Leggere i giornali di Paolo Murialdi

Leggere i giornali Tra pareri tecnici e giudizi polemici Leggere i giornali Paolo Murialdi: « Come si legge un giornale », Ed. Laterza, 305 pag., 1800 lire. Piero Bianucci: « La verità confezionata », Ed. Paravia, 254 pag., 3000 lire. ."Willy Buonanno: « Naturale come sei », Ed. Guaraldi, 146 pag., 3000 lire. Giovanna Pezzuoli: « La stampa femminile come ideologia », Ed. Il Formichiere, 144 paje., 2000 lire. Subito dopo una breve premessa dell'autore, e prima del capitolo iniziale, il libro di Murialdi reca come epigrafe uno sconcertante brano di Borges, in cui l'insigne letterato argentino plaude alla proposta di Bertrand Russell di insegnare fin dalle scuole elementari l'arte di leggere i giornali con incredulità, e ci ricama sopra so¬ stenendo che ben poche, fra le persone che conosce, evitano il tranello di pensare che un fatto sia accaduto solo perché è stampato in grandi caratteri neri. Valoroso e scrupoloso nella milizia giornalistica come in quella sindacale (dopo essere stato per anni redattore capo de II Giorno, oggi presiede la Federazione nazionale della stampa italiana), Paolo Murialdi ha voluto evidentemente premettere alla trattazione i giudizi di due autori di gran fama su quello che non è il giornale, così come lo intendono e lo fanno i buoni giornalisti, e, cosa altrettanto importante, così come lo vedono e lo recepiscono i buoni lettori. Quanto detto. non presuppone una discriminazione manichea fra buoni e cattivi giornalisti, fra buoni e cattivi lettori. Negli ultimi anni il giornalismo italiano è cresciuto molto ed è molto cresciuta la preparazione dei lettori. Il titolo è volutamente dimesso, quasi manualistico, ma il libro va molto al di là di quanto il titolo prometta. Rivolgendosi soprattutto ai giovani, Murialdi non spiega soltanto come si legge un giornale, ma anche tutto ciò che precede il momento della lettura: in altre parole, come si fa un giornale, dalla ricerca e raccolta delle informazioni alla stesura dei titoli, dalla presa di posizione su un determinato argomento o fatto all'impaginazione, dal funzionamento di una redazione ai rapporti fra redazione e proprietà. Segreti del mestiere? Sì, nel libro ce ne sono moltissimi ed è bene che sia così, cioè che non rimangano segreti, perché in un mestiere il cui scopo primo è di informare il pubblico segreti non ce ne devono essere. Merito principale di Murialdi è anzi proprio l'averli rivelati e, per così dire, svuotati di ogni patina esoterica e corporativa: per leggere criticamente un giornale il lettore deve sapere come e da chi è fatto, quali interessi difende, quali forze sociali e politiche lo sostengono e lo condizionano, e, soprattutto, in quale misura la difesa di principio della libertà di stampa e del diritto all'informazione, cui ogni giornale si richiama, si traduce in pratica rigorosa e inflessibile della libertà di stampa e del diritto all'informazione. Ma un certo grado di diffidenza nei confronti dei ginr nali è ineliminabile e legittimo. Al suo La verità confezionata Piero Bianucci ha aggiunto un sottotitolo, «Co7.te leggere il giornale», analogo al titolo del libro di Murialdi. Ma la « lettura » è diversa, l'analisi è fortemente critica, i confronti sono severi. Severa è anche l'indagine sui moventi e sugli interessi — politici, economici, culturali — che determinano la « linea » d'un giornale, la dosatura e il rilievo dell'informazione, la tendenziosità o l'evasività del commento. La critica investe molti giornali, non ultimo il nostro, e non esclusi certi quotidiani che, nati come organi d'informazione alternativa — il manifesto, o Lotta continua — appaiono all'autore ormai integrati nel sistema. Sistema a sé, nell'ambito di un più vasto sistema, è la stampa femminile. I saggi di Giovanna Pezzuoli e di Milly Buonanno dedicati a questo argomento — quello della Buonanno ha il sottotitolo « Indagine sulla stampa femminile in Italia » — approdano a conclusioni analoghe: tutti i periodici che si rivolgono al pubblico femminile tendono a ignorare i veri problemi della donna italiana e a cullare le lettrici, sino ad addormentarne la coscienza politica e sociale, in un mondo di illusioni e di mistificazioni. Le timide concessioni degli ultimi anni a certi motivi della contestazione femminista servono soltanto a mantenere la « presa » dell'opinione e degli interessi più retrivi sulle masse femminili e a scongiurare un'autentica crescita di coscienza. Analoghe anche le vie di superamento della situazione attuale proposte dalle due autrici: poiché le riviste radicalmente femministe non hanno la possibilità di scalzare dalle loro r jsizioni di predominio i periodici femminili tradizionali, l'unico sbocco auspicabile — a lungo termine — è l'estinzione della pubblicistica, tradizionale e progressista, « per sole donne », e l'apertura di tutta la stampa ai problemi della donna. Mario Sonini

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