Due anni per il sergente contestatore E' scarcerato. Tensione nelle caserme di Silvana Mazzocchi

Due anni per il sergente contestatore E' scarcerato. Tensione nelle caserme Il tribunale militare ha giudicato l'episodio più clamoroso della "protesta dei sottufficiali Due anni per il sergente contestatore E' scarcerato. Tensione nelle caserme Roma, 8 luglio. «Una piccola causa che solleva un grosso problema, quello dei diritti dell'uomo, garantiti dalla Costituzione». Questo il senso dell'arringa del difensore Giuseppe Sotgiù, omonimo del sergente giudicato oggi per direttissima dal tribunale militare. Il sottufficiale è stato riconosciuto colpevole di «insubordinazione nei confronti di pubblici ufficiali» e condannato al minimo della pena con il beneficio delle attenuanti: due anni di reclusione con la sospensione condizionale per cinque anni e la non trascrizione del provvedimento sul certificato penale. Giuseppe Sotgiu è stato scarcerato immediatamente dopo la sentenza, intorno alle 16. Numerosi sottufficiali presenti in aula hanno applaudito l'ordine di scarcerazione letto dal presidente del tribunale, generale Renato Dorrucci; la madre dell'imputato, arrivata da Osidda, il paese natio nei pressi di Nuoro da dove è uscita ieri per la prima volta, ha pianto per la commozione. Il pubblico ministero, tenente colonnello Giuseppe Scandurra, aveva chiesto due anni e nove mesi di carcere militare ed aveva definito Sotgiu un temperamento «riottoso e disubbidiente», che aveva turbato, dietro una «spinta delinquenziale» un'ordinata manifestazione di protesta nata pacificamente, facendola volgere al peggio. Il processo — al quale hanno attribuito particolare importanza le manifestazioni di solidarietà per l'imputato svoltesi in questi giorni in molte basi dell'aeronautica — è cominciato alle 9 in punto in una piccola aula del tribunale militare di viale delle Milizie. Gli avvocati della difesa Sotgiu e Marotta hanno subito presentato un'istanza perché venisse celebrato con il rito normale piuttosto che per direttissima. La corte ha respinto la richiesta dopo una breve camera di consiglio. A questo punto il presidente ha interrogato il sergente Sotgiu e gli ha contestato le dichiarazioni rese al ten. col. Scandurra il 27 giugno, giorno successivo al suo arresto. Agli atti l'accusa ufficiale: è un rapporto dei carabinieri, in cui si racconta che, durante la manifestazione di piazza Venezia, un maresciallo dei carabinieri in borghese, Fran¬ cesco Scafati, mentre riprendeva con la cinepresa la scena, era stato circondato da un gruppo di sottufficiali. Il maggiore Caracò e il tenente Mencagli, qualificandosi come ufficiali dei carabinieri, li avevano invitati ad allontanarsi, e proprio a questo punto il Sotgiu si sarebbe rivolto verso di loro e verso il cineoperatore esclamando: «buffoni, fate schifo». Di qui l'accusa di «insubordinazione». «Io mi sentivo preso in giro da quei signori — si è difeso Sotgiu — prima mi hanno detto di essere giornalisti, poi cineamatori, ma io ho pensato che fossero del Sid». Ha deposto poi il maggiore Luigi Caracò, 43 anni, siciliano, comandante del nucleo informativo Roma primo. «Ho disposto io, dopo aver avvisato il comandante — dice — che alcuni cineoperatori in borghese riprendessero la manifestazione, affinché poi il materiale raccolto potesse essere trasmesso alla Procura militare». «E' proprio qui che questa causa trova le sue origini — comincia la sua difesa l'avvocato Sotgiu — nell'episodio dei cineoperatori in borghese. Mentre un gruppo di sottuffi¬ ciali manifestava per i propri1 diritti e le proprie rivendica-1 zioni di lavoro, alcune perso-1 ne lì fotografano. Ma queste ■persone non erano in divisa, perchè se così fosse stato non sarebbe successo niente e questo processo non esiste- ! rebbe. Il mio cliente ha pen sato fossero agenti del Sid, l'ha pensato quando ha capito che non erario giornalisti. Come biasimarlo? In Italia tutti sanno che il servizio segreto è inquinato, coinvolto nei più clamorosi processi. Quindi, se il 26 giugno è avvenuto qual-\ cosa — ha concluso Sotgiu — è sfaro perché quei carabinìeri in borghese scattavano fo- j tografie a fini di rappresaglia J interna. Questa è la verità ». Dopo poco più di mezz'ora, alle 15,45 la sentenza: due anni di reclusione. L'avvocato Ottavio Marotta ha dichiarato che la difesa ri-1 correrà per chiedere in parti-: colare «la nullità del dibattimento di primo grado che< non avrebbe dovuto essere ce-i lebrato con rito direttissimo». I Già nel pomeriggio di oggi, appena nelle %-arie città è giunta la notizia della condanna, molte caserme dell'aeronautica sono scese in agita- ; zione. A Cagliari i sottufficiali delle basi della Sardegna hanno indetto una manifestazione di protesta per giovedì pomeriggio. All'aeroporto di Bologna, i sottufficiali hanno osservato compatti lo sciopero del rancio. Lo stesso hanno fatto gli avieri del 58" gruppo Cordovado di Pordenone e 250 sottufficiali della caserma Spaccamela di Udine e quelli della 3' brigata missili di Portogruaro in provincia di Venezia. A Milano, all'aeroporto di Linate, gli avieri addetti all'aeroporto hanno organizzato una sorta di sciopero «bianco», cioè hanno applicato alla lettera il regolamento: partenza degli aerei, uno ogni dieci minuti. E' bastato questo a paralizzare il traffico nazionale e internazionale. A Roma oggi, si è costituito il «Movimento sottufficiali democratici del Centro Italia» che ha il suo quartier generale all'aeroporto di Ciampino. Il «movimento» può contare su 1500 sottufficiali circa sul totale di 25.700. Tra i suoi obiettivi, lo sblocco delle carriere, l'abolizione dei tribunali militari, il miglioramento economico e l'affermazione dei propri diritti (malattia, associazione, eccetera). Silvana Mazzocchi Roma. Il sergente Giuseppe Sotgiu dopo la sentenza