Gimondi ha sabato il Giro d'Italia di Maurizio Caravella

Gimondi ha sabato il Giro d'Italia Un vecchio campione arbitro della lotta tra due outsiders Gimondi ha sabato il Giro d'Italia "Visto che ormai io non potevo vincerlo, ho aiutato Bei-loglio: un trionfo di Galdos sarebbe stato una beffa per il nostro ciclismo" - "Ora vado al Tour" - Bertoglio, pur di far fruttare la sua maglia rosa, si "accontenta" di mezzo milione a circuito (Dal nostro invialo speciale] Valdengo, 8 giugno. Tutti temevano la grande beffa, ormai: le piccole mani di Galdos — un gregario di Fuente, che era rimasto a casa — stavano allungandosi minacciose sul Giro d'Italia. Stava per ripetersi ciò che era successo nel '71. facendo gridare allo scandalo e mettendo in ridicolo il nostro ciclismo: non c'era Merckx. eppure i nostri pseudocampioni erano riusciti a perdere lo stesso, continuando a farsi i dispetti tra di loro. A Gosta Pettersson (un regolarista, non certo un « super » del ciclismo) era bastato approfittare delle rivalità tra gli italiani e delle loro crisi. Se i favoriti scivolavano indietro, peggio per loro. Stavolta era Galdos nelle condizioni ideali per fare da guastafeste: Battaglin si era eliminato da solo, Baronchelli era la brutta copia del campione che l'anno scorso fece tremare persino Eddy Merckx, Gimondi era indietro in classifica e avanti con gli anni. C'era Bertoglio, in maglia rosa, e vero: ma tutti continuavano a dire a Galdos che quel ragazzo bresciano prima o poi avrebbe ceduto, perché era un tipino fragile, senza tenuta alla distanza; ed anche perché campioni non si diventa da un giorno all'altro, e Bertoglio era già al suo terzo anno di professionismo e non aveva mai dato l'impressione di essere un fuoriclasse. Galdos era convinto di conquistare la maglia rosa nel « tappone » della Marmolada e del Pordoi, non aveva neppure bisogno di aspettare lo Stelvio pe; vincere. E sarebbo stato il primo spagnolo a riuscirci. Bertoglio, che è un peso piuma con un cuore grande così, ha compiuto il miracolo di resistere alla sua ruota sullo Stelvio. ma la «bestia neran di Galdos è stato Gimondi, che ha mandato all'aria i suoi piani sul Pordoi. In testa, nella discesa verso Alleghe. c'erano Galdos e De Vlaeminck (con Conti a rimorchio): dietro c'erano : Gimondi e Bertoglio e la Maglia I rosa — con le gambe dure come ! piombo ed in preda ad una crisi j di fame — stava per arrendersi, i Avrebbe perso il primato ed an-1 che il Giro, sarebbe scivolato in dietro senza la forza (fisica, non certo psicologica) di reagire. Ma Gimondi, trasformando il finale in una spettacolosa « cronometro », lo ha praticamente trainato fino al traguardo, facendogli conservare quarantun secondi su Galdos. E sono i quarantun secondi che hanno permesso al piccolo Bertoglio di trasformare in realtà quello che dopo il Pordoi gli era sembrato un sogno già finito. » Gimondi, perché l'ha latto? ». Siamo a Valdengo, sta per cominciare il primo dei circuiti che fanno seguito al Giro d'Italia, Felice è davanti alla televisione, vicino a lui c'è la signora Tiziana. « Perché l'ho latto? — risponde —. Per istinto, direi. Davanti, De Vlaeminck aiutava Galdos: perché dovevo lasciar andare Bertoglio alla deriva? Ho pensato: se il Giro lo vince un italiano, è meglio per tutti: se ci facciamo battere da Galdos, che non è un Merckx e neppure un Fuente, poi cominciano i processi. Bertoglio è un bravo ragazzo, ha una volontà che i commuove. Toccava a lui, a quel • punto, salvare il Giro. E toccava i a me. in quel momento, salvare I lui. O almeno provarci. Un proI blema di coscienza, forse ». E poi, aiutando Bertoglio, Gimondi I avrebbe aiutato anche se stesso: I il Giro per lui a quel punto era | perso, d'accordo, ma se si fosse ' messo a far dispetti a Bertoglio, avrebbe avuto contro I suoi stessi tifosi. E poi Gimondi, vecchio saggio, sa bene che è meglio farsi degli amici che dei nemici, quando non costa nulla. » Battaglin e Baronchelli: sì aspettava un crollo cosi netto? ». Gimondi medita un po', prima di rispondere. Anche perché è una risposta delicata, Battaglin e Baronchelli sono proprio due giovani che farebbero carte false per prendere il suo posto, il più in fretta possibile, negli ordini d'arrivo ma soprattutto nel cuore dei tifosi. Sono due « nemici », insomma, ed è difficile essere equilibrati nelle dichiarazioni, in certi casi. Ma Gimondi si sforza di esserlo: Guardi: io non faccio la guerra ai giovani, non ho la minima intenzione di boicottarli. Però ho sudato e sofferto per ar¬ rivare ad essere il numero uno, In Italia, e non ho nessuna voglia di dire a Battaglin, a Baronchelli od a chiunque altro di accomodarsi. Sudino e soffrano anche loro, poi si vedrà. In questo Giro Battaglin è stato fortissimo nella prima parte, poi il suo calo è stato troppo netto: non starà bene, avrà problemi fisici, questa può essere una spiegazione. Baronchelli? Tutti ci aspettavamo qualcosa di più, da lui: ha corso al risparmio, poi è crollato proprio quando avrebbe dovuto cercare il colpo da k. o. Chissà che cosa è successo, dentro di lui. Un latto è certo: il valore di Battaglin e di Gibi non è quello espresso al Giro. Aspettiamo per dare giudizi definitivi ». Aspettiamo pure: ma quanto, ancora? Gimondi dice che 'Bertoglio ha stoffa, perché un Giro non si vince per caso »; e aggiunge che, se gli esami clinici cui si sottoporrà nei prossimi giorni daranno esito positivo, andrà al Tour (« mica per vincerlo: c'è Merckx, ci saranno tanti giovani con gambe buone e energie fresche: per far bella figura, questo si »). E farà « bella figura », come al Giro, su questo nessuno ha dubbi, perché Gimondi è un campione che non delude mai. O perlomeno, che non delude mai del tutto. A Valdengo c'è anche Bertoglio. convocato da Recalcati soltanto in extremis, perché neppure lui pensava che il bresciano compisse il miracolo di portare la maglia rosa fino in cima allo Stelvio. in cima alla montagna che fu resa leggendaria da un altro Fausto molto più grande. L'offerta è stata di mezzo milione. Bertoglio ha accettato subito: perché lui quella cifra, prima, la guadagnava in più di un mese, non in tre ore di corsa. Bertoglio ha dormito cinque ore, ha fatto centinaia di chilometri in macchina, è arrivato a Valdengo poco prima del via dicendo di essere distrutto, poi ha vinto per distacco. Come da copione, elice qualcuno. Ma che importa, in fondo? Non c'è De Vlaeminck, invece, perché dice che in Italia lo pagano troppo poco, lui vince sette tappe al Giro, arriva quarto in classifica eppure il suo ingaggio non aumenta mai. E non c'è neanche Panizza. il corridore che sorride arricciando il naso: "Centomila lire, mi vogliono dare: togli le tasse, togli le spese di trasferta e ti accorgi di correre gratis, o quasi. Però la gente paga, per vederci. Ma i soldi finiscono sempre nelle stesse tasche-. Duemila lire a testa, oggi, per guardare da vicino i reduci del Giro, per farsi firmare un autografo da Gimondi o da Bertoglio. Il Giro è finito, con i suoi sogni e i suoi drammi. Che sono drammi veri, per i protagonisti, anche se un cartello diceva: « Bertoglio o Battaglin, per voi la vittoria, per noi un fiasco de vln ». Maurizio Caravella i • i I III|' Felice Gimondi in azione sui tornanti dello Stelvio