Perse il figlio per uno spavento ora chiede i danni all'ospedale

Perse il figlio per uno spavento ora chiede i danni all'ospedale Una gestante impiegata presso gli enti psichiatrici Perse il figlio per uno spavento ora chiede i danni all'ospedale Era nell'ufficio quando un degente, affetto da delirio persecutorio, chiese di parlare al direttore e, al suo rifiuto, le si avventò addosso - Dieci giorni dopo la donna dovette abortire Un'impiegata dell'ospedale Villa Regina Margherita ha intentato causa agli ospedali psichiatrici di Torino. Vuole il risarcimento dei danni morali e fisici per un'interruzione di maternità provocata dallo spavento, in seguito all'aggressione di un ricoverato che penetrò nella segreteria e le saltò al collo minacciandola perché non gli aveva procurato un colloquio con il direttore. Ieri mattina, in apertura d'udienza del processo, il pretore dottor Converso ha deciso di fare un sopralluogo nell'ospedale dove lavora l'impiegata Antonella Epate, per verificare sul posto le modalità dell'aggressione, avvenuta il 9 agosto scorso nella segreteria medica. Il ricoverato Pietro La Perna, 28 anni, che secondo il difensore della Epate, avvocato Trinelli, soffre di sindrome dissociativa ed è affetto da delirio persecutorio, pretendeva un colloquio con il direttore dott. Gandiglio. Invitato dalla signora Epate ad allontanarsi, reagì chiudendo la porta della stanza a chiave ed avventandosi contro l'impiegata. La donna riuscì a sfuggirgli e ad avvertire telefonicamente il capo infermiere che con un collega si precipitò in suo soccorso. Nella stessa mattinata la donna, giunta a casa, chiamò un medico che la inviò al Sant'Anna per una visita di controllo. Una decina di giorni dopo, le condizioni della paziente peggiorarono e fu ricoverata al Sant'Anna dove abortì. Era al terzo mese di gravidanza. Nella sua deposizione al pretore, il direttore dell'ospedale, Gandiglio, ha affermato, tra l'altro, che «in conformità ai moderni orientamenti della psichiatrìa, i malati che hanno dimostrato di non essere pericolosi, godono di un'ampia libertà di movimento. E' poi compito del medico di reparto valutare la pericolosità del paziente». Il nodo da sciogliere nella causa, secondo gli avvocati Pini e De Donato, difensori del presidente degli ospedali psichiatrici Andrea Prele e del direttore Gandiglio, sembra essere la libertà di movimento dei malati all'interno dell'istituto. Per il difensore dell'impiegata, una volta stabilito che l'aborto fu una conseguenza dell'aggressione patita, esiste una chiara responsabilità dell'ospedale al risarcimento del danno per l'impiegata. « Il problema, caso mai — dice l'avvocato Trinelli — è di natura assicurativa. In violazione all'art. 30 della legge 132 gli ospedali psichiatrici non avrebbero provveduto ad assicurare adeguatamente ed a proprie spese l'impiegata contro simili rischi». Il processo proseguirà domani, sabato, con la nomina del periti, che dovranno stabilire se la donna poteva portare a termine la gravidanza (avrebbe già abortito in passato) ed in quale misura l'aggressione abbia potuto influire sull'aborto. * Un ladro di galline è Anito in assise (pres. Barbaro, p. m. Ferrara, cane. Ferlito) con le accuse di tentato omicidio e di ra. pina. La notte sul 1» marzo 1974, Anna Beltramone in Coreoborgo, abitante in una cascina, strada Settimo 254, è svegliata da ni. mori sospetti che provengono dalla stalla. Accorre, con il Aglio Bruno, allora sedicenne, e sorprende un ladruncolo che sta uscendo dal pollalo. Bruno tenta di fermare il malvivente, che estrae una pistola, spora due colpi e fugge su un camioncino lasciando sul posto un sacco con tre galline sgozzate. Lo sconosciuto viene rintracciato il giorno dopo e riconosciuto dal ragazzo: è Costantino Pietrosanto, 36 anni, strada della Maga 22. In un primo tempo nega, dice che il camioncino, pro- prio quella notte, gli è stato rubato. Ma in casa gli trovano una pistola. Ieri, difeso dagli avv. Bonati e Martoglio, confessa: « Sono stato io, ma ho sparato solo per intimorire i derubati e poter scappare ». La Corte lo ha assolto per insufficienza di prove dal tentato omicidi e lo ha condannato a due ani., per rapina, con 6 mesi di arresto per la detenzione e il porto abusivo di arma. |II|I|

Luoghi citati: Ferrara, Torino