezzo più tardi, sempre martedì, prenderanno il volo i tre ame- ricani (Stallord. comandante e veterano dell'Apollo, Slayton che a 51 anni non aveva ancora compiuto una sola missione pur essendo fra i 7 astronauti scelti per primi dalla Nasa nel 1959 e Brand, un collaudatore) da Capo Kennedy dove una sola delle piatlafor- rne di lancio Apollo è ancora in funzione, mentre tutte le altre, compresa quella che vide partire Armstrong per la Luna, sono state demolite. La Soyuz si collocherà in orbita non facendo praticamente nulla se non aspettare l'Apollo che, essendo molto più sofisticata e maneggevole della Soyuz. compirà la vera e propria manovra di congiungimento. Il docking, l'aggancio, è previsto intorno al mezzogiorno di gio- vedi, in un punto 140 miglia i sopra l'Europa. Le due navicelle, VApollo, un lungo cilindro con il muso a cono, la Soyuz, formata da due grandi sfere, rimari anno unite fino alla mezzanotte della domenica successiva e gli astronauti scamberanno lievi pacche non-gra- vitazionali sulle spalle, informa1 a zioni scientifiche, borsch e saluti in una lingua nuova, una sorla di anglo-russo che forse tutti noi faremmo bene a imparare fin d'ora. Al momento della separazione, i russi si dirigeranno immediatamente verso terra, raccogliendo i primi applausi, mentre gli americani rimarranno ancora due giorni in cielo prima di dare il via all'ultimo ammaraggio nella storia dell'Apollo. Si parla di rischi. 11 sistema di aggancio, crealo apposta per poter fondere due macchine così diverse, non è mai stato seriamente collaudato, le pressioni e l'atmosfera nelle due cabine sono diverse (ossigeno nell'Apollo, una miscela nella ] Soyuz), la rete mondiale di coniando russo-americana deve sapersi integrare come se avesse sempre lavoralo di concerto e, soprattutto, le Soyuz non hanno sempre daio prova di completa sicurezza. Soltanto lo scorso aprile un lancio di prova abortì e per questo i russi hanno pronte addirittura due Soyuz di scorta da lanciare, mentre a Capo Kennedy l'Apollo è sola e un po' patetica in questa enorme base prossima al letargo per 5 anni (lavorerà solo gettone lanciando satelliti a e tele- pagamento per telefoni comunicazioni). 1 fautori dell'« operazione Nixon » (così viene ancora maliziosamente definita) indicano negli aspetti politici il grande traguardo dell'impresa. Ma incalzano i pessimisti: e se qualcosa andasse male? Se un americano o un russo perdessero la vita, non perebbe un'ondata di recriminazioni spazzare via tutti i benefici politici» che sono attesi? Rispetto ad una normale missione Apollo, dicono in gran segreto gli specialisti Nasa, i rischi sono più del doppio, non molto in assoluto, ma abbastanza perché il pubblico — ormai blasé di fronte allo spazio — ritrovi un poco di cinico interesse. L'ultima operazione Sky- < lab (l'officina nello spazio ame1 ricana che non destò più pas ! sione di un'officina di perife i ria) non ebbe l'onore della \ presa direna neppure nel mo\ mento più critico, il rientro Per VApollo-Soyuz, invece, catene televisive americane hanno preparato un trattamento eguale, se non superiore, all'allunaggio di Neil Armstrong. Squadre di tecnici americani sono a Mosca da diverse settimane per coordinare il lavoro con la televisione sovietica clic darà all'avvenimento una copertura — pare — opprimente. A capo del team americano, ce un produttore della Abc, Bernstein, che già curò le tra-smissioni per l'ultima visita di Nixon e ricorda ancora benis- simo lo strano « incidente » che impedì ai giornalisti Usa di tra- smettere i loro servizi in Ame- rica. Non appena i corrispon- denti citarono nei loro com- menti il nome di Sakharov (il dissidente per antonomasia) la trasmissione si interruppe perché — dissero i sovietici senza pretendere di essere creduti — un tecnico sbadatamente staccò una spina. In un'intervista con il « Radiocorriere » americano (una pubblicazione che vende 10 milioni di copie alla settimana) Bernstein ha detto di avere trovato come sempre « splendida collaborazione » da parte russa, ma si è chiesto che cosa accadrebbe se qualche cosa andasse male nella missione e come reagirebbe quel tecnico « sbadato » che tiene la mano sulla « presa ». Un dato, tuttavia, è già posi 'ivo in questa vigilia della pri ma missione congiunta: saran no le polemiche o le paure, le speranze o le pressioni poli tiche, ma certo un interesse sconosciuto dai giorni dell'al lunaggio si è riformalo intorno al nuovo episodio spaziale. E YApollo meritava un dignitoso passo d'addio. Vittorio Zucconi Washington. Tre astronauti nel centro spaziale, durante le prove per la missione russo - americana (Tclcfoto Upi)

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