Come avviene la visita ai 70 pazienti che sono in attesa
Come avviene la visita ai 70 pazienti che sono in attesa Come avviene la visita ai 70 pazienti che sono in attesa Mattinata dal medico della mutua Continua anche oggi, per riprendere poi dal 21' al 24 maggio, lo sciopero dei tremila medici torinesi delle mutue. Di rado sciopero fu più impopolare, non solo presso gli assistiti, cui sono assicurate solo le prestazioni urgenti. Anche per le organizzazioni sindacali che parlano di «agitazione corporativa» che «oltre a recare grave danno ai lavoratori, isola pure la categoria dei medici in un momento in cui la loro collaborazione sarebbe più che mai necessaria per il rapido avvio della riforma sanitaria». Oltretutto, Cgil, Cisl e UH fanno notare come questo sia uno strano sciopero, visto che gli scioperanti non perdono una lira. Le mutue li pagano a «quota capitaria» (un tanto all'anno per ogni assistito) e i giorni di astensione dal lavoro non incideranno sui loro guadagni. Replicano i medici che la loro agitazione va proprio nel senso indicato dai sindacati: «Vogliamo curare la gente e non continuare a fare i burocrati. Di questo passo, chiuderemo gli ambulatori e apriremo degli sportelli dove distribuire moduli e timbrare carte». Ai proposito, ci telefona un mutualista: «Venite a vedere di persona, voi giornalisti, come è ridotta la cosiddetta assistenza medica. Nessuna indiscrezione se restate nel mio studio mentre ricevo: tanto, qui non si visita, qui si sbrigano pratiche ». alle gambe, cammino male. Ho bisogno di una macchina comoda». Nel negozio, una settantina di persone. Dalla piccola folla si alza un brusio (deferente? vagamente minaccioso?) quando ci facciamo largo e ci infiliamo nella stanzetta adibita a studio. Si chiude la porta a chiave («Sa, ci sono gli impazienti»), la si riapre solo al bussare convenzionale del barista che porta un vassoio con i caffè. Lo beviamo con la segretaria: è un personaggio essenziale per un medico come questo che supera il già discusso «tetto» di 1800 assistiti per la sola Inam. Qualche altro centinaio di clienti sono forniti da altre mutue. In totale, oltre 2000 «pazienti», circa 10 mila lire all'anno assicurate per ciascuno. Introito per il medico: 20 milioni. Venti milioni per qualche ora al giorno. Rimane tanto tempo, poi, per le visite privale e per altre attività. «Ci sono le tasse, però — precisa il nostro dottore —. Incidono per il 25-30 per cento». Restano però circa due milioni al mese netti, sommando l'attività «pubblica» a quella «privata». «Sono tanti, forse troppi per quello che possiamo dare — ammette il medico —. D'altro canto, che fare? Metterci a fare i don Chisciotte, combattere contro i mulini a vento? Il sistema è così perché lo hanno voluto cosi, va bene per tutti, ci sguazziamo tutti, compresi noialtri medici. Va bene anche per molti assistiti, almeno finché non sono malati sul serio. Va bene fino a quando noi serviamo per dare certificati che giustifichino un'assenza (magari indispensabile ma non sempre per questioni di salute), per distribuire medicine che spesso si prescrivono da soli perché la vicina di casa glieli ha magnificati. Tanto, se stanno male sul serio ci chiamano a casa. Il pomeriggio, a pagamento. O vanno in Svizzera». Diminuire il numero degli assistiti, evitare di avere, ogni mattina, dalle 70 alle 100 persone in anticame- una vecchietta, legge una lunga lista di esami medici che il medico deve copiare su un formulario apposito. «Questa qui va a passare qualche giorno al mare in una casa per gli anziani del Comune — dice il dottore mentre scrive paziente —. Solo che il municipio offre il soggiorno e l'Inam gli esami. Sono costosi, lunghi, inutili: la signora sta benissimo. Ma la burocrazia vuole così»». Un bambino ha male a un piede, spiega la mamma preoccupata. « Ecco, vada con questo certificato all'ambulatorio, dallo specialista ». llil
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