Come un artigiano diventa campione di Giorgio Viglino

Come un artigiano diventa campione Come un artigiano diventa campione La bella storia di Pileri, accordatore di pianoforti - Il felice incontro con Morbidelli, giovane industriale di macchine utensili (Dal nostro inviato speciale) Assen, 29 giugno. / protagonisti del primo mondiale dell'anno tutto italiano sono personaggi perlomeno insoliti. Si chiamano Gianfranco Morbidelli e Paolo Pileri, abbinati da una medesima costanza — cocciutaggine, secondo qualcuno, ma quanto mai valida — e dalla fortuna eli aver trovato sulla strada comune un terzo elemento meno noto ma determinante a nome Moeller. L'accoppiata vincente diventa così una tris bella e buona e chi gioca ai cavalli sa quanto sia difficile indovinare questo tipo di scommessa. Qualcosa dì molto simile ad una scommessa è stato questo successo, meritato in pieno, ma estremamente difficile da conquistare, avendo contro un colosso come la Yamaha. Il primo ad infilarsi sulla strada dell'iride tu Morbidelli, industriale giovane e quindi dotato di fantasia. E fantasia ce ne vuole per pensare di mettersi nel mondo delle corse motociclistiche quando si fabbricano macchine utensili per la lavorazione del legno. La spiegazione più semplice ed agiografica parla di Pesaro come della città dove la Sene/// ha attaccato a tutti la mania delle corse. Rimane però un 50 per cento da attribuire alla intraprendenza di questo manager che si è dato un'occhiata intorno, ha esaminato i mercati dove le sue macchine avrebbero trovato potenziali clienti ed ha concluso che le moto, che godono Ji pubblico vasto in Olanda. Finlandia. Svezia e Inghilterra, facevano al caso suo. L'avventura iniziò con moto progettate da un geniale artigiano. Ringhini. e con un pilota eccezionale che nel '70 nessuno aveva voluto scoprire. Gilberto Parlotti. Le Morbidelli, azzurre e bianche come adesso, avevano qualcosa in meno quanto a potenza e un telaio non proprio formidabile, ma Parlotti riusciva a farle rendere al massimo. Il primo successo mondiale venne nel '71 in Cecoslovacchia e l'anno successivo sembrò subito quello buono per la conquista iridata. Ma il sogno breve terminò all'Isola di Man in una mattinata di pioggia maledetta. quando Gilberto fini fuori strada contro un picchetto di cemento e mori. Il piccolo clan, che viveva sull'improvvisazione, si sfaldò subito, più per il dolore che per una reale impossibilità di continuare. Ci furono nell'anno successivo - tentativi diversi con piloti italiani che delusero in serie, poi venne il turno, alla stagione seguente, del campione straniero Nieto. E il risultato non fu migliore. Pileri fu ingaggiato lo scorso anno e la scelta fu veramente acuta. Acce-datore di pianoforti per professione, pilota per hobby. Paolo ottenne il permesso di correre dalla famiglia dopo aver giocato di nascosto per due anni. Il programma fu subito intelligente: correre In giro per tutta Europa al fine di fare esperienza, con patti chiari in famiglia: nessuna spesa superflua, un furgone con su la scritta Yamaha (così serviva anche a reclamizzare gli strumenti musicali che i Pileri vendono nel loro negozio) per portare le moto e per ospitare due sacchi a pelo per Pileri ed il meccanico, che si dividevano i premi. E l'esperienza venne utile con lo ingaggio alla Morbidelli perché Paolo, per la prima volta accasato, correva con una buona conoscenza di tutti i tracciati, era rapido ed efficiente nella messa a punto, collaborava a gettare le basi di un successo non proprio immediato. Jorge Moeller, ingegnere globetrotter, aveva travasato nella Mordibelli tutta l'esperienza acquisita nell'olandese Jamathi, che riguardava però solo ed esclusivamente il motore. Qui, invece, bisognava costruire tutto da capo e i problemi più gravi vennero dal cambio e in parte anche dal telaio, ereditato dal passato. C'è voluto l'ultimo inverno per studiare l'uno e l'altro nuovi ed ecco a primavera la bomba vincente. La storia del campionato mondiale è tutto un susseguirsi di successi, fatta eccezione per la prima gara che costituì un avvio veramente difficile: causa fu la rivalità non ancora ben regolata fra il futuro campione e Pier Paolo Bianchi, il secondo corridore ingaggiato l'anno prima sul finire di stagione quando il titolare si ruppe una clavicola. Pronti, via! E tutti e due per terra a due chilometri di distanza l'uno dall'altro. Pileri però, con la sua consueta cocciutaggine, risaliva in sella ed era terzo dopo un entusiasmante inseguimento. Proprio quel terzo posto gli assicura fin d'ora il titolo mondiale, un titolo che torna in Italia dopo tanti anni nella scia di nomi prestigiosi come quelli di Provini e della Mondial. Giorgio Viglino Paolo Pileri

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Europa, Finlandia, Inghilterra, Italia, Olanda, Pesaro, Svezia