Quasi teorema
Quasi teorema li romanzo di Corderò Quasi teorema Franco Corderò: « L'opera », Ed. Bompiani, pag. 350, lire 3800. I romanzi di Franco Corderò suscitano nel lettore quella sensazione di stupore e di rispetto insieme che, nello spettacolo di un circo, sanno stimolare sempre gli « artisti » della forza muscolare. La pagina di Corderò vive nella sua tensione: comunica immediatamente una idea di forza. Non c'è nessun sospetto di trucco: ma rimane pure quell'astensione di giudizio che è sempre di chi è conscio di assistere ad uno spettacolo di abilità. L'Opera è il racconto della giornata di un giovane liceale, Agnus, che appena conclusa la prima classe si prepara, da solo, a sostenere gli esami di ammissione alla terza (siamo negli anni di fine guerra). E' una giornata « memorabile », perché si concluderà alla sera con lo spettacolo di una eccezionale compagnia lirica; ma è una giornata « memorabile » soprattutto perché la pausa dallo studio, prevista per queste ore, permette un esame attento della propria esistenza e una modesta programmazione del futuro. Dunque, dopo le lezioni del mattino, attendono Agnus alcuni appuntamenti: il bagno, il parrucchiere, il sarto, il libraio. E poi, prima dell'avvenimento culminante dell'Opera, un colloquio con il suo antico padre spirituale: Agnus, ormai entrato fra gli « adulti », ha deciso un totale affrancamento dalla regola dell'« ubbidire a occhi chiusi », della « sottomissione operosa », che « non sbaglia mai ». La giornata si svolge su un itinerario minuziosamente prestabilito; i meccanismi previsti scattano con esattezza cronometrica. Agnus vive in questa ossessione dell'tc ordine », il suo lungo pensare, negli spazi vuoti, tra un appuntamento e l'altro sul proprio passato, è una continua verifica del proprio dominio sulle cose: Agnus è un « invulnerabile, onnisciente, spettatore di sé »; il suo contatto con il mondo si riduce ad un minuzioso inventario di presenze da collocare al punto giusto. « Sotto gli eventi del mondo — dice — c'è una mappa di figure geometriche e numeri ». Ma quando pensa al proprio futuro il giovane scopre, in questa « giornata memorabile », di « indulgere » inavvertitamente alle « fantasticherie ». Si lascia andare troppo, in questo « spazio vuoto » di « vacanza », per esempio, a sogni troppo dettagliati, si accorge così con dispetto che, nello « spiraglio » delle « fantasticherie », possono entrare i « semi del disordine ». « Le divagazioni implicano sempre dei rischi », conclude Agnus: e il frutto di questa giornata « memorabile » sarà allora l'acquisizione di una mostruosa saggezza. L'abolizione appunto della « divagazione », il rifiuto della «fantasticheria», la negazione del pensiero per un assorbimento totale nell'azione. A conclusione di questa giornata Agnus giunge dunque ad « uno stato smisuratamente superiore », ad una maturazione definitiva: « Ha speculato sull'avvenire per tutta la giornata; adesso lavora d'istinto e sono scelte infallibili ». L'importante è abolire il pensiero: l'« ordine » così si ricostituisce. Giorgio De Rienzo
Persone citate: Franco Corderò, Giorgio De Rienzo
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