Un "freno,, salariale imposto in Argentina di Livio Zanotti

Un "freno,, salariale imposto in Argentina Isabelita Perón sfida i sindacati Un "freno,, salariale imposto in Argentina II Capo dello Stato ha annullato gli aumenti ottenuti da tutti i lavoratori - Appello drammatico al Paese, mentre l'inflazione galoppa (Dal nostro corrispondente) Buenos Aires, 29 giugno. Ad un anno giusto dalla morte del gen. Juan Domingo Perón, il peronismo vive oggi una nuova, drammatica spaccatura interna. A sancirla è stata la stessa vedova del generale, Isabel, a lui succeduta nella massima carica dello Stato. Con un discorso di appena sedici minuti, pronunciato ieri sera davanti ai microfoni della radio e alle telecamere, la presidentessa della Repubblica argentina ha annullato i contratti collettivi di lavoro firmati, non più di una settimana addietro, da impresari e lavoratori. E' la sconfessione dei dirigenti della Confederazione Generale del Lavoro (Cgt), fino a quel momento i suoi maggiori sostenitori. Il conflitto si annuncia duro e le sue conseguenze gravissime. Già nell'agosto scorso, considerandosi ormai emarginata dal «Movimiento» e perseguitata fisicamente, la sinistra del giusiizialismo aveva rotto con il governo. La guerriglia «montonera» era tornata alla clandestinità e alla lotta armata del periodo durante il quale l'Argentina era stata governata dalle dittature militari: le sue organizzazioni di massa, studentesche e operaie, erano passate ad un'irriducibile opposizione. Il sindacalismo ortodosso, «verticalista» ad oltranza, era rimasto il pilastro centrale dell'esecutivo guidato da Isabel. Ma quando, ai primi di questo mese, le misure d'emergenza decise dal governo hanno raddoppiato il costo della vita da' un giorno all'altro, la Cgt ha dovuto guidare la propria base alla conquista di miglioramenti economici che, pur senza restituiT-e ai salari il precedente potere d'acquisto, compromettevano tuttavia il piano governativo di austerità. La contraddizione creatasi tra governo e sindacati è subito apparsa di difficile soluzione. Durante qualche giorno entrambe le parti hanno guadagnato tempo in cerca di,un compromesso. Il Capo declo Stato ha detto infine l'ultima parola; ed è stata un «no» rotondo. Il 100 per cento d'incremento salariale ottenuto mediamente dai sindacati è stato in sostanza decurtato per decreto alla metà. «E' come se stessimo in un'economia di guerra», ha spiegato Isabelita, giustificando in tal modo la durezza del provvedimento. Ma non è tutto qui: dietro agli aumenti prima ottenuti e poi negati, va svolgendosi anche una sorda lotta tra i due settori del peronismo per la conquista dell'egemonia del «Movimiento». La risoluzione del governo mette infatti in discussione il potere e l'autorità del vertice sindacale, ne mina la compattezza e tende a ridurne il peso specifico nella politica nazionale. Nell'offensiva lanciatagli contro di fatto, il Capo dello Stato non ha risparmiato accuse, associandovi inoltre i movimenti politici: «Sembrerebbe che la situazione di emergenza nazionale la debba sopportare soltato il governo. Sembrerebbe che i dirigenti politici e sindacali del Paese non abbiano compreso bene la gravità della situazione», ha detto Isabelita. Nella drammaticità dell'esposizione, la signora Perón ha finito col dichiararsi ella stessa in un isolamento che in un sistema democratico parlamentare nessun «leader» ammetterebbe mai, affermando: «Ho dimenticato il mio dolore (per la morte del marito, n.d.r.) e con i pochi amici disposti al sacrificio totale per la patria mi sono dedicata a proseguire lungo il cammino indicato da Perón ». Mentre parlava, aveva accanto il segretario particolare e ministro della Previdenza sociale, José Lopez Rega, da un lato, e dall'altro, il genero di questi. Raul Lastiri, presidente della Camera dei deputati e virtuale capo del partito giustizialista. Di entrambi, l'immensa folla di lavoratori chiamata allo sciopero dalla Cgt il giorno precedente aveva chiesto le dimissioni, accusandoli di essere responsabili della situazione cui è giunto il Paese. Presenti erano anche tutti gli altri ministri e i tre comandanti in capo delle forze armate; questi ultimi in abiti civili, per considerare che il carattere politico della circostanza non richiedeva l'uso delle insegne militari, un dettaglio che ha il suo significato. Subito dopo il discorso di Isabelita, il ministro del Lavoro, Ricardo Otero, un uomo di estrazione sindacale, ha annunciato la sua irrevocabile rinuncia all'incarico. Subito dopo, numerosi sindacati si sono riuniti in assemblea straordinaria e permanente. La direzione della Cgt è stata convocata per domani mattina. Anche i gruppi parlamentari sono in attività e quasi tutti i partiti stanno preparando riunioni. Ai giornalisti che gli chiedevano che cosa pensavano di fare, uno dei maggiori esponenti della Cgt ha risposto: «ho vedremo, certo è che è giunto ormai il momento della battaglia». Livio Zanotti

Persone citate: José Lopez Rega, Juan Domingo, Raul Lastiri, Ricardo Otero

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires