Helsinki comincia ora

Helsinki comincia ora Il calcio cerca spazio in Finlandia Helsinki comincia ora Gli azzurri del calcio giocano ad Helsinki per la quarta volta nella storia della Nazionale. Esordirono all'Olimpia Stadion (l'impianto che per gli sportivi finnici è legato alle grandi imprese dell'atletica, soprattutto alle galoppate di Paavo Nurmi ed ai lanci dei favolosi giavellottisti, e nel quale il football è un ospite appena accettato) il 20 luglio del 1939 imponendosi per 3 a 2 alla rappresentativa di casa con tre reti di Silvio Piola; crollarono il 21 luglio del 1952 (sempre nella capitale, ma in uno stadio minore, il Pellokenta) di fronte alla nazionale magiara nel quadro del torneo olimpico; rivinsero contro la Finlandia (di nuovo all'Olimpia Stadion) il 23 giugno del 1965 con un due a zero siglato da Sandro Mazzola. Della nostra squadra del '65 è rimasto l'indistruttibile Facchetti; nella formazione olimpica magiara che ci surclassò nel '52 figuravano Kocsis, Puskas ed Hidegkuti, per cui la sconfitta (che entra solo nel conto dei viaggi ad Helsinki, ma ovviamente non per i rapporti calcistici italo-finnici) ha le sue brave spiegazioni. Restando nelle sfide Italia-Finlandia, quella del 5 giugno sarà la quinta della serie. Che il calcio nel Paese dei mille laghi sia nato ieri lo smentisce la statistica: il 29 giugno del 1912 a Stoccolma la nostra squadra olimpica le beccò per 3 a 2 dalla nazionale finnica, malgrado a quei tempi non ci fossero complicazioni professionistiche e potessimo mandare in campo la vera nazionale. Lo testimoniano i nomi degli azzurri, fra 1 migliori del nostro calcio eroico: Campelli, Binaschi, De Vecchi, De Marchi, Milano I, Leone, Zuffi, Bontadini, Berardo, Sardi e Mariani, con il granata Morelli di Popolo nella ripresa al posto di De Marchi. Dopo vennero il 3 a 2 di Helsinki, il 6 a 1 del novembre '64 a Genova, ed infine il 2 a 0 di Mazzola già ricordato. Dalla sfida del 1912 ad oggi, comunque, il fotball italiano e quello finlandese hanno percorso strade diverse: il nostro ha progredito di continuo con l'innesto di correnti di sangue sudamericano, con l'esempio del meglio d'Europa, con stimoli legati fondamentalmente alla passione popolare che ne ha fatto una grande industria tradita solo dall'allegra finanza di molti dirigenti del recente passato (i veri responsabili della situazione che i presidenti d'oggi cercano di addossare ai calciatori). Il calcio finnico è rimasto all'alfabeto o poco più. Il clima, lo scarso appoggio di pubblico (più di dieci anni fa il Torino di Rocco giocò a novembre — venti gradi sotto zero — nello stadio di Helsinki, in Coppa, contro l'Haka Valkeakoski di fronte a 300 spettatori), la preponderanza di altre discipline, dall'atletica all'hockey su ghiaccio, dallo sci da fondo al salto dal trampolino, lo hanno fatto restare fra gli sport comprimari, considerati a livello di curiosità o poco più. Solo da cinque anni a questa parte si è avvertita una spinta in avanti, causata dalle maggiori attenzioni popolari provocate in parte dal desiderio di novità, in parte dall'inserimento del calcio europeo nei programmi televisivi. Manca ovviamente una « scuola » nazionale, manca soprattutto quell'apporto di fantasia che fa parte del carattere dell'uomo e che il finlandese non possiede. E pesa anche l'individualismo, che è un'altra caratteristica finnica. Per ovviare alla scarsa fantasia, puntano sulla preparazione atletica cercando di sfruttare le magnifiche esperienze mediche, biologiche e psicologiche realizzate con gli altri sports, e sulla teorizzazione di tecniche specifiche di movimento che i nostri giocatori hanno in sé per la lunga pratica da ragazzini, per qualcosa che ormai si tramanda ovunque il football ha solide tradizioni. Di recente, uno studioso ha pubblicato ad Helsinki un libro in cui si spiegano ai portieri tutte le traiettorie possibili del pallone considerando ogni elemento condizionante: modo di calciare, forza dei venti, tipo di terreno. Un vero trattato di ingegneria calcistica che da noi farebbe sorridere. La situazione è questa. La maggiore affermazione recente del calcio finnico (che pure nella sua storia ha esportato al Sud una decina di assi nelle varie epoche) crediamo sia l'inaspettato secondo posto dietro l'Inghilterra nel recente torneo dell'Uefa, disputato in Svizzera. Forti fisicamente, ingenui ma decisi, i giovani finnici confermarono nell'occasione che « qualcosa si muove » nel loro football. Gli azzurri troveranno una squadra solida, ricca di entusiasmo, anche pericolosa se loro dovessero mancare di ritmo. Attualmente il calcio finnico è anche in fase di assestamento dirigenziale. La sconfitta contro la Norvegia è costata il posto al commissario tecnico (almeno in questo hanno imparato subito) Kosma, c'è stato un breve interregno di Seppo Nuttila che è il capo-coach della rappresentativa di atletica, e come tale guidò la squadra finlandese agli europei di Roma lo scorso anno, ora il compito è stato affidato al quarantaseienne Aulis Rytkonen, buon giocatore degli Anni 50. Sui giornali di Helsinki, presentandolo al pubblico, lo hanno definito « di carattere amabile e riservato ». E sperano che basti. Bruno Perucca