Per dimenticare Rivera o Rocco di Giovanni Arpino

Per dimenticare Rivera o Rocco Per dimenticare Rivera o Rocco (Dal nostro Inviato speciale) Roma, 27 giugno. La « grande saison » pallonara chiude all'Olimpico con la finale di Coppa Italia. E' una partita che si gioca all'ombra di due straordinari assenti: il Milan vuole la Coppa per se stesso e contro l'emarginato Rivera, che ancora lo condiziona nei segreti dell'animo; la Fiorentina pretende dimostrare che la sua « linea giovane > può far di più e meglio dopo la messa in archivio — metà volontaria metà forzata — di Nereo Rocco. Proprio così: due solenni fantasmi rossoneri presiedono dalle nuvole dei cieli romani questo confronto estivo, affocato e presumibilmente confuso dal punto di vista tecnico-tattico. Per il calcio meneghino è l'ultima • chance ». Milano non ha ottenuto nulla durante la sua stagione disastrosa: solo polemiche, solo litigi, contestazioni, razzi in campo, spranghe di ferro e pugni, squalifiche e rimbrotti. Il - dopo Rivera » è Iniziato con ferrigna volontà da parte della pattuglia rossonera, che vuol dimostrarsi valida malgrado certe indubbie pecche tra reparto e reparto. Ma si dà il caso che il Milan non perda, nel suo ■ dopo Rivera », e sia arrivato alla finale di Coppa Italia con pieno diritto. La Fiorentina è slmile a una ragazza che cerca la propria fisionomia nello specchio e negli sguardi dei possibili amorosi. Nereo Rocco, con antico e spesso rispettabile cinismo, negava che avesse troppe doti. Come fanno i padri per misurare la buona volontà degli spasimanti e futuri generi. Però anche i giovani viola sono giunti all'appuntamento romano con le carte in regola, favoriti da un Torello « granatiero » che ha fatto di tutto per non sfruttare le sue possibilità. Ouando la Fiorentina calava un asso, su altri campi il Torino le faceva eco con un due di picche. E cosi, grazie ad una migliore classifica, ecco Antognonl — e non Sala — disputare la Coppa In questo micidiale tardo pomeriggio romano. Gustavo Giagnoni ha amministrato i suoi bravi — quelli veri e quelli inceronati, quelli d'avvenire e quelli che sanno di essere ronzini — con magnifico scientismo tattico. Mazzone ha spremuto dai freschi muscoli viola il succo necessario. E' risaputo che - Nuccio - Parola imbrocca pronostici: ma per una volta azzardo il contrario. Se « Nuccio » indica la Fiorentina come la signora della Coppa, per conto mio indico il Milan. Le sue motivazioni — c'è sempre quel Rivera dietro, da rinnegare sul piano del « collettivo »: ahimé, questa è la vita, soprattutto se prendi a calci un pallone — superano quelle dei vari Desolati. E' vero: la Fiorentina possiede maggior volume di gioco, come somma dei valori e come possibilità teoriche. Ma il Milan ha un altro deterrente: e cioè la voglia, la rabbia (ed i premi) da portare in piazza del Duomo a Milano, dove non sventolano bandiere da chissà quanti secoli. E tuttavia: cos'è questa Coppa? Un gioco reso assurdo dal calendario, uno sproposito climatico, un traguardo che accontenta i « minori ». anche se lo stesso Parola, ad un certo punto, parve volerlo per sé e per i bianconeri già campioni d'Italia. Da anni — lo ha scritto Bruno Perucca su queste pagine pochi giorni fa. e lo andiamo ripetendo da sempre — la Coppa è una manifestazione sbagliata. Gli stessi presidentissimi non hanno saputo correggerla: e così hanno visto gli stadi con mille o duemila persone sulle gradinate, fosse addirittura un derby. La gente non abbocca a certi incentivi forzati. Se il prossimo itinerario della Coppa '76 lo redigessero i cassieri delle società (tra A e B) conteggeremmo un minor numero di errori. Usando un minimo d'attenzione in più, la nostra città subalpina avrebbe potuto far suoi sia il titolo di campione d'Italia sia l'edizione della Coppa. Ma la Juventus ha perso malamente una partita ed il Torino ha denunciato I suoi limiti di centrocampo e le note deficienze psicologiche. Una finale tra granatieri e milanisti a qualcuno sarebbe parsa più logica, ma la verità è diversa. Non possiamo certo incolpare la Fiorentina d'aver raccolto quanto gli altri lasciavano sbadatamente sul sentiero. E così: Milan-Fiorentina. con tribù di tifosi in asfissia, con temporali in aria, con lo sguardo disincantato di pochi romani. I Cationi ed i Bene»: sembrano più spronati e invogliati a fregiarsi di un rotondino sulla futura maglia. Gli Antognoni e i Saltutti paiono meno nerboruti, anche se possiedono meccanismi fruitori di gioco. Può uscirne una partita cattiva, con marcamenti decisi e duelli singoli da levar il fiato. In questo calar di stagione, ove scema la forza cresce la rabbia agonistica, difficile da imbrigliare. Da troppo tempo le due squadre, pur eternamente favorite sulla carta, non vincono un • qualcosa » da libro d'oro. I soldi sottobanco non sono pochi. Le ambizioni superano la robustezza delle tibie. Un titolo, per deflazionato che sia. ha ancora capacità di presa e di stimolo. Neil'» anno zero » del nostro calcio, questa finale di chiusura non poteva non presentare tante ambiguità ed incertezze. Se Giagnoni agguanta la Coppa, salva Milano. Se Mazzone la porta a Firenze, diventa un « mago ». Consolazione dannata, questa finale ha il veleno nella coda. Un veleno che non vorremmo centellinare sul campo. Buon gioco a tutti. Giovanni Arpino

Luoghi citati: Firenze, Italia, Milano, Roma