Francia il tasso sale sempre
Francia il tasso sale sempre Francia il tasso sale sempre Véronique Maurus Le Monde Crisi del petrolio, recessione, restrizione dei crediti: sono poche le imprese francesi a non aver subito i contraccolpi della congiuntura, testimone eloquente della degradazione generale della loro situazione finanziazia. L'insieme di questi fattori negativi spiega la crescita dei fallimenti, aumentati nel 74 del 26 per cento rispetto l'anno precedente. Stando alle cifre fornite dal bollettino ufficiale degli annunci commerciali, nel 74, sono stati discussi in totale 11.974 fra fallimenti giudiziari e liquidazioni di beni contro i 9411 del 73. Più significativo ancora, il « tasso di fallimento ». che indica il rapporto fra i dissesti finanziari pronunciati in tribunale e il numero delle imprese, è passato, per l'insieme delle attivila economiche, dal¬ 10 0,54 per cento nel 75 allo 0.68 per cento nel 74. I fallimenti non hanno tuttavia colpito tutti i settori economici con uguale intensità. 11 più provato è quello edilizio e dei lavori pubblici, per il quale il tasso fallimentare è passato dallo 0,67 per cento alla cifra record di 0,92. Seguono il commercio (0,73 per cento nel 74 contro lo 0,61 per cento del 75) e le società di consulenza (0,70 per cento contro 0,56). Nell'industria il tasso è più modesto pur avendo progredito dallo 0,42 del 73 allo 0,53 dell'anno passato. L'accelerazione dei depositi di bilancio è stata particolarmente sensibile a partire dallo scorso autunno. In settembre il numero dei fallimenti giudiziari è quasi raddoppiato rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, 747 contro 357. Alla fine di ottobre esso era superiore del 90 per cento all'ottobre 73. e in novembre del 58 per cento. Dopo un periodo di stasi registrato in dicembre, la situazione si è nuovamente aggravata con l'inizio dell'anno nuovo, f fallimenti di gennaio c febbraio sono risultati superiori dell'8 per cento rispetto al primo bimestre 74 e il doppio rispetto al 73, superando le cifre da primato avute nel primo semestre 70. Tenuto conto del fatto che queste statistiche comportano un ritardo di tre mesi per la compilazione e la pubblicazione, la contrazione che ne emerge si applica a tutto il secondo semestre 74. Le cifre che abbiamo riportato corrispondono all'evoluzione della congiuntura economica francese dell'anno passato. In effetti, almeno per ciò che concerne la prima metà dell'anno, grazie all'impulso avuto nel 73, l'attività era stata abbastanza sostenuta, cosa che aveva consentito alla maggioranza delle imprese di subire su scala ridotta gli effetti frenanti della crisi energetica. Molti settori hanno infatti aumentato considerevolmente il giro d'affari (più del 65 per cento nella chimica, oltre il 40 per cento nella siderurgia). Tuttavia ii piano di raffreddamento dell'economia, varato dopo le elezioni presidenziali, ha brutalmente inciso sull'evoluzione. Il denaro é diventato più raro e soprattutto più caro, sono stati rafforzati i controlli dei prezzi, sui quali si sono soprapposti il rallentamento economico dei Paesi vicini e lo sciopero postale di settembre che aveva paralizzato quasi tutta l'attività commerciale. Questo ha significato che molte industrie hanno visto ridurre drasticamente le commesse a partire dall'autunno. Appesantite dalle scorte di deposito, che non si potevano finanziare essendo le ditte impossibilitate a ricorrere al sostegno bancario del quale avevano finora abusato, disturbate dal marasma del mercato borsistico e dalla caduta dei risparmi familiari, per le imprese non è rimasta che l'alternativa di studiare gli espedienti più diversi: appelli al mercato finanziario internazionale, per le ditte più consistenti, prelievi dal proprio capitale per le più modeste. Di conseguenza, le società più fragili sono affondate. Al di là di questa spiegazione congiunturale, il fenomeno è però ancora più inquietante. L'ecatombe delle imprese si riflette direttamente sul progressivo deterioramento delle società francesi, una tendenza in atto ormai da diversi anni. Uno studio del gruppo Parisbas, pubblicato in febbraio, dimostra che la fragilità finanziaria delle imprese francesi non ha cessato di aggravarsi dal '65 al 73. « E' da dieci anni che le società non conoscevano una situazione finanziaria così precaria » dice il rapporto. I pessimi risultati mettono in dubbio le risorse di autofinanziamento, il cui tasso medio è caduto dal 54,8 per cento del 1960 al 44,8 del 71-72. L'aumento dell'indebitamento esterno ha di conseguenza non soltanto incrementalo il volume degli interessi passivi ma ha accresciuto, oltre i limiti di guardia, il loro grado di vulnerabilità. Gli imprenditori accusano il controllo dei prezzi, imputando l'avverso andamento della congiuntura alla difficoltà di riversare sui prezzi di vendita il rialzo dei costi gestionali, in primo luogo quello dei salari. Appare però evidente che una politica creditizia troppo lassista abbia incoraggiato numerose imprese, specie le piccole e le medie, ad appesantire sconsideratamente i loro impegni finanziari, praticando quella che viene definita « la fuga in avanti ». Un atteggiamento del genere trova giustificazione soltanto se l'espansione economica si mantenga a livelli accettabili. Quando interviene la recessione, anche se limitata, non resta che il fallimento. E' quanto è avvenuto lo scorso anno in Francia e nulla indica che la situazione tenda ' migliorare per l'immediato futuro. Al contrario, alcuni settori primari, come la chimica e la siderurgia, per molto tempo risparmiati dalla crisi, cominciano ora a soffrire e prevedono giorni ancor più duri.
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