Il solo mito cui l'America crede

Il solo mito cui l'America crede Il solo mito cui l'America crede Il "match" di Kuala Lumpur in tv negli States via satellite - Inserito come "clou" nella riunione del Madison con Monzon - Il segreto del campione del mondo: la coerenza che lo ha imposto come esempio di vita a molti - E' lui il ministro delle Finanze dei "musulmani neri" (Nostro servizio particolare) New York, 29 giugno. « Hanno sbagliato a mettere Mohamed Ali-Cassius Clay nello stesso programma pugilistico di Monzon-Licata e del campionato dei mediomassimi Galindez - Ahumada. Ali, anche se il suo show arriverà via satellite dalla Malesia, ha schiacciato ogni interesse per l'esordio americano di Monzon e per la sfida tutta argentina fra Galindez e Ahumada. Quando c'è di mezzo Ali. per gli americani non può esistere un altro divertimento più stimolante. La gente domani sera a New York andrà nei cinema a vedere in circuito chiuso AliBugner e lascerà vuoti molti settori dtl Madison Square Garden ». Questa è la previsione di Dewey Frangetta, vecchio promoter dei ring americani, conosciuto anche in Italia dove con alterna fortuna ha inviato negli ultimi quindici anni qualche campione e anche alcuni materassi che dovevano jar belli alcuni nostri campioni un po' teneri. E' un giudizio suffragato dai latti: il Madison sperava in un incasso di 750 mila dollari, ne farà invece soltanto 500 mila. Il mito di Ali è uno dei pochi che sopravvive in un'America die non crede più ai miti. I fattori sono molti: il valore pugilistico che gli anni hanno intaccato ma non cancellato, le doti di attore consumato che riescono ormai da sole a tenere in vita uno sport in piena crisi, quindic'. anni di consistente presenza nella vita americana. Ma probabilmente ora la componente fondamen¬ tale del fascino di Ali nei confronti del pubblico di qui è la coerenza. Ho seguito Clay, un paio di mesi fa, per tre settimane in un frenetico carosello di allenamenti, conferenze, premiazioni, esibizioni benefiche, viaggi e via dicendo. Bene, la realtà che più mi ha colpito è la simpatia, il rispetto, in certi casi addirittura la deferenza con cui lo tratta la gente, bianca o negra che sia, del Nord o del Sud. « Chi mi ha armato continua ad amarmi » liti ha detto Alt diverse volte, «per gli altri invece si tratta di cattiva coscienza, lo per loro rappresento dei rimorsi ». C'è la solita retorica tipica delle parole di Ali anche se sempre venate da un minimo di ironia, però c'è anche verità. Seguendo Ali a Nashville nel Tennessee, in quella che negli Stati Uniti è conosciuta come la città della musica, o seguendolo a Louisville nel Kentucky, la città dove è nato, mi sono formato l'idea che una certa America intenda restituire ad Ali tutto quello che gli ha tolto prima. E' strano die tutto questo succeda platealmente e chiaramente solo per Ali. Forse non è solo una questione dì coerenza (All non ha mai cambiato il suo modo di essere e di agire, di comportarsi in questi anni), è anche una questione di sopravvivenza al successo. Molti leaders anche più lucidi politicamente di Ali hanno commesso errori, hanno esagerato. Alcuni se ne sono andati dagli Stati Uniti e urlano solamente contro la loro terra. Forse il popolo nero, con tutto quello che ha da chiedere al proprio Paese, capisce che non si può fare i leaders stando lontani in un paese africano. Ali non è mai andato via dagli Usa. Poi c'è l'atteggiamento di altri personaggi famosi dell'America negra degli Anni Sessanta: Angela Davis, Newton, Bobby Scale. Angela Davis combatte il sistema dal di dentro dopo aver detto che bisognava fare la rivolta armata. Cosi Bobby Seale fon¬ datore delle « pantere nere » che si è presentato pure per le elezioni ad Auckland/nella California, Newton invece vive in un alloggio da,ricchi in un suo empireo filosofico dove il passato gli è ricordato da un lungo cannocchiale che è sempre puntato sitili prigione dove egli ha passato diversi anni a causa delle sue azioni politiche. E' gente che, bene o male, ha cambiato atteggiamento. Ali no. Ali, pur militando nel gruppo dei musulmani neri che gli intellettuali non vedono poi meravigliosamente, non ha tradito le sue idee iniziali. Ha pagato di persona, ha perso molti soldi, ha rischiato la propria grandezza di campione. La gente questo lo apprezza. Lo apprezza anche perché ha capito che negli Anni Sessanta si ero volutamente fatta molta confusione sul modo di comportarsi di Cassius Clay, odiato da un'America impegnata in una guerra in Indocina per cui il problema negro tra un'angoscia in più, perciò chi comandava aveva tutto l'interesse a mettere in cattiva luce questi personaggi scomodi della società americana. Adesso l'atteggiamento della società americana è cambiato: forse non si tratta di rimorsi, la parola è esagerata, si tratta soltanto di restituire quello che ingiustamente si era tolto a certi personaggi sinceri e veri. Ali non approfitta degli onori restituiti. Risponde a tutti gli inviti. Al massimo si mostra ironico e distaccato quando le lunghe berline nere accompagnate da motociclisti in Harley Davidson lo vengono a prendere all'aeroporto come fosse un capo di Stato e lo scortano per tutta la citta, Nashville, Louisville o Las Vegas che sia, e sorride del fatto che a questo negro cui a diciott'anni, medaglia d'oro alle Olimpiadi, fu negato l'ingresso in un ristorante di Louisville, adesso sono offerti gli onori che negli Stati Uniti vengono dati alle « very important persons ». D'altro canto il pugilato ormai è soltanto lui e come abbiamo visto è solo lui che ancora porta al pugilato anche gli saettatori più distratti. Ali ha detto in Malesia che vuol rinunciare alla boxe dopo il match con Bugner. Ma nessuno gli crede, non gli credono gli sportivi che sanno quanto ambisca lui la bella con F'azier, e risolvere definitivamente questo contrasto sportivo, lo sanno gli stessi musulmani neri die hanno bisogno anche dei sol¬ di di Ali, perché ormai il campione fa parte del loro gruppo. E' una specie di ministro delle Finanze. Essi, come si sa, vogliono, e giustamente, ospedali, scuole, strutture per i negri uguali a quelli dei bianchi, ma vogliono anche quelli che qualche movimento nero più di sinistra chiama « i vizi dei bianchi » cioè i ristoranti eleganti, i night, ecc. I musulmani neri dicono che questo serve per creare lavoro, per favorire una buona economia per quella che loro chiamano una nazione nera dentro gli Stati Uniti. Ma la frase detta da Ali in Malesia sulla sua volontà di abbandonare, forse è legala ad una piccola storia privata. Sostengono alcuni giornali che la moglie Belinda, gelosissima, abbia scoperto una scappatella del marito in questo caso forse non assolutamente rispettoso del Corano. Ali ha quattro figli molto belli, di cui due gemelle, e questo piccolo contrasto con la moglie lo avrebbe amareggiato al punto di pensare di abbandonare il pugilato per dedicarsi alle sue opere sociali o forse per migliorarsi. La nostra impressione c che Ali disputerà ancora la rivincita con Frazier, forse anche quella con Foreman e poi comunque abbandonerà. Finirà con lui un'epoca. Ma forse anche finirà la parte migliore del pugilato moderno. Il futuro purtroppo non dà soverchie illusioni per questo sport. Forse è per questo che Ali rappresenta da solo tutto il pugilato. Gianni Mina Kuala Lumpur. Ali si riposa in albergo: sullo sfondo lo stadio che ospiterà il match