Accordo raggiunto sugli indennizzi per diversi prodotti agricoli italiani di Manlio Rossi Doria

Accordo raggiunto sugli indennizzi per diversi prodotti agricoli italiani Accordo raggiunto sugli indennizzi per diversi prodotti agricoli italiani Gli incontri a Lussemburgo sul nuovo trattato commerciale tra l'Italia e Israele e su quelli in corso con Marocco, Algeria c Tunisia - Importanti concessioni su conserve, ortofrutticoli, agrumi, vino e olio ■ L'intervento di Marcora (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 25 giugno. Il Consiglio dei ministri della Cce ha raggiunto, a tarda notte, a Lussemburgo, l'accordo sugli indennizzi all'agricoltura italiana, per il nuovo trattato commerciale con Israele, e quelli in corso di negoziato con il Marocco, l'Algeria c la Tunisia. L'accordo di stanotte permette l'entrata in funzione del trattato con Israele e la ripresa dei colloqui delle nazioni del Maghreb. In una prospettiva più ampia, si tratta di uno sviluppo utile per l'inizio del dialogo sulla cooperazione euro-araba. L'Italia, rappresentata dal ministro Giovanni Marcora, ha ottenuto importanti concessioni sulle conserve, sugli ortofrutticoli, sugli agrumi e sul vino, che dovranno fare fronte alla concorrenza dei prodotti degli altri Paesi mediterranei. Questi sono i punti principali dell'accordo, che è stato stimolato anche da un intervento diretto dei ministri degli Esteri che erano pure presenti a Lussemburgo. La Cee manterrà i prezzi minimi per i concentrati di pomodoro e le misure nazionali di sostegno, fino al 31 dicembre 1977 per i succhi di agrumi. Le arance godranno di un premio per la trasformazione per quantità illimitate. Per i pelati, le pesche, i succhi di pomodoro, i funghi, i piselli, i fagiolini, le pere, i lamponi ecc. verranno istituiti certificati per l'importazione. Sarà anche organizzato un sistema di « sorveglianza » sui molti prodotti agricoli, ma questo sarà definito dal Consiglio, assieme ai prezzi minimi. Sul vino, le dogane applicheranno il pieno diritto doganale, se quello importato non rispetterà il prezzo di riferimento deciso dalla Cce. Il complesso meccanismo di protezione del vino comunitario prevede la distillazione speciale del vino da tavola, non solo se ne verrà importato molto dal Maghreb, ma anche se il mercato sarà turbato da una sovrapproduzione nell'ambito della Comunità. r. p. e compensativi per il nostro paese. Da quanto si è detto tuttavia, risulta clic — al di là dei provvedimenti contingenti — il problema richiede l'impostazione di una vasta azione di medio e lungo periodo, che impegni non la sola politica agricola, ma l'intera politica economica e sociale della Cee e dei paesi membri La impostazione di un'azione siffatta non è certo facile ed incontrerà inevitabilmente resistenze e difficoltà enormi. Essa, infatti, comporta: • una revisione dei regolamenti agricoli; • una specifica azione per l'espansione dei consumi dei prodotti agricoli mediterranei; • una coordinata azione per il progresso tecnologico ed organizzativo nei e tra i paesi interessati; • una efficace difesa del potere contrattuale degli agricoltori e, quindi, la acccttazione — da parie degli operatori industriali e commerciali nel settore degli alimentari — di una adeguata disciplina. Ciascuna di queste azioni va, d'altronde, elaborata c realizzata con riferimento ai singoli gruppi di prodotti dell'agricoltura mediterranea — vino, olio d'oliva, tabacco, pomodori, agrumi, fruita c ortaggi — e, per una gran parte di questi, con riferimento non ai soli prodotti freschi, ma anche a quelli trasformati o refrigerati. Per quanto riguarda la revisione dei regolamenti agricoli comunitari relativi ai prodotti mediterranei, tutti sanno che — a differenza di quelli riguardanti i prodotti dell'agricoltura dell'Europa centro-settentrionale — hanno sinora difeso assai mediocremente la stabilità e il livello dei prezzi e dei redditi ed hanno, su larga scala, violato il principio-base della preferenza comunitaria. Non foss'altro che per questi motivi essi vanno, pertanto, rivisti. Nella prospettiva della politica mediterranea ciò non è, tuttavia, di per sé, sufficiente perché ciascuno di quei piodotti è esposto al pericolo della formazione di eccedenze strutturali dell'offerta rispetto alla domanda. I terreni adatti ad alcune di quelle produzioni sono, infatti, nei paesi mediterranei molto estesi e, d'altra patte, le crescenti superfici irrigue sono e saranno preferibilmente destinate ari alcune di quelle produzioni. Occorre pertanto esplicitamente riconoscere: 1) che la stabilità e un adeguato livello dei prezzi dei prodotti agricoli mediterranei comportano procedimenti non automatici, ma programmati, per tener conto delle diversità negli stadi dello sviluppo economico, nei livelli dei redditi di lavoro e nei costi di produzione tra i vari paesi interessati; 2) che una incontrollata libertà commerciale è illusoria e va, di conseguenza, abbandonala, perché sarebbe vantaggiosa soltanto per gli speculatori, a tutto danno non solo dei produttori dei paesi più evoluti (1talia e Francia meridionale in questo caso), ma degli stessi paesi mediterranei emergenti, il cui sviluppo agricolo resterebbe sotto la minaccia della precarietà e della instabilità; 3) che è necessario, quindi, porsi subito — creando adatte istituzioni di studio e di contrattazione — sul piano di una programmata espansione e ripartizione delle singole produzioni tra i vaii Paesi mediterranei, in concomitanza o in vista dei loro futuri rapporti di adesione o associazione. Quanto ora se detto fa anche comprendere perché la revisione dei regolamenti e la stessa azione ora indicata non siano ancora sufficienti. La premessa fondamentale per il successo dell'azione proposta è rappresentata, infatti, dalla espansione dei consumi di questi prodotti. Dopo la guerra sino ad oggi questa ha indubbiamente assunto considerevoli dimensioni e la domanda presenta, d'altra parie, notevoli margini di elasticità. Una specifica politica è, tuttavia, necessaria per determinare — come è possibile — una ulteriore espansione. Questa politica dovrà certamente essere, anzitutto, diretta al miglioramento della qualità dei prodotti, alla promozione delle vendite, alla migliore organizzazione della distribuzione e alla riduzione dei prezzi al consumo mediante la- riduzione dei margini di commercializzazione. 11 primo e fondamentale passo dovrà, tuttavia, essere quello di abbattere con coraggio gli ostacoli che, all'interno della Comunità, ancora si frappongono alla espansione di questi consumi. E' noto, infatti, come le varie politiche fiscali, sanitarie e commerciali in vigore nei Paesi della Comunità, in modo aperto o ipocrita, favoriscono spesso — in deroga allo spirilo del Trattato — le produzioni di alcune provenienze a danno di quelle di altre; danno, cioè, luogo a distorsioni talvolta più gravi di quelle provocate, in passato, dalle tariffe doganali Rinviando ad altra occasione l'esame del terzo dei punti indicati, già accennato in precedenza — quello del progresso tecnologico e organizzativo nei e tra i paesi mediterranei — resta solo da accennare all'ultimo. La difesa del polere contrattuale degli agricoltori e la stessa difesa dei consumatori (nei riguardi sia della qualità dei prodotti che dei loro prezzi di acquisto) sono oggi, per i prodotti mediterranei, debolissime. Ciò è conseguenza di due opposti fenomeni: • la persistenza su larga scala dell'antiquata struttura dei canali distributivi (e di una considerevole parte dell'industria trasforniatrice); • la crescente forza ed espansione, nel settore delle industrie e delle catene di distribuzione degli alimentari, di grossi complessi finanziari a caratlere spesso monopolistico e multinazionale. Anche qui occorre, quindi, avere chiarezza di idee e forza politica per accelerare, da un lato, la liquidazione delle strutture antiquate e per imporre, dall'alno — nel quadro di una rigorosa difesa contro le frodi, le sofislificazioni e le pratiche monopolistiche — controlli ed accordi collcttivi alle nuove potenze dominatrici. So di avere additato vie irte di resistenze e di difficoltà. La Comunità europea deve, tuttavia, ben decidersi. Un equilibrato sviluppo e l'integrazione economica mediterranea impongono un'azione del tipo qui indicato. L'alternativa di una incontrollata libertà commerciale e imprenditoriale (con tutte le prevaricazioni che oggi essa comporta) non può. invece, che produrre crescenti squilibri, contrasti e conflitti che la Comunità non sarehbe in grado di controllare. Manlio Rossi Doria

Persone citate: Giovanni Marcora, Marcora