Senza personale, chiude anche il museo di Parma di Remo Lugli

Senza personale, chiude anche il museo di Parma Senza personale, chiude anche il museo di Parma (Dal nostro inviato speciale) Parma, 26 giugno. Di tanto in tanto vengono studiosi dalla Svizzera, dalla Gran Bretagna, persino da Mosca, per visitare il Museo nazionale di antichità o per condurre studi su particolari reperti esposti; e ogni anno, in media, entrano a visitare queste sale cinquantamila persone. Dal primo luglio prossimo il museo si chiuderà, non è più possibile tenerlo aperto per mancanza di personale. Si pagano gli errori del passato, la lunga trascuratezza in cui si tennero i nostri beni culturali porta ora a queste I brusche conseguenze; il minij stro Spadolini, che pure ha ! cercato di prendere provvedi! menti, non può fare miracoli: c'è di mezzo, tra le sue buone ! intenzioni e le decisioni già adottate, la complicata buroi crazia. Sì, si è deciso di assumere gli idonei che già aveva; no partecipato a dei concorsi 1 per uscieri ma che erano ri\ masti fuori perché il numero degli assorbibili era inferiore t ai partecipanti, ma non si possono fare entrare in servizio dall'oggi al domani, si devono preparare le graduatorie, si deve accertare la effettiva disponibilità degli intej ressati i quali, invece, il più | delle volte, nel frattempo si : sono già occupati diversa! mente. / tesori di Velleia E intanto un museo così ricco come questo di Parma I deve chiudere. Sale bellissime, rammodernate qualche anno fa, con impianti razionali, devono rimanere deserte. «Agli studiosi che vengono da , lontano e alle scolaresche sarà sempre possibile aprire la porta — dice la direttrice dottoressa Mirella Calvani Mari- • ni — ma non è giusto che solo taluni riescano a godere di I un bene che deve essere pub- \ blico e la massa ne sia esclusa. Senza contare che aprire ' alle scolaresche significherà ' doversi fidare dei maestri accompagnatori». \ Il museo fu fondato nel 1760 da don Filippo di Borbone. A differenza di molti altri, non nasce dal collezionismo delle famiglie più abbienti, ma dalla necessità di raccogliere, catalogare e mettere in mostra tutto quanto veniva scavato a Velleia, l'antica città romana scoperta nel 1747 in una zona montana tra i territori di Parma, Piacenza e Lucca. Il primo pezzo ad entrare fu una tavola di bronzo, zeppa di annotazioni catastali, che resta tuttora la più grande del mondo antico che sia mai stata rinvenuta: tre metri e mezzo per un metro e mezzo di lato. Era stata frantumata e dispersa fra diversi raccoglitori di bronzo per fusione; due canonici piacentini, Giovanni Roncovieri e Antonio Costa, erano riusciti a rintracciare tutti i pezzi, a ricomporla e alla fine l'avevano donata a don Filippo di Borbone. Ci sono in questo museo migliaia e migliaia di pezzi di grande valore, per la maggior parte tutti provenienti da scavi nel Parmense. Un vasto spazio è dedicato all'età del bronzo di cui nelle zone dell'Emilia Occidentale si sono trovate importanti tracce; un'età del bronzo che qui fu tardiva e proseguì anche quando altrove era già avanzata l'età del ferro. Dei romani si sono trovati oggetti e opere di grande pregio: architravi e capitelli di mole enorme e di fattura egregia; un assortimento di bronzi ricchissimo: stadere, rubinetti, mestoli, lanterne, gioielli, monete e medaglie; statue di marmo e di pietra; vasellame e vetri. Ricco di materiali via via rinvenuti nel sottosuolo, a museo di antichità si è andato sempre più impreziosendo anche per l'immissione di opere donate e acquistate. Così ci sono sale dedicate agli egizi, agli etruschi, ai greci. Il medagliere fu costituito con un primo nucleo di monete rinvenute a Velleia, ma poi si è andato ampliando con apporti esterni e ora conta ventimila pezzi. Di fronte a questa dovizia di prezioso materiale culturale e didattico, il provvedimento di chiusura suona in maniera stridente. «Potete immaginare come mi piange il cuore — dice la direttrice — prendere una simile decisione, ma come posso fare diversamente? Otto anni fa. quando venni adassumere questa direzione, potevo disporre di dodici persone. L'organico avrebbe richiesto che ad ogni decesso. ad ogni pensionamento corrispondesse una nuova assunzione e invece ciò non accadde mai. Il primo luglio prossimo va in pensione un altro usciere. Ora io non voglio dire in quanti rimaniamo, sarebbe un'affermazione pericolosa e ridicola. La legge mi prescriverebbe di tenere dei turni di guardia, di giorno e di notte, addirittura con due persone per turno; e ovviamente dovrei provvedere anche alle ferie, ai riposi. No, non è proprio possibile tenere aperto questo museo con il personale che ho, è già molto se riesco a fare i turni di guardia e non sempre di due persone per turno. Senza contare che, con la qualifica di direttore, io ho l'incarico di sostituire il soprintendente alle antichità nell'Emilia Occidentale, cioè dovrei andare, con il mio personale, a fare sopralluoghi là dove si sono scoperte, nel corso di scavi, delle antichità». Soltanto speranze Delle sedici sale su due piani in cui si articola il museo, già da un anno se ne tenevano aperte al pubblico soltanto cinque, mentre alle scolaresche l'accesso era consentito fidando nella responsabile vigilanza dei maestri accompagnatori. I visitatori norma- 1 li perdevano il preromano, il romano e il parmense, settori I Iler ' Quali magari qualcuno : era venuto da molto lontano. Il soprintendente alle antichità per l'Emilia e Romagna professor Vinicio Gentili ha naturalmente fatto presente al ministero per i Beni culturali la gravità di questa situazione e l'annuncio della necessaria chiusura. « Non ho ricevuto né l'autorizzazione a chiudere, né risposta alcuna — dice —. Qualche giorno fa il ministero sì è limitato a chiedere se il museo ù già stato chiuso. Iti teoria non potremmo chiudere senza la sua autorizzazione, ma se non c'è il personale manca la possibilità materiale di continuare a tenerlo aperto. Io voglio sperare che a Roma si provveda in qualche modo, magari \™andando a .farma almeno due persone, il numero strettamente indispensabile perché la chiusura non avvenga». Remo Lugli

Persone citate: Antonio Costa, Filippo Di Borbone, Giovanni Roncovieri, Iler, Mirella Calvani Mari, Spadolini, Vinicio Gentili