I metalmeccanici di Torino

I metalmeccanici di Torino RADIOGRAFIA SINDACALE DI UN'ARISTOCRAZIA OPERAIA I metalmeccanici di Torino Più iscritti ai sindacati nelle piccole che nelle grandi aziende - Come si dividono le scelte - La Ui 1 prima alla Fiat Nel mondo del lavoro italiano i metalmeccanici torinesi sono considerati una categoria leader ed un punto di riferimento responsabile e prestigioso. Questa enorme massa di lavoratori, occupati in alcune delle aziende più grandi del Paese (Fiat, Olivetti, Lancia, Riv-Skf, Indesit) ed in migliaia di piccole imprese è stata « radiografata » da esperti del movimento sindacale. I risultati dello studio sono riassunti in un «quaderno » della Federazione lavoratori metalmeccanici, formata da Cgil-Cisl-Uil. Prima di addentrarci nel contenuto dello studio occorre una premessa: il « quaderno » contiene pagine di autocritica del movimento sindacale; sono individuati ritardi e manchevolezze; non si nascondono nemmeno le polemiche ed i « patriottismi » tra le tre sigle (Cgil-Cisl-Uil); si riconosce che è difficile essere uniti nella « Federazione lavoratori metalmeccanici » restando ancora tre; si sottolinea la scarsa sindacalizzazione di alcune aziende e di certi settori. Sarebbe facile estrarre dal « quaderno » un panorama « in negativo » del movimento sindacale torinese. Però sarebbe sbagliato, perché l'autocritica dimostra due cose: che il sindacalismo torinese è adulto, ed è responsabile. I dati che sintetizziamo vanno letti con questo spirito. La prima notizia che si ricava dal « quaderno » sorprenderà certamente i « non addetti ai lavori »: alla Fiat, cioè nel massimo complesso industriale italiano, il sindacato più forte non è la Cgil ma la Uil. La Uil ha 9517 iscritti contro 8589 della Cgil e 3752 della Cisl. Ci sono poi 17.061 lavoratori « senza scelta confederale » che, cioè, si sono iscritti alla Firn ma non hanno ancora deciso a quale confederazione intendono a- derire. La scelta tra Cgil-CislUil è un momento delicato per il movimento sindacale unitario. Si tratta infatti di evitare che si ravvivino i « patriottismi di sigla »: l'azione di proselitismo deve anche escludere qualsiasi « furberia ». Finora la Firn ha volutamente evitato di premere sui lavoratori perché effettuino le « scelte confederali », e nel « quaderno » si riafferma che « la Firn ribadisce di rispettare la scelta di quei la- voratori che non intendono i- ! scriversi ad una delle tre or-1 ganizzazioni, facendo o mantenendo la sola scelta Firn ». Però si pone anche il problema di acquisire iscritti alle tre confederazioni perché ogni anno c'è una perdita di tessere della Cgil-Cisl-Uil di gente che lascia il lavoro o cambia città o fabbrica: la « movimentazione » porta via ogni anno il 15-20 per cento di tessere confederali alle tre organizzazioni. Poiché i tre sindacati dei metalmeccanici hanno nella provincia di Torino circa 115 mila iscritti, significa che occorrono 13-15 mila « scelte confederali » all'anno per coprire almeno le perdite. Resta il problema, non ancora completamente risolto, di come effettuarle. « Nel 1975 — si afferma nel "quaderno" — bisogna realizzare un'equilibrata raccolta delle scelte confederali che non svantaggi nessuna delle tre organizzazioni, che non stravolga la realtà esistetite nella nostra provincia... ». In tutta la provincia i lavoratori metalmeccanici « senza scelta confederale » sono 40 mila, pari ad un terzo di tutti gli iscritti alla Firn. Un altro fatto certamente poco noto all'esterno del mondo sindacale è che alla Fiat gli scritti alla Firn sono relativamente pochi. Su 141.660 dipendenti delle aziende torinesi del Gruppo Fiat, le tessere della Firn sono 38.919: . 1956, deve pari al 27,5 per cento. E' un tasso di sindacalizzazione tra i più bassi d'Italia. Nel «quaderno» non si considerano le organizzazioni diverse dalla Firn. Però, per avere il grado di sindacalizzazione reale alla Fiat, è necessario ricordare che esiste anche il Sida (Sindacato italiano dell'auto) il quale dichiara di avere 10 mila 700 iscritti. Anche la constatazione che su 25 mila impiegati Fiat i sindacalizzati dalla Firn sono soltanto pari al 7,8 per cento, essere corretta se si considera che tra gli impiegati sono numerosi gli iscritti al Sida. La situazione sindacale viene definita « negativa » per quasi tutti i grandi complessi: alla Lancia, la Firn ha 2996 iscritti pari al 34,4 per cento rispetto a 8700 lavoratori; alla Olivetti («il dato è migliore anche se non sufficiente»), la Firn ha 10.296 iscritti pari al 50 per cento, su 20.595 dipendenti; alla RivSkf, gli iscritti sono 1713 pari al 24 per cento, rispetto a6750 lavoratori; alla Indesitci sono 2461 iscritti pari al41,1 per cento, rispetto a 6000lavoratori; all'Aspera, infine,la Firn ha 1522 iscritti parial 37,6 per cento, rispetto a4050 lavoratori. Alcuni di que-sti tassi di sindacalizzazioneandrebbero corretti se si con-siderasse che esistono altrisindacati: per esempio, i 3500dei sindacato autonomo dellaRiv-Skf, oppure i 300 del Sida alla Lancia. La « sindacalizzazione » èpiù avanzata nelle aziende piccole e medie dove la Firn ha rappresentanti (tra le la-cune, si sottolinea che esi-stono fabbriche «dove la Firnnon registra alcuna presenzaorganizzata»). Nelle aziendemetalmeccaniche torinesi da50 a 200 dipendenti il tassodi sindacalizzazione è del 53per cento. Nelle imprese da201 a 1000 dipendenti la pre senza sindacale è del 52 per i cento. In quelle da 1001 a 5000 lavoratori si scende al 32,5 per cento. Il tasso di sindacalizzazione più basso è quello delle industrie con oltre 5 mila dipendenti: è appena il 31 per cento. La Firn è rappresentata in 760 aziende metalmeccaniche della provincia di Torino: su 298.770 dipendenti i tesserati sono 115.817: dunque il 37,6 per cento. Nella provincia la Cgil è il sindacato più forte con 41.308 iscritti. Al secondo posto c'è la Uil con 20.509 tesserati. Segue la Cisl con 13.305 aderenti. Elevatissimo è il numero dei lavoratori « senza scelta confederale »: sono 40.695 pari ad un terzo del totale. Il grado di sindacalizzazione dei metalmeccanici della provincia di Torino è considerato non soddisfacente dalla Firn. A fronte del 37,6 per cento di Torino, nel « quaderno » si citano il 50 per cento di altre zone come Milano, Genova, il Veneto, l'Emilia. Sergio Devecchi

Persone citate: Olivetti, Sergio Devecchi

Luoghi citati: Emilia, Genova, Italia, Milano, Torino, Veneto