Un dramma umano dietro il tentato suicidio di Garlasco

Un dramma umano dietro il tentato suicidio di Garlasco Un dramma umano dietro il tentato suicidio di Garlasco Temeva di non potere più diventare mamma la giovane sposa che ha tentato d'uccidersi La donna, 26 anni, alcuni mesi fa aveva dato alla luce una bimba morta subito dopo La giovane, sofferente, non aveva neppure visto la piccola che era stata subito sepolta (Dal nostro inviato speciale) Vigevano, 8 luglio. Era diventata madre, per la prima volta, ma poche ore dopo la bambina le era morta. Ecco il suo dramma: riteneva di aver perduto con I quella figlia parte di se stessa, la capacità di continuare ! a vivere. Così ieri a mezzogiorno; sola nel suo appartamento a Garlasco, Carla Panzarasa, di 26 anni, ha cercato di morire: ha aperto il gas e si è inferta una ventina di coltellate, dalla gola all'addome. L'ha salvata il marito, geometra Pierluigi Ottone, 271 anni, che è provvidenzialmente arrivato poco dopo. ! Ora Carla Panzarasa è rico- ! verata nella casa di cura j Beato Matteo di Vigevano. | La prognosi è ancora riser- | vata, ma le condizioni sono migliorate. La lama non ha I leso organi vitali, tuttavia ha reciso numerosi vasi sangui-1 gni causando una forte emorragia. Le numerose trasfusioni hanno fatto risalire la pressione; anche l'intossicazione da gas è superata: i medici sperano di poterla salvare. La Panzarasa è figlia di coltivatori diretti che abitane nella frazione Madonna della Bozzola di Garlasco; anche i genitori dell'Ottone lavorano la campagna, alla cascina Scalina, pure di Garla- sco. Lei, maestra, da alcuni i anni è di ruolo nella scuola degli spastici di Vigevano; ;lui lavora presso l'impresa Iedile Moncalieri di Tromel- !lo. Si sono sposati il primo Imaggio '74 e hanno messo su casa in un condominio di Garlasco, largo Primo Maggio 58. Un matrimonio felice, allietato da una gravidanza che procedeva nel migliore dei modi. « Erano incinte anche un paio di amiche e un paio di cugine di Carla — raccon- ta il papà di lei, Mario Pan- I ; zarasa, 63 anni. — Si face- [ I vano spesso compagnia, par- \ ! lavano dei bambini che sa I rebbero nati ». La lieta e al tempo stesso dolorosa giornata di Carla cade il 23 marzo scorso. Nasce una bambina, Emma Grazia. Un parto regolare, una neonata apparentemente perfetta; ma tre ore dopo, improvvisamente, la piccina muore. La madre l'ha vista solo un attimo dopo la na- I scita. Più tardi, quando chie [ de di poter ammirare la sua \ creatura, si sente ripetere frasi evasive, trova degli sguardi che cercano di evitare il suo. Nessuno osa dirle che Emma Grazia è già morta. « Siamo andati avanti così, con una scusa dopo l'altra, per sei giorni — dice il papà, — infine ci siamo decisi a raccontarle la verità. La bambina naturalmente era già seppellita: coinè avremmo potuto mostrarle un cadaverino? ». Da quel momento, ha inizio la depressione psichica della sfortunata madre. Teneva chiuso in sé il suo dolore, raramente si sfogava, i Dice il padre: « Qualche volta venendomi a far vìsita, mi gettava le braccia al collo e si abbandonava al pianto. Diceva che non si sentiva più capace di vivere, che non le pareva più di essere donna, ora che aveva perduto la bambina. Io la rincuoravo: "Sei giovane, di figli ne puoi avere ancora dieci, se vuoi. Ma lei diceva di no, che non osava più affrontare una maternità ». Amiche e cugine erano tutte mamme felici e lei, pensando a loro, sentiva ancor di più la propria menomazione, la tristezza della sorte che le era toccata. E non potevano queste amiche e cugine cercare di farle compagnia: la loro presenza la deprimeva ancora di più. A un certo punto il marito, i genitori, i suoceri l'hanno convinta a mettersi sotto cu- j ra. L'hanno affidata a un pro \ fessore neurologo di Pavia e la un medico di Garlasco. Il | giovamento non era distinguibile, anzi. Una decina di giorni fa il geom. Ottone ha convinto la moglie a lasciare l'appartamento di Garlasco e a trasferirsi nella cascina Scalina, presso i suoceri, per evitare almeno la solitudine del condominio che, per sua ammissione, le pesava molto. Il marito appena poteva lasciare il lavoro correva a casa per essere più a lungo vicino alla moglie. Savina Mirabelli, madre di Pier Luigi Ottone, dice: « In questi ultimi giorni che era con noi, Carla sembrava essersi un po' ripresa, usciva sull'aia, si interessava al nostro lavoro di contadini. Ieri mattina ha detto che voleva recarsi a Garlasco, dal medico, per farsi ordinare le pillole che aveva ultimato. Sarebbe stata di ritorno per le 11. A mezzogiorno non era ancora tornata, allora io sono corsa in paese, dal medico, e non l'ho trovata. Mi sono precipitata nell'abitazione: c'era la sua bici nr>l garage la cui porta era aperta. L'uscio di casa invece era sprangato e nessuno rispondeva ». A questo punto è arrivato anche il marito che non trovando la moglie nella cascina aveva proseguito per il paese. Con l'aiuto di un coinquilino, ha abbattuto la porta. L'appartamento era già invaso dal gas, Carla era stesa sul pavimento di cucina con gli abiti inzuppati di sangue. E' accorso un medico, il dottor Torlasco, che le ha praticato le prime cure ed ha poi provveduto a farla trasportare con una ambulanza alla casa di cura di Vigevano. Nella notte la donna è stata vegliata dalla madre e dal marito. Stamattina ha incominciato a riprendersi. Dice Enrico Panzarasa, un fratello di Carla: « Sono andato a trovarla a mezzogiorno. M'é apparsa in condizioni migliori, anche di spirito. Le ho amorevolmente fatto capire che s'è comportata male e lei mi ha risposto che non ripeterà più un simile gesto ». Remo Lugli Vigevano. Carla Panzarasa, 26 anni, di Garlasco