Metropoli in deficit

Metropoli in deficit INCHIESTA: BILANCI DI 4 CITTÀ Metropoli in deficit Le grandi città sono ingovernabili. E' una frase che si sente dire in tutto il mondo; quando sembra evidente che i grossi eentri cittadini non siano più in grado di risolvere i problemi specifici che li riguardano. Esaminando la situazione più da vicino, come nel caso delle quattro città scelte per questa inchiesta (Genova. Francoforte sul Meno. Manchester e Grenoble), ci si accorge però che le varie difficoltà e le loro origini sono molto più differenziale di ciò che potrebbe apparire a prima vista. Osservando le analogie si può trarre dal confronto qualche dato positivo. Nessuna delle quattro città è colpita in modo particolare dalla disoccupazione, attualmente il maggior problema europeo. Le cifre sono chiaramente al di sotto del livello medio dei rispettivi Paesi. Il motivo è da ricercare sicuramente nella varietà di possibilità economiche che offre la città. Dove prevaleva la monoslrunura (Manchester) si è provveduto per tempo ad introdurre sistemi di « salvataggio ». Dappertutto l'indebitamento è inquietante. Il metro di paragone non c sempre lo slesso ma il 30 per cento del bilancio, come è concesso indebitarsi al comune di Grenoble, sarebbe impensabile altrove. Non sembra tuttavia possibile la totale bancarotta di una grande città sia che si tratti di credito pubblico, come nel caso di Manchester, o di prestiti sul mercato di capitali privati, come nel caso di Francoforte. Tuttavia il più serio tra tutti i problemi comuni è il fatto che la quota di autofinanziamento per i maggiori impegni comunali è relativamente bassa ovunque. Tramonta cos'i l'autonomia delle grandi città. Se si pensa al ruolo clic hanno avuto le città europee nella storia, politicamente, economicamente e. non da ultimo, anche culturalmente, è triste vedere come esse oggi minacciano di affondare in mille giganteschi problemi, dipendendo dallo Stato e dallo sviluppo economico, essendo appena in grado di strutturare il proprio futuro in piena responsabilità e consapevolezza. Con tutto ciò. aspettarsi da queste quattro città un'obiezione contro la tesi dell'ingovernabilità, è solo un barlume di speranza. FRANCOFORTE Joachim Neander Dio Welt Quando si discute il problema delle grandi città nella Germania occidentale, il nome cade su Francoforte. Questa città non è né la più grande, né la più ricca e neppure la più importante del Paese, eppure qui nella « sventrata pancia della Repubblica Federale » (come lo scrittore Horst Krùger la definì una volta), le discussioni sono più accese e più dure, i contrasti più stridenti. Francoforte suscita angoscia, anche se tutto questo spesso è frutto di opinioni preconcette. Dopo Stoccarda è la città tedesca con i più alti salari. Su 659.000 abitanti. 119.700 sono stranieri. Gli appartamenti occupati sono 285.982 e il 12 per cento delle famiglie è proprietario dell'alloggio in cui abita. Le auto immatricolate sono 225.644. La chimica è al primo posto tra le industrie e la disoccupazione, con una quota del 5 per cento, è la più bassa della media registrata nel resto del Paese (che è del 5.2 per cento). Francofone sul Meno non è una città povera. 11 preventivo finanziario del 1975 ammonta a 1936 milioni di marchi c il bilancio patrimoniale prevede un ulteriore stanziamento di 821 milioni di marchi. Per le sole imposte comunali (costituite da imposte industriali e tasse sui salari) la città riscuote appena 1100 milioni di marchi. Non meno di 6400 milioni vanno, sotto forme diverse, alle casse dell'Amministrazione regionale e federale. Una parte di questa somma viene però ricuperata attraverso varie forme di sovvenzioni. Per esempio, nel 1974 Francoforte ottenne dalla sua Regione, il Land Assia, un aiuto straordinario di 135.3 milioni di marchi. Anche lo Stato federale interviene mettendo a disposizione una somma considerevole per la costruzione della metropolitana e della rete tranviaria. Il borgomastro Rudi Arndt (48 anni, molto dinamico, appartenente all'ala sinistra del partito socialista democratico ma vicino alle posizioni dei giovani socialisti di sinistra) è consapevole dei grandi problemi in cui si dibattono le città: postulanti e schiavi dei signori di 13onn. i quali hanno il potere decisionale su ogni grande progetto municipale. Francoforte ha un deficit di 1500 milioni di marchi. Nel preventivo finanziario del 1975, 89 milioni vanno per il saldo di debiti e 126 per il pagamento di interessi passivi. Altri 600 milioni di marchi sono stanziati per il saldo di debiti contratti dalle aziende dei trasporti urbani e dalle aziende elettriche. Una via d'uscita per eliminare questi indebitamenti purtroppo non è in vista. I tassi sulle imposte sono più alti di ogni altra città tedesca. E' difficile promuovere iniziative atte a contenere la spesa pubblica: quasi la metà delle uscite annuali se ne vanno per il pagamento degli stipendi al personale. Tuttavia Francofone non si trova nella necessità di dovere sospendere nessuno dei grandi progetti in corso per motivi finanziari. Si è dovuto però diluire il tempo preventivato per la costruzione della metropolitana che sta divorando diverse migliaia di milioni di marchi, anche se la stasi congiunturale ha frenato un po' i costi dei materiali da un'ulteriore ascesa. Nel frattempo sono sorte critiche sul gigantesco progetto e sulla base di nuovi dati raccolti non sembra che tutto sia slato fatto nel modo giusto. Il tempo delle accese dispute sembra però oggi finito. Lo scorso anno, 15 edifici vuoti erano stati occupati illegalmente e in oltre 20 case in affitto gli inquilini non pagavano la pigione per protesta contro la speculazione e la « distruzione >» del lato occidentale della parte vecchia di Francoforte. Si cominciò sloggiando forzosamente gli abusivi e si arrivò verso la fine del 1974 alla battaglia nelle strade. Nei rimanenti alloggi proprietari ed occupanti hanno raggiunto un accordo e ora l'amministrazione cittadina afferma che non vi sono più alloggi occupati abusivamente. Anche l'aumento delle tariffe dei trasporti urbani che nel 1974 portò a violente dimostrazioni nelle vij cittadine, e per le quali si rese necessario l'impiego di centinaia di poliziotti fatti arrivare perfino dalla regione limitrofa della Renania Palatinato, è attualmente accettato da tutti. Non mancano tuttavia nuovi motivi di preoccupazione per il borgomastro Arndt. che a suo tempo assunse questo ingrato ufficio soltanto dietro al personale intervento dell'adora cancelliere Willy Brandt. La disoccupazione giovanile porta alla criminalità, la cui costante ascesa sembrava soffocata a Francofone. Ora è di nuovo in aumento. La speculazione sui terreni ha dato l'avvio alla costruzione di enormi palazzi per uffici, che sono già costruiti o in fase di ultimazione. Arndt vede comunque realizzarsi una delle più importanti premesse per la sopravvivenza di Francoforte. Al primo marzo di quest'anno è stata fondata la cosiddetta unione dei Land limitrofi che si propone, nell'interno del territorio di Francoforte, la creazione di insediamenti industriali con relative infrastrutture ed edifici di pubblica utilità. Arndt ne è il presidente, e cosi il più potente uomo del Land assume anche la carica di ministro-presidente. Città ingovernabili? A questa domanda Rudi Arndt va quasi in collera e spiega: in una città ingovernabile egli non avrebbe assunto la carica di borgomastro. In una inchiesta promossa da un grande giornale sul tema « ansietà » egli è stato l'unico che. senza esitare, ha risposto di non avere paura. Non tutti i cittadini di Francofone si sentono però rassicurali da queste affermazioni e non lutti sono certi che ciò significhi garanzia di tempi migliori. GRENOBLE Bernard Elie Le Mondi: Dinamismo industriale, università ad allo livello, e anche un ambiente qualificato, hanno dato a Grenoble la fama di città d'avanguardia, esemplare sotto molti aspetti. Questi aloni sono stati per molli anni all'origine di uno dei più alti lassi d'incremento demografico francese, fra il 4 e il 5 per eenlo. In ventanni la popolazione del comprensorio, formato di 24 Comuni, è raddoppiata. Oggi ammonta a 580 mila abitanti, di cui 180 mila solo a Grenoble, con un'alta percentuale di studenti (25 mila, di cui 4 mila stranieri). Ci sono 276 automobili ogni mille abitanti, e si calcola che 42 mila appartamenti siano di proprietà. 55 mila in affitto. La paga annua di un operaio è superiore alla media nazionale, mentre quella dei dirigenti è leggermente inferiore. L'occupazione è stata sinora relativamente salvaguardata, grazie alla differenziazione dell'industria. Questa situazione non esclude però le discriminazioni. Per superarle l'amministrazione comunale, socialista, eletta nel '65 e rieletta nel '71. ha sviluppalo un vaslo programma sociale. Su un bilancio di 224 milioni di franchi. 38 milioni, cioè il 17 per cento, saranno destinati nel '75 agli « affari sociali ». In dieci anni il bilancio è più che triplicato, in valore assoluto: questo incremento è direttamente legato al moltiplicarsi dei servizi collettivi — centri sociali, pensionati per anziani, asili nido. ecc. — e all'aumento degli oneri relativi. In un decennio, il personale dell'assessorato ai problemi sociali è passalo da 66 a 536 persone. Lo sforzo è altrettanto considerevole nel campo ùc\Yhabitat: la <- Villeneuve », che comprende 10 mila alloggi a riscatto, il 50 per cento dei quali già occupati, non è stala concepita come un dormiiorio. ma offre tutta una serie di servizi « integrati »: centri scolastici, sanitari e culturali. L'indebitamento della città ammonta oggi a 357 milioni di franchi, considerando tutti questi investimenti e quelli fatti nel '65 e nel '68 per le Olimpiadi invernali — un prestito trentennale di 166 milioni di franchi al tasso del 5.25 per cento per attrezzature come il Palazzo dello Spori con 15 mila posti, il Centro culturale e la stazione ferroviaria. Il rimborso delle rate annuali non è eccessivo: nel '73, per esempio, è ammontato a 28 milioni'di franchi', di cui 17 milioni di interessi e 11 di capitale, cioè poco più del 13 per cento delle entrate in bilancio. La percentuale massima consentita è del 30 per cento. La programmazione dipende essenzialmente dalla consistenza delle sovvenzioni concesse dallo Stato. Da una parte questo sistema olire ai Comuni la possibilità di otlenere finanziamenti, dall'altra porla il governo a esercitare un controllo soffocante sulle collettività locali. Inoltre questo contributo è illusorio: due anni fa Grenoble ha ricevuio sovvenzioni per 10 milioni di franchi, ma ha dovuto versare allo Stato 12 milioni in Tva (l'equivalente dell'Iva). In compenso lo Stato tende sempre di più a scaricare sui Comuni l'onere finanziario per le loro nuove necessità. La partecipazione dei cittadini di Grenoble alle spese di conduzione c d'investimento consisterà quest'anno nel 40 per cento del totale, cioè 102 milioni di franchi su un bilancio di 251 milioni. La differenza verrà coperta dalle tasse, versate ai Comuni dallo Stalo, sulle retribuzioni e sui fabbricati, per 140 milioni di franchi, e dagli introiti di alcuni servizi municipali, per 27 milioni. Secondo uno studio pubblicalo recentemente dal settimanale Le Point. la pressione fiscale ammonterebbe a 282 franchi per ogni cittadino di Grenoble. Pur considerando troppo alte le imposte locali, che comprendono le quote dovute agli altri Comuni, al Dipartimento e alla Regione, i contribuenti vi si rassegnano per timore di azioni giudiziarie, e preferiscono manifestare il proprio scontento con lo sciopero nel pagamento degli affitti o delle relative tasse. L'imposta sulla casa, alla quale sono tenuti tutti gli abitanti, si rivela ingiusta poiché colpisce, a volte in modo pesante, famiglie a basso reddito esenti dall'imposta di Stato. La polverizzazione comunale, che porta a intollerabili discriminazioni sociali nel campo dell'habitat, ad esempio, è un'altra fonte di contestazioni. Quest'anno, per non appesantire la quota di ciascun abitante, l'amministrazione di Grenoble ha dovuto rinunciare a spese quali il mezzo milione di franchi consacrato ogni anno all'acquisto di opere d'arte, o rifiutare l'apertura di alcune realizzazioni come la biblioteca o la piscina. L'esercizio di un reale potere comunale che non consista, come accade ora. nel supplire alle carenze della politica nazionale, impone un'ampia delega di mezzi e responsabilità. E' il motivo per cui il sindaco di Grenoble. Hubert Dubedout. si dichiara « decisamente favorevole ad un sistema di autogestione » e ad una struttura amministrativa del comprensorio « eletta a suffragio universale ». E' improbabile che la riforma proposta in autunno al Parlamento si realizzi in modo così radicale. Ma si ha la sensazione, tanto a destra quanto a sinistra, che il governo abbia capito che il « livello di guardia » è slato raggiunto. GENOVA Fabrizio Carbone Lu Stampa Genova in fotografia: 800.000 abilanti vivono su una superficie di 236 chilometri quadrati. Una città di cemento che ingloba il porto più grande d'Italia, un aeroporto sul mare, una rete stradale e autostradale di quasi cinquecento chilometri. Una situazione igienica carente nonostante l'entrata in funzione di quattro depuratori. Nei dodici ospedali pubblici i posti letto sono 9667. Seicentoventìquattro scuole (dalle materne alle medie superiori) per oltre 136 mila alunni. Una sola università per più di ventottomila studenti. Arroccata sulle colline, Genova è carente negli spazi verdi, negli impianti sportivi: poche piscine per una città di mare; 2 campi da bocce ad uso di quartieri periferici contro i 29 campi da tennis del quartiere residenziale di Albaro. Il più evidente dei mali di Genova è lo spopolamento costante della città: i genovesi emigrano in gran parte allontanandosi verso i piccoli centri della costa. Diminuisce anche la popolazione attiva. Aumentano invece le malattie infettive come l'epatite virale e le febbri tifoidee. La crescita della popolazione non solo è arrivata a zero: ogni giorno muore più gente di quella che nasce. Diminuiscono i matrimoni. Dai dati statistici del gennaio '75 si vede che salgono i prezzi al consumo e aumentano, anche se non in maniera preoccupante, i disoccupati. 11 traffico urbano risente della presenza di 250.000 autovetture circolanti, secondo i dati dell'Ufficio della motorizzazione civile. E' in progetto una metropolitana che potrebbe risolvere i problemi della circolazione, ma che trova ostacoli per il finanziamento. Genova dovrà decidere il risanamento e il restauro del suo centro storico. La crisi economica ha colpito più di ogni altro il settore edilizio. Secondo i dati del censimento 1971 esistono quasi 285 mila case per 1 milione 174 mila stanze. Le case non occupate sono ventimila: 275.000 persone vivono nelle 109.000 case di proprietà, in affitto vivono più di mezzo milione di persone (167 mila case). Sul reddito medio pro-capite non ci sono dati ufficiali. La città dovrebbe essere al quinlo posto in Italia. La popolazione attiva (in condizione professionale e in cerca di primo impiego) raggiunge le 287 mila unità. Stando ai dati del censimento industriale e commerciale (1971) le forze lavoratrici erano 225.800. Sessantamila quindi sono i disoccupati. L'attuale fase di crisi economica — secondo il parere degli esperti genovesi ■— non ha contribuito molto all'aumento della disoccupazione. Il solo settore veramente in erisi è quello edilizio. L'industria manufalturiera (71 !5 imprese e 78 mila addetti) è in fase di itasi. 11 commercio (19 mila imprese e 56 mila addetti) è in leggera ripresa menile le imprese dei trasporti e comunicazioni (52.000 lavoratori) sono in flessione, Per quanto riguarda i lavoratori pendolari le slime non ufficiali parlano di un movimento di 7600 persone al giorno. Si tratta di un fenomeno particolare: Genova si allunga su un fronte a mare di 33 chilometri e mezzo. Molle industrie sono in mezzo alla città. E i lavoratori devono muoversi dalla periferia lisi e Ovest o dalla Val Polcevera verso il centro; come dal centro verso la l'ascia esterna. Migliaia sono poi i pendolari delle lunghe disianze, diretti agli altri due Uni del triangolo industriale nord-occidentale (Torino e Milano). Il movimento migratorio dalla città è — come abbiamo già accennalo — un fenomeno preoccupante e costante. Nel '74 avevano abbandonalo Genova 15.000 persone (75.000 negli ultimi cinque anni!. Questa, a grandi linee, è la fotografia del capoluogo ligure. L'amministrazione della città, dopo 25 anni di governo redo dalla democrazia cristiana (alleata in coalizioni di centro-destra prima e di centro-sinistra dopo), è passata ad una giunta formata da socialisti e comunisti. Le grandi città sono ancora governabili? A questa domanda i « nuovi arrivati » rispondono sì, con una dichiarazione politica: far pagare le tasse a tutti, stroncare il clientelismo e le speculazioni. Ma il governo della citlà deve fare i conti con un deficit di bilancio che aumenta in maniera vertiginosa. Per pagarlo si deve ricorrere a prestiti per decine e decine di miliardi. Il Comune ha un bilancio di spesa accertalo per il 1972 di quasi 456 miliardi di lire dei quali 55 miliardi e mezzo per rimborso di prestiti a parziale copertura del deficit dell'amministrazione. Nel bilancio di previsione del '74 le spese per il rimborso dei prestiti sono salile a 50 miliardi. Nella spesa (per il 74) sono previsti quasi 15 miliardi per istruzione e cultura: 29 miliardi per azione c interventi in campo economico; 4 miliardi per la sicurezza pubblica. Nella voce entrate le cifre maggiori si riferiscono a quelle dei prestiti assunti in varie forme: 115 miliardi di lire per il 1974. MANCHESTER Christopher Warman The Times Manchester — conosciuta soprattutto, probabilmente, per le sue due squadre di calcio, il Manchester City e il Manchester United, e per il canale navigabile che la collega al mare — è per grandezza la sesta città inglese; gli impegni che i suoi amministratori debbono affrontare sono dunque di vasta portata. La popolazione. 530 mila abitanti, è calala negli ultimi dicci anni di centomila unità come conseguenza del mutamento di attività e, in pane, del benessere che ha portato molta genie a vivere nella campagna circostante. Lo dimóstra il fatto che ogni giorno circa 160 mila persone si recano" in città. Degli abitanti, uno su ire vive in una casa di sua proprietà, e vi è un'amo ogni ire famiglie. In città vi sono 97 mila tra case e appartamenti; 22 mila di questi sono in aree sovrappopolate extraurbane. La chiusura dell'ultimo cotonificio, dieci anni fa, ha segnato la fine di un'era. A Manchester vi sono oggi alcune industrie leggere, ma le occupazioni principali sono nell'ambito del commercio e della distribuzione; si aggiungono le compagnie di assicurazione e le banche, attratte a questo punto focale del nord-ovest del Paese. Gli ultimi dati sulla disoccupazione danno un totale di 11.705 senza lavoro. Mezzo milione di persone rappresenta un mucchio di pioblemi, con il piano per gli alloggi, l'educazione e l'assistenza sociale, e il bilancio comunale lordo per il "75-76 e di 250 milioni di sterline. L'apporto del governo centrale è di 70 milioni, e la città incassa, per affitti e canoni, 90 milioni. I restanti 70 milioni vengono dai 200 mila contribuenti, dei quali 164 mila sono contribuenti locali. I debiti della città assommano a 420 milioni di sterline, ivi inclusi debiti per alcuni servizi — autostrade e acquedotti — che ora non sono più gestiti dall'amministrazione locale. Quest'anno 51 milioni di sterline saranno sottratti dal bilancio per pagare gli interessi passivi. Il compito più difficile che la città si sia mai assunto è stalo senza dubbio quello di « bonificare » i quartieri poveri. Questo ha voluto dire la demolizione di 80 mila case dalla fine della guerra a oggi, e la costruzione di edifici per ridare un'abitazione a 250 mila persone. Il consiglio comunale spera di giungere a] completamento del programma per la fine dell'anno; qualche tempo in più occorrerà per le rifiniture delle case. Questo non è certo tempo per progetti grandi e di prestigio, eppure Manchester ne sta proprio attuando uno: la costruzione, in partecipazione con una compagnia immobiliare, di un nuovo centro commerciale c di vendite. Quando sarà completato, sarà uno dei più grandi complessi coperti di negozi esistenti in Europa. Data la difficile situazione economica, la città non può permettersi, né il governo lo consentirebbe, di impegnarsi in altri piani grandiosi. Di conseguenza, i progetti non giungono neppure sul tavolo da disegno se non sono della massima urgenza. Il costo dei servizi locali negli ultimi anni è salito vertiginosamente, soprattutto a causa dell'inflazione, e senza dubbio il contribuente ne sta risentendo. Manchester, tuttavia, non ha problemi a riscuotere il denaro: i contribuenti talora protestano, ma pagano, c se non pagano il consiglio comunale ricorre al tribunale. Il mancato pagamento di un affitto, però, dà luogo a una questione complessa: infatti, se l'amministrazione sfratta l'inquilino moroso, ha poi il dovere di dare una casa a chi ne è rimasto privo. Sotto la voce affitti — un'entrata di 21 milioni — l'ammonlare degli arretrati da riscuotere è piultoslo elevato, ma alla fine dell'anno il consiglio potrà cancellare circa 250 mila sterline. Per il consiglio cittadino, la cui maggioranza è laborista, l'edilizia gode ancora della precedenza assoluta. Circa 40 mila case necessitano, e sono suscettibili, di miglioramenti, e il consiglio spera di « affrontare » tremila alloggi all'anno, con un progetto che si inoltra nei prossimi 15 anni. Però, malgrado tulli i loro problemi, gli amministratori di Manchester sono orgogliosi di quanto hanno fatlo e del loro modo di governare la città. E rifiutano la teoria che vuole le grandi città ormai ingovernabili. La loro città prova il contrario. FRANCOFORTE GENOVA GRENOBLE MANCHESTER