Tre nuove testimonianze accusano i giovani fascisti di Umberto Zanatta

Tre nuove testimonianze accusano i giovani fascisti Assassinio Brasili; cade l'alibi dei sanbabilini Tre nuove testimonianze accusano i giovani fascisti Lo studente lavoratore e la fidanzata furono aggrediti non perché avevano strappato un adesivo del msi, ma perché erano "vestiti da sinistrorsi" - Antonio Bega voleva riconquistare la zona di San Babila ai "commandos" degli estremisti di destra (Dal nostro inviato speciale) Milano, 1 giugno. Tre nuove testimonianze ed una minuziosa ricostruzione dell'accaduto avrebbero smantellato in queste ultime ore la linea difensiva adottata dai cinque fascisti arrestati per l'assassinio dello studente lavoratore Alberto Brasili ed il ferimento della sua fidanzata. Lucia Corna, aggrediti da un commando domenica scorsa nei pressi di San Babila, il cuore della « Milano nera ». I testi avrebbero anche permesso di stabilire che Alberto Brasili non è stato ucciso, come aveva sostenuto nella sua confessione Antonio Bega, ex fiduciario del Fronte della Gioventù (l'organizzazione giovanile missina) perché « colpevole » di aver strappato da un muro l'autoadesivo del movimento sociale, ma semplicemente perché aveva l'aspetto ed era vestito da « sinistrorso ». A far compiere questo nuovo passo avanti all'inchiesta condotta dal sostituto procuratore di Milano dott. Alberto Lìguoro, è stato, almeno in parte, proprio il Bega durante l'interrogatorio al quale il magistrato lo ha sottoposto sabato sera. Il giovane per ribadire le accuse nei confronti degli altri quattro, Giovanni Sciavicco, Pietro Croce, Enrico Caruso e Giorgio Nicolosi. ha spiegato minuziosamente al dottor Liguoro come si erano incontrati, a che ora, dove ed ha anche fatto il nome di altri sanbabilini che avrebbero potuto confermare la veridicità del suo racconto. Già ieri sera tre giovani erano stati rintracciati dalla polizia e portati davanti al magistrato al quale avrebbero confermato quanto il Bega gli aveva raccontato. In base a questa ricostruzione Alberto Brasili e Lucia Corna sarebbero stati notati dai cinque fascisti mentre passavano davanti al Bar Linus verso le 21,45. L'aspetto del ragazzo, la sua presunta collocazione politica ed il fatto che «osasse» passare per San Babila. Avrebbero fatto scattare nei fascisti l'idea di «punirlo». Antonio Bega aveva già manifestato la sua intenzione di riconquistare San Babila. Quando altri giovani fascisti lo avevano invitato a unirsi al loro gruppo che si era spostato in piazza Cavour, dove il mese scorso Antonio Braggion del Fuan (l'organizzazione studentesca missina) ha ucciso a colpi di pistola lo studente diciassettenne Claudio Varani, il Bega li aveva accusati di vigliaccheria. «Io — aveva detto — non lascio piazza San Babila ai rossi». Per comprendere l'atmosfe¬ ra in cui è maturato il delitto non va neppure dimenticato che quella sera, proprio mentre Alberto Brasili e la fidanzata passavano per il centro di Milano, la corte d'assise stava condannando gli assassini dell'agente Antonio Marino, Loi e Murelli, due dei tanti sanbabilini che, secondo il p.m. Guido Viola, erano stati istigati dagli onorevoli missini Servello e Petronio a partecipare alla manifestazione del 12 aprile del '73, a creare incidenti. Dal bar Linus, secondo le tre ultime testimonianze, sarebbe iniziato il pedinamento delle vittime, conclusosi dopo ventinove minuti con l'aggressione davanti alla sede milanese dell'Anpi. Questi nuovi testimoni avrebbero poi rivisto i cinque tornare di corsa al bar e pochi minuti dopo avrebbero sentito le sirene delle ambulanze che andavano a caricare il corpo di Al¬ berto Brasili, mortalmente ferito da cinque coltellate, tre delle quali gli hanno squarciato i polmoni, e di Lucia Corna, raggiunta da due pugnalate al petto. Queste ultime tre deposizioni sono circondate dal massimo riserbo, ma pare che qualcuno dei neotestimoni abbia anche detto al magistrato di aver udito i cinque discutere sul come precostituirsi un alibi. Secondo il dott. Liguoro anche i tempi in cui è avvenuto il delitto coinciderebbero, nelle varie deposizioni, comprese quelle dei cinque fascisti arrestati. Tutti quanti hanno infatti ammesso di essere stati nel bar Linus domenica sera, cercando però di spostare la loro presenza proprio di quei pochi minuti necessari per avere un alibi. Le molte testimonianze raccolte sul luogo del delitto, le ultime, la confessione del Bega, il sopral¬ luogo fatto l'altra sera da Lucia Corna, che si è costituita parte civile con gli avvocati Pecorella e Boneschi, il ritrovamento di due fazzoletti scuri (come quelli usati dagli assassini per mascherarsi) nelle case del Croce e del Bega (in quest'ultima abitazione è anche stato trovato un giubbotto macchiato di sangue) avrebbero convìnto il magistrato di poter ormai formalizzare l'inchiesta. Forse il dott. Liguoro prima vuole soltanto più procedere al confronto fra Lucia Corna e i cinque fascisti. La ragazza sabato è partita per una località sconosciuta per rimettersi completamente. Tornerà a Milano dopodomani e forse sarà ospitata da un'amica perché i fascisti nei giorni scorsi l'hanno minacciata di morte. Probabilmente il confronto avverrà martedì. Umberto Zanatta

Luoghi citati: Bar Linus, Milano