Voi e noi di Nicola Adelfi di Nicola Adelfi

Voi e noi di Nicola Adelfi Voi e noi di Nicola Adelfi Chi ruba chi grida chi spera Perché tanti voti ai comunisti il 15 giugno? Cominciamo dal signor Igino Perelli di Torino: «Benché convinto che un'Italia governata dui comunisti sia destinala a diventare un Paese povero, anch'io ho votato comunista». Quali i motivi? « Gli italiani non si meritano di meglio». Per convincersene basta leggere ;1 giornale in un giorno qualsiasi, aggiunge il Perelli. E tutto d'un fiato elenca misfatti e scandali che guastano la società dall'alto in basso. Qualche esempio. Alcuni, che il fisco considera poveretti, trovano subito miliardi se gli rapiscono un familiare; e però i lavoratori pagano le tasse fino all'ultima lira guadagnata. Se un pezzo grosso ruba miliardi, di regola il furto viene insabbiato: ma se un ragazzo ruba un melone va a finire in galera. In molti ullici pubblici, se non si distribuiscono bustarelle si vive sperando e si muore disperati. In alcune grandi fabbriche le assenze ingiustificate toccano punte del 50 per cento. Mettiamoci poi gli scioperi: anche se uno guadagna un milione il mese, si mette in sciopero ben sapendo che prima o poi riuscirà ad aggiungere qualche cosina al milioncino mensile. Non è tutto. Crimini di una efferatezza bestiale vengono compiuti ogni giorno, ma guai a chiedere il ripristino della pena di morte: eppure la mafia ci insegna che il timore di essere uccisi fa rigare diritto gli affiliati, i testimoni e persino le stesse vittime della mafia. Le società multinazionali chiudono le imprese dicendo che non hanno più convenienza a produrre in Italia e gettano sul lastrico migliaia di lavoratori, ma poi veniamo a sapere che hanno fatto affari d'oro con la complicità di partiti c uomini politici. Ma basta cosi. L'elenco delle cose storte, ve lo dicevo, è molto lungo. Affrettiamoci dunque alle conclusioni del signor Perelli: «In una situazione cosi marcia diciamoci con Sansone che non importa morire quando si ù certi che creperanno anche i filistei». E poi: «Ben venga il bastone. Con i comunisti non ci saranno più scioperi e i crimini diminuiranno. Ci sarà miseria? Si. ma sarà uguale per tutti (esclusi i capi). Tut- lo sommalo, gli italiani si meritano il comunismo. Della libertà si è futto un pessimo uso ed è meglio rinunciarvi per almeno 50 anni». Non commento, e passo alla lettera del signor Mario Para vani, anche di Torino. La sua opinione è che le perdite elettorali della de sono dovute in parte, forse mezzo milione di voti, alla legge 336 in favore degli statali ex combattenti. Dice un proverbio: fai il bene e dimenticatene, fai del male e ricordatene. La de tuttavia non ne ha tenuto conto. Quali le conseguenze? 1 beneficiati da quella legge non avevano più interesse a votare per la de; e viceversa tutti ili altri ex combattenti, i dipendenti privati, quelli esclusi dai vantaggi della 336. col dente avvelenato hanno votato in gran numero contro la de. In effetti, è stata una sacrosanta punizione per una ingiustizia che grida vendetta a Dio. Come si fa a regalare una barca di milioni a statali che talora videro la guerra col cannocchiale e nel contempo prendere a calci gli impiegati privati anche se alla guerra diedero il fiore degli anni, perfino parli del proprio corpo? Ascoltiamo altre campane. Siccome in un articolo ho detto che, sentendomi democratico nel senso genuino della parola, non voterò mai per i comunisti e che se un giorno fossi messo sotto vigilanza speciale da un regime comunista per questa mia dichiarazione, non starei a pernii¬ mene; il signor Ignazio Di Napoli, medico condotto a Faggiano (Taranto), mi scrive: «Mi onoro di chiederle di aggiungere il mio nome al suo nell'elenco degli eventuali Suturi vigilati speciali, cioè di coloro che desiderano una democrazia senza aggettivi». Quel lettore però aggiunge di ritenere «prematura la recita del de profundis alla libertà». Lo penso anch'io. Ma se il tempo ci darà torto? Ebbene, caro Di Napoli, ci terremo buona compagnia insieme: sorvegliati speciali, ma coerenti. Ancora un tocco di campana (Luigi Ferrerò di Acqui) sempre sullo stesso argomento. Accantono gli elogi alla mia supposta chiarezza nel dire pane al pane e punto all'essenziale: «Troppi politici imitati du individui delle più diverse specie, si nascondono dietro cortine di discorsi difficili: metodo non nuovo, se lo usava giù il pavido don Abbondio parlando Ialino con quel poveraccio di Renzo». Ma che si nasconde dietro quelle ambigue cortine? Scrive il lettore: «La verità è che a molti il comunismo fa paura e perciò lo blandiscono fm du ora», con concetti tortuosi, vere acrobazie cerebrali. Seguono alcune considerazioni. Finora non è stato inventato nessun sistema politico migliore di quello democratico: e dove funziona bene, dà progresso civile, benessere materiale e giustizia sociale in quantità molto maggiore che nella più illuminata delle dittature. Tuttavia la democrazia va difesa soprattutto «per molivi di natura inorale: inerita realizzare la libertà per la libertà, a prescindere du tutti i suoi vanluggi, anzi anche u costo di rinunciare a qualche vantaggio. Vale la pena rinunciare al piatto di lenticchie pur di salvare la primogenitura della libertà». Tante campane, tanti suoni differenti. Per conto mio. mi limito a ricordare quel che diceva una martire luminosa del socialismo, Rosa Luxemburg: « La libertà solo ai partigiani del governo, solo ui membri del punito, non è mai la libertà. La libertà è sempre la libertà di esprimersi di coloro che pensano in modo diverso ».

Persone citate: Igino Perelli, Ignazio Di Napoli, Luigi Ferrerò, Mario Para, Perelli, Rosa Luxemburg, Sansone

Luoghi citati: Acqui, Faggiano, Italia, Taranto, Torino