BATTAGLIN VA A PICCO, BERTOGLIO RESISTE di Maurizio Caravella

BATTAGLIN VA A PICCO, BERTOGLIO RESISTE Giro: la tappa di Arenzano cambia il volto della classifica BATTAGLIN VA A PICCO, BERTOGLIO RESISTE Dopo le difficoltà sul Ciocco, ieri il ciclista veneto è entrato in piena crisi - La "coalizione" Baronchelli-Gimondi, la debolezza dei suoi gregari gli hanno procurato un ritardo di 10 minuti - La volata a Franco Bitossi: è la sua 129a vittoria (Dal nostro invialo speciale) Arenzano, 1 giugno. Non si sa ancora chi vincerà il Giro d'Italia, ma si sa già chi lo ha perso: Battaglin, solo contro tutti, e senza neppure un gregario a fianco, è clamorosamente crollato in una tappa che sembrava dovesse essere di trasferimento, e che invece ha cambiato il volto della corsa. E' arrivato con quasi dieci minuti di ritardo da tutti i migliori, che vedendolo in difficoltà si sono coalizzati contro di lui, per fare in modo (e ci sono riusciti) che la sua fosse una sconfitta senza appello, un k.o. defini-! tivo. E ora Battaglin diventa gregario! di un suo gregario, quel Bertoglio che da semplice comparsa è diventato protagonista sul Ciocco e j si è confermato campione anche oggi, riuscendo a non cadere in una trappola che era stata preparata anche per lui Battaglin vuoici vendicarsi e sa che l'unico modo che gli resta, adesso, è quello di aiutare Bertoglio ad eliminare quelli che oggi, uniti in una specie di congiura, hanno eliminalo lui. Perché un crollo così netto? Fino a Forte dei Marmi, cioè fino a quella che verrà ricordata come la «cronometro delle polemiche», Battaglin sembrava in grado di I dominare il giro: non come avrebbe potuto fare Merckx, ma quasi, i Si era alleato con Conti e Galdos. aveva messo in crisi Baronchelli e i Gimondi, che considerava i suoi ! veri rivali. Credeva che fossero quasi k.o. e invece Gibi e Felice — più lenti di lui a mettersi in ! azione — cercavano soltanto di limitarè i danni, in attesa di un er-j rore che Battaglin (proprio perché non è Merckx) prima o poi avrebbe dovuto fare per forza. Senza quell'errore, il giro d'Italia sarebbe rimasto saldamente nelle mani di Battaglin. ne erano ormai convinti tutti. E lo sbaglio più grave Battaglin non lo ha fatto oggi, ma ieri, sul Ciocco, dove voleva stravincere. E' salito con un rapporto troppo duro, ha voluto insistere così senza dare retta a nessuno: peccato di presunzione, ed ha pagato un conto molto salato, perché oltre a lasciare per strada la maglia rosa e a farsi battere da tutti quelli che lui era sicuro di staccare, ha perso all'improvviso la forma, quel rapportone gli ha reso le gambe legnose, pesanti come piombo. Non era più lui. in cima al Ciocco. Stamane, al via. Battaglin era nervoso, sentiva che attorno a lui c'era molta elettricità. Sapeva che Baronchelli e Gimondi avevano stretto una specie di alleanza (come sempre avviene, quando gli interessi coincidono), forse non si sentiva abbastanza protetto, perché — nonostante le dichiarazioni ufficiali — la sua squadra avrebbe dovuto lavorare anche per Bertoglio, per difendere la sua maglia rosa. Ma il motivo principale era un altro: aveva molto più paura di essere tradito dalle sue gambe che dai suoi compagni. Non erano più le gambe che gli avevano permesso di attaccare a Prati di Tivo e sul Faito. si sentiva i muscoli indolenziti. Tutta colpa di quel rapportone usato sul Ciocco. Magari ha pensato che gli altri non se ne sarebbero accorti, forse ha sperato di poter mascherare bene. Il giorno dopo una cronoscalata chi ha voglia di attaccare? Doveva essere una tappa tranquilla, il percorso era ondulato all'inizio, ma neanche tanto. E invece, per Battaglin. è stato subito un inferno. Sulla salita di Foce Carpinelli, ad una ventina di chilometri dal via. comincia già la "bagarre". E' una salita che non dovrebbe spaventare nessuno, un colle di seconda categoria con pendenza media del quattro per cento: uno scherzo. | per uno scalatore come Batta- I | glin. Eppure il ragazzo di Maio- : stica è in difficoltà, è costretto : a gettare la maschera. Gimondi e Baronchelli lo vedono sudare, scomporsi, e capiscono al volo che è il momento giù- J sto per cercare di toglierlo di j mezzo, di farlo sparire dalla zo- i na alta della classifica. In cima Paolini passa primo davanti a De Vlaeminck ed Oliva ma dietro a loro ci sono altri tredici corridori: tutti quelli che contano » (compreso Bertoglio. che non si è fatto sorprendere), meno Battaglin, Galdos e Lasa. Sembra un tentativo destinato ad esaurirsi presto, il traguardo è a quasi 180 chilometri. Ma Battaglin è in punta di sella, sta soffrendo. Il suo dramma è già cominciato. Pioggia, raffiche di vento. Bertoglio. nel gruppetto dei fuggitivi, ha un solo gregario, Knudsen, dietro. Battaglin cerca aiuto dalla squadra, ma si accorge che si sta sfaldando. E allora Fontana, il suo direttore sportivo, gioca una carta rischiosa, per cercare di salvare Battaglin, che in quel momento è ancora il capitano. Con l'« ammiraglia » si porta sui fuggitivi, ordina a Knudsen di fermarsi, di lasciare solo Bertoglio e di aspettare Giovanni per aiutarlo a parare il colpo. Forse Bertoglio non è soddisfatto, ma non protesta, anche se ha la maglia rosa addosso e accanto a lui ci sono tutti i favoriti del giro. Bertoglio sta bene, non ha bisogno di nulla e nessuno gli chiederà di tirare: deve solo restare nella scia degli altri. Fontana deve pensare a Battaglin. deve gettargli un'ancora di salvataggio. Comincia il Bracco, Lasa si getta all'inseguimento dei primi, Galdos lo imita, seguito da Bitossi. Fabbri, Santambrogio e Cavalcanti. Battaglin perde terreno. Ci sono folate di nebbia, la strada è viscida, il ragazzo di Marostica è sempre più solo, perché i suoi gregari scivolano all'indietro (anche Knudsen), mentre i suoi avversari ormai sono tutti davanti. Galdos e Lasa riescono ad agganciarsi ai fuggitivi, con gli altri del gruppetto. E a questo punto Battaglin, attorniato ormai soltanto da corridori di secondo piano, che non hanno interesse ad aiutarlo, affonda sempre di più. A Sestri Levante ha un minuto di ritardo, a Rapallo ne ha più di due e mezzo, a Sori quattro e mezzo, a Genova sette. Ormai è rassegnato, distrutto, non ha neppure più voglia di lottare. Fra i fuggitivi, Invece, l'accordo è perfetto, togliere di mezzo Battaglin interessa a tutti. Una specie di congiura, logica d'altra parte; una congiura che diventa una lotta contro nessuno, perché molto prima di Arenzano Battaglin sa già di aver perso il Giro, j L'accordo dei venti di testa (dei I diciannove, sarebbe più giusto di! re, perché Bertoglio si limita a I stare a rimorchio, come deve) si j spezza soltanto in vista del traj guardo, che come sempre ha il | potere di rendere tutti nemici. Ali l'ultimo chilometro Boifava. che I non è un velocista, tenta la carta della sorpresa, gli si accodano Sani tambrogio e Riccomi. De Vlaei minck vede che nessuno si muove. S'incarica personalmente di riI portare tutti sul terzetto, ma lo sforzo gli costa caro: ai duecento metri scatta Bitossi, e Roger tenta di superarlo, però le sue gambe non hanno più forza e II belga si fa battere anche da Paolini e Lasa. Per « Cuore matto » (continuano tutti a chiamarlo così, anche se il suo cuore funziona benissimo da anni) si tratta dela 129J vittoria della carriera: qauttro in più di Bartali, ed è deciso a continuare, perché dice che se non arriva primo non si diverte. E a lui divertirsi place un mondo. Maurizio Caravella Arenzano. La vittoriosa volata di Franco Bitossi (Telefoto)