E adesso, povero granata? di Emio Donaggio

E adesso, povero granata? DOPO LO SCUDETTO VINTO DALLA JUVENTUS E adesso, povero granata? Sono un tifoso del Torino. Scrivo dunque con le orecchie lappate di cera: fuori è di nuovo Babilonia la grande, madre delle fornicazioni e delle abominazioni in terra, rinaia ancora dalle sue ceneri. La Juventus è di nuovo campione. « E io guardo tal donna ebbra del sangue dei santi e dei martiri e vengo preso du grande stupore al vederla. E l'Angelo ini dice: Perché ti meravigli? lo li spiegherò il mistero di cotesto donna e della bestia dalle sette teste e dalle dieci corna che la porta » (Apocalisse, 17/6/7). Ma la sua voce si è spenta nell'urlo dei clacson e se n'è andata. 1 cherubini sono intorno alla mia porta e roteano la spada fiammeggiante, ma quanto resisteranno? La bestia bianconera si è destata, il Male ha vinto ancora. Uno scudetto così esige teorie di fedeli penitenti e flagellanti, in pellegrinaggi verso Santiago de Compostela, con i piedi e le magliette a righe che si disfano miglio dopo miglio, gli uni per la fatica, le altre sotto i colpi vigorosi dei cespugli spinati. Invece eccoli liberi per le strade, cavalcando mostri che urlano con gole bitonali e fanno scempio dei Giusti in granata. Stanotte mi è apparso in sogno l'allenatore del Twente, il capo dei crociali che ha impedito il dilagare della barbarie olire i confini. Un'aureola di gloria, gli circondava la fronte. « Ma benedetti figlioli granata... » mi ha detto. Ero in ginocchio. Gli ho mostrato il beato Zaccarelli che, circondato da mostri, sanguinante da mille e mille ferite, si leva dal cachinno infernale per scagliare la sua lancia benedetta nel cuore del Nemico. « Ma non basta » mi ha dello mister Kohn. Alle sue spalle c'era un poster ingiallito dal lempo: raffigurava un signore con mutande al ginocchio che si rovescia grottescamente nell'aria bucando clamorosamente la palla. « Ma è Parola » ho detto io rispettosamente. E lui ha annuito, benevolmente: « Non crediate che sia cambiato. Voi l'avete promosso allenatore, noi lo usiamo a scopo didattico nelle scuole. E' il nuovo metodo olandese ridie-impara: non mettersi le dita nel naso, non desiderare la donna d'altri, non giocare al calcio così ». Orrido trionfo Mi sono svegliato coperto di sudore diaccio. Tutte le mie certezze granata, negate e avvilite. Ho rivisto i miei ragazzi pareggiare a Varese, perdere con l'Inter a San Siro e nell'invitto stadio ora palcoscenico dell'orrido trionfo, ancora perdere e pareggiare in luoghi amici come Roma — col Napoli — oppure negletti come Terni. Ed ho pianto. Ora so che stamane, ai piedi del mio letto, c'era il demonio a tentarmi, l'ambasciatore della bestia che stasera è libera in Babilonia, la città che non è più la mia. Ora vedo chiaramente Pillici l'invino languire per otto settimane lontano dal campo di battaglia, colpito da una folgore senza nome. Salitili crolla, fratturalo a tradimento da un rivale ascolano così vicino alla Schiera Infernale da adottare la sua stessa, innomi¬ nabile casacca. Vedo Gorin, fratello milanista, solfocare nel sangue delle ferite aperte dal bieco Longobuceo, mentre una teoria di arbitri infernali — le code, gli zoccoli, le corna, nascoste sotto il costume da Jolly che indossano — fare sempre cenno di no, mentre raffiche di perfidia mitragliano Graziani, Sala e Pillici con le spade ormai ad un centimetro dal cuore dei nemici. «Sono dei privilegiati» dice Feriamo. Ed ha ragione: ci sono forse Buticchi o Pianelli ospiti di Alto Gradimento? E mai fu più ottuso Fraizzoli, quando al summit dei presidenti, disse a Bomboni, pardon: Boniserli, scusi tanto: Bony... Ecco: disse a Boniperti che era un impiegato. Ma via Fraizzoli: non l'ha sfiorata il dubbio che S.A.S. Boniperti non l'ha uccisa in duello, solo perché un monarca non può battersi con un qualunque cavaliere? Boniperti stasera è comparso al balcone nell'ermellino di Carlo V, imperatore di quasi tutto in Europa e nelle appena scoperte Americhe (vedi pagine 41. 42, 45. 44, 45 della Treccani), colui che aveva un regno su cui non tramontava mai il sole. Ricco di preziosi insegnamenti di precettori illustri, su cui spicca la figura luminosa dell'abate Allodi, il nuovo Carlo V può concedersi il lusso di ripotere con l'avo: «La fortuna è con noi». Giusto quindi che consessi di giudici e arbitri cerchino di meritare la sua benevolenza e che le nuove leggi illuminate su cui spicca la celebro « un piede sulla linea dell'area, fa area di rigore» (vedi penalty concosso su Damiani nello scontro con il Cesena) debbano ossero accolte senza remore. Mai più Fraiose deve domandare a Pizzul se codesto rigore c'era o non c'era, o mai più il demoniaco strumento della moviola deve essere messo in moto mentre Pizzul ripeto: «Sinceramente, secondo me, non c'era». Carlo V quel giorno ha punito tutti gli italiani, impedendo ai suoi fidi di spargere oltre il Verbo attraverso la Televisione. Cosa potrebbe accadere, in analoghe circostanze, agli europei in occasione della prossima Coppa dei Campioni? E' una fede Devo interrompermi. Sono qui, alla mia porta. Non c'è insulto o freccia che possa perforare la loro corazza: mi attende il martirio. So che la città di Cesena brucia, perché i suoi cittadini inseguirono il pullman di Carlo V insinuando che i suoi seguaci fossero propagatori di un culto che prosperò in Italia per un tragico ventennio. Fraiose è stato impiccato davanti agli studios della Domenica Sportiva, Pizzul è al rogo. Castellotti giace in via Verdi lapidato, por aver insinualo che il Torino aveva dominato il primo tempo del primo derby, lo sarò crocifisso alla porta della redazione sportiva di Stampa Sera: Leo Pestelli, Bruno Bernardi e altri, berranno il mio sangue. Stanno entrando. Dal balcone, l'arcangelo Gabriele travestito da agente della Mondialpol bussa ai vetri, fa cenni disperati: mima una Vecchia Signora che cavalca una bestia dalle sette teste e dalle dioei corna. «Il Torino è una fede» gli grido. Emio Donaggio

Luoghi citati: Babilonia, Cesena, Europa, Italia, Napoli, Roma, Santiago De Compostela, Varese