Avvertimento da un convegno a Urbino

Avvertimento da un convegno a Urbino Avvertimento da un convegno a Urbino C'è il pericolo di carestie (se non si provvede subito) (Dal nostro inviato speciale) Urbino, 3 luglio. Triplicare la produzione alimentare entro il 2000 dev'essere l'impegno prioritario della nostra generazione, se si vogliono evitare carestie senza precedenti: già oggi Vii insufficienza alimentare » (come viene definita, con un freddo eufemismo, la fame) uccide quasi un terzo dei sessanta milioni di uomini che muoiono ogni anno. La situazione si è aggravata dal momento in cui nei Paesi del Terzo Mondo sono stati inviati medici e suore prima che agronomi: si è così permesso agli africani di scampare alle epidemie senza preparare il nutrimento che gli consentisse di sopravvivere. L'agricoltura, dunque, è chiamata ad un grande sforzo: di uomini, di idee, di capitali. Ed essa è pronta a cogliere questa sfida storica, se 1 rapporti politici ed economici fra gli Stati della terra non ostacoleranno gli scambi dei prodotti alimentari (ogni giorno migliaia di bambini muoiono perché la farina di pesce che avrebbe potuto sfamarli è andata a nutrire i polli destinati ai ricchi, già ben sazi). La produzione agricola è aumentata in passato e potrà crescere ancora in futuro, per l'insieme di più fattori: nuove conoscenze derivanti dalla ricerca, accrescimento delle capacità tecniche degli agricoltori, massiccio impiego di capitali, disponibilità sempre crescenti di semi, fertilizzanti, insetticidi, macchine, sistemi di irrigazione. Questa prospettiva è emersa dalla relazione che il prof. D. Gale Johnson, dell'Università di Chicago, ha tenuto oggi ad Urbino, al seminario organizzato dal Ceses (Centro studi e ricerche sui problemi economicosociali) sul tema « Modernizzazione dell'agricoltura: Est ed Ovest ». Il passato depone a favore del futuro. La produzione agricola media per addetto è aumentata dal 1880 al 1960 di circa quattro volte in Danimarca e in Francia, di due volte in Inghilterra. La storia stessa dello sviluppo agricolo inficia la teoria dei rendimenti decrescenti, che ogni tanto fa capolino; l'economista americano Robert W. Long ha calcolato che la produzione agricola degli Stati Uniti nel 1970 sarebbe costata 29 miliardi di dollari in più (quasi 19 mila miliardi di lire), se fosse stata ottenuta con 1 metodi di produzione di quarant'anni fa. Ma c'è di più. I progressi dell'agricoltura, estremamente lenti per millenni, da due secoli in qua si sono all'improvviso accelerati. All'epoca della caduta dell'impero romano si ricavavano in Europa 450 chili di cereali per ettaro; dopo mille anni si è arrivati a 600, nel secolo scorso a 1600 chili, mentre oggi la media è di 4000-5000 chili. I rendimenti per ettaro sono cresciuti soprattutto per merito delle ibridazioni, ma anche mezzi produttivi e conoscenza tecnica sono indispensabili per una ulteriore espansione. Vale per tutti l'esemplo del cotone del Ciad. Se la semina avviene per tempo, se ne producono 800 chili per ettaro; se si interviene due mesi più tardi la produzione si riduce a 100 chili. In entrambi i casi, comunque, una dose opportuna di concime fa raddoppiare il rendimento. Il rapporto varia quindi da uno (semina tardiva) a otto (semina precoce). Nulla, quindi, va lasciato indietro: occorrono ricerche nel campo delle scienze biologiche, soprattutto della fisiologia, della genetica, della nutrizione; bisogna sostituire 11 più possibile l'energia animale con energia meccanica; così come sono indispensabili la penetrazione multilaterale della chimica e l'accrescimento delle capacità produttive della terra, soprattutto mediante l'irrigazione. Livio Burato

Persone citate: D. Gale Johnson, Livio Burato, Robert W. Long

Luoghi citati: Ciad, Danimarca, Europa, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Urbino