Il pensiero armato di Mao di Alberto Cavallari

Il pensiero armato di Mao VIAGGIO NELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE Il pensiero armato di Mao Soltanto il pieno controllo dell'esercito ha consentito al "leader" di vincere le resistenze d'un partito comunista sovente ribelle, portando la sua ideologia a dominare la vita del Paese - Ma la macchina istituzionale durerà oltre questa dittatura militare? (Dal nostro inviato speciale) Changsha, giugno. Fanno vedere scrupolosamente tutto, nell'Hunan, scendendo dalla collina dov'è nato Mao. Dopo la casa, dopo il museo della rivoluzione maoista, si passa a Changsha, la città dove maturò il «maotsetung-pensiero » dei primi anni, dove si sviluppò l'azione politica degli Anni 20, e dove Mao tornò negli anni diffìcili dopo il «balzo in avanti» a preparare la sua controffensiva contro il partito. C'è sempre il paesaggio dolce, caldo, fantasioso del Sud. Solo che le colline discendono, scompaiono, e adesso è pianura piatta, lungo il fiume Xiang Jiang, pieno di battelli, intorno a una città afosa, gremita di folla, di traffici, tagliata dai binari lucenti del Nord ferroviario. La scuola normale dove studiò Mao, dove scoprì il Manifesto, e fondò la prima cellula comunista dell'Henan, è un luogo appartato. Giardini, chiostri, aule piene d'ombra, studenti, come in un college di Oxford. Mostrano il banco di Mao, la camerata dove dormiva, il pozzo dove prendeva il bagno d'acqua gelida. Ma il suo pensiero qui si unì all'azione, e ci fanno incontrare anche un vecchio ferroviere, coetaneo di Mao, che capeggiò gli scioperi famosi del '23, organizzati da Mao e da Liu Shao-chi lungo le linee ferroviarie del Sud e nelle miniere di Anyuan. Il vecchio racconta, fuma, ricorda i « tempi eroici », precedenti agli stessi scioperi di Shanghai. Non parla di quando Mao e Liu erano amici. Comunque, il suo racconto oggi ha un senso politico. Significa la riscoperta della rivolta operaia, urbana, dopo tanti anni di glorificazione del solo mito contadino. La vista del fiume dove Mao venne a nuotare il 24 giugno 1958, per dimostrare d'essere ancora forte, e che poteva battersi contro il partito che gli era ostile, forma un'altra immagine «storica» del maoj ismo. Si scende nell'ai Isola dei Mandarini », a Sud della città, piena di pergole fiorite, di gente che prende il fresco, e si vede la curva che dopo l'isola compie lo Xiang Jiang, luminoso, vasto, percorso da piccoli battelli a ruota, come quelli del Mississippi di Mark Twain, però miniaturizzati, verdi, la ruota gialla, bellissimi. Mao nuotò dalla punta dell'isola fino all'ansa del fiume, lag- giù, e solo adesso sappiamo perché. Il balzo in avanti e la successiva crisi l'avevano indebolito ed isolato. Il quotidiano del popolo rifiutava di pubblicare perfino le informazioni sulla conferenza nazionale sul lavoro di propaganda che Mao aveva organizzato. Gli articoli di Chang Chun-chiao (attualmente commissario per l'esercito ), sulla lotta contro le abitudini borghesi, non uscivano. Peng Te-huai stava preparando la famosa offensiva del partito contro Mao sfociata nel comitato centrale di Lushan. Perciò Mao sì era tuffato qui, per annunciare simbolicamente che avrebbe lanciato la controffensiva e avrebbe risalito la corrente. I fatti del 1971 Purtroppo però non portano più nella vicina provincia del Kiangsi, in una città simile a questa, Nanchang, e poi sui luoghi della famosa battaglia di Chingkanshan. Purtroppo non fanno più vedere la casa dove Mao e Lin Piao sì sono incontrati per la prima volta, dove nacque il 1" agosto del 1927 il «grande e glorioso » esercito rosso formato dai contadini, e dove si capirebbe meglio come il pensiero e l'azione di Mao sono riusciti a imporsi, a sviluppare il partito, e a riconquistarlo ogni volta che il partito sfuggiva al suo controllo. E' certamente comprensibile, dopo i fatti del 71 e la liquidazione di Lin Piao, che le visite a Nanchang siano state soppresse. Ma questi luoghi restano fondamentali lungo l'« itinerario maoista » per capire come mai Mao sia sempre riìiscilo a travolgere le resistenze di un partito comunista sovente ribelle. Per quanti importanti, i tuffii di Changsha avrebbero concluso ben poco se dietro ad essi non vi fosse stato un esercito che ha sempre sostenuto Mao. II pieno controllo dell'esercito ha infatti consentito a Mao di portare agli ultimi traguardi il pensiero e l'azione che si sono sviluppati nei luoghi che stiamo visitando. Senza l'esercito il maoismo sarebbe rimasto probabilmente minoritario, più volte, e il « maotzetung-pensiero » non avrebbe dominato la vita cinese. E' infatti vera la tesi che il movimento comunista cinese non ha mai finito di essere un movimento militare, e che le due gerarchie partito-esercito si sono sempre confuse negli stessi uomini, usciti dalla guerra di liberazione, edificandosi reciprocamente. Ma un punto che non viene spiegato mai è che in questo movimento militar-politico solo Mao ha saputo controllare, lui solo e pienamente, l'esercito e quindi dominare il partito che più volte ha tentato di metterlo in minoranza. Il « maotzetung-pensiero » è una particolare forma di marxismo che si è diffusa perché ha saputo usare l'organizzazione militare del partito stesso. Ormai vi sono molti dati per sapere questo con certezza. Il giovane marxista che parte da Changsha negli Anni Venti non è un «politico » fortunato. Incluso tra i fondatori del partito, senza troppa convinzione, nel 1923 viene escluso dall'ufficio politico, accusato di « avventu- I rismo ». Nel 1928 riesce ad \ entrare nel Comitato centra- le solo perché gli avvenimen- ilituti e la sua immaginazione \ dl'hanno portato a formare l'esercito rivoluzionario del Kiangsi formato da contadini-soldati. Da questa posizione passa nel '28 a quella di commissario politico di ! tutto l'esercito di liberazio| ne, ma diventa presidente l dell'ufficio politico del parti- inralociinchnilfelo solo nel '35 per effetto del I Lcolpo di Stato militare di Tsunyi, organizzato da un gruppo d'ufficiali. Chi, Lin, Chu Teh, altri ancora, che comandano l'armata di contadini-soldati che Mao ha creato. Quando nel 1945 il VII Congresso ratifica la sua carica di presidente del Comitato centrale e di presidente del Consiglio militare rivoluzionario Mao è un leader politico che deve la prima carica alla seconda. Nel trentennio successivo, Mao non abbandona certo mai, come si dice, la direzione del partito dato che resta presidente del Comitato centrale. Ma si tratta spesso di una direzione che diventa a tratti formale, perché non condivisa dal gruppo dirìgente, e che ridiventa sostanziale solo perché Mao mantiene il potere militare e vi ricorre. Come presidente del Comitato centrale egli è infatti presidente della Commissione militare del partito. Se si guarda bene, questa è la sola carica che non abbandona mai nelle crisi degli Anni Cinquanta e Sessanta. Nel '59, quando ha contro tutti, deve abbandonare silidCntrcosiè mlopngnstroladedioiprpeciLtoto«ssediEsedsipmseudoddcaseveròm19tea Liu Schao la carica di pre- j tosidente della Repubblica, accusa Teng Hsiao-ping (punito con la rivoluzione culturale ed oggi riabilitato) di tenergli nascosti tutti gli affari politici della segreteria, subisce l'offensiva condotta dal ministro della Difesa Peng Te-huai. E' il momento più critico perché lo si assale tramite il capo delle forze armate. Ma dal suo posto di presidente della commissione militare Mao non solo si tuffa nello Xiang Jiang, ma destituisce il ministro Peng Te-huai, ricupera il controllo della difesa mettendoci Lin Piao. Poi si ritira, certo, sembra finito. Ma in effetti, tramite Lin, ri- i forma l'esercito, lo fa diven- i tare « scuola di maoismo ». j Il «libretto rosso» nasce, al- j l'inizio, proprio per essere distribuito tra i reparti militari. Senza sapere questo, non si spiega come avviene la rinascita del «maotzetungpensiero » contro il partito da «bersagliare». Nella seconda fase, Mao rìsale la corrente servendosi di Lin e sempre da questa posizione. Nell'estate '66 scatena la rivoluzione culturale contro il partito, ma il partito gli resiste e nuovamente non gli pubblica nemmeno gli scritti. Come presidente della Commissione militare Mao passa allora il Quotidiano del popolo e la rivista ideologica del comitato centrale Huang-ch'i sotto il controllo del giornale dell'esercito Bandiera rossa e così, nel giugno, può ricuperare. Il 5 agosto '66, solo dopo questa operazione, fa stampare nei giornali il suo appello: « Bombardate il quartier generale ». Guardie rosse e soldati di Lin Piao danno quindi l'assalto al partito sfasciandolo. Lo stesso Ciu En-lai ha dichiarato spesso che il Dipartimento generale politico dell'esercito « fu la sola organizzazione sperimentata di partito a rimanere intatta ». Ed è con l'esercito, poi. che Mao comincia la « ricostruzione ». dopo il '67, in una situazione di guerra civile incombente. Il primo ministro Ciu ufficialmente riconosce adesso che l'esercito di Mao « ha subito centinaia di migliaia di perdite » prima e dopo di cominciare a usare la forza per disarmare gli estremisti, far cessare la lotta tra le fazioni, nel doppio ruolo che Mao gli assegna in questa fase. Rivolta mancata Da un lato, Mao manda l'esercito all'avanguardia della seconda rivoluzione, contro il partito. Da un altro lato gli chiede di « sostenere l'industria, l'agricoltura, sostenere le larghe masse della sinistra, stabilire un controllo militare, fornire la guida all'addestramento ideologico». L'esercito è quindi tutto: il freno e l'acceleratore, il detonatore e lo strumento di repressione, nelle mani di Mao e Lin Piao. E' così che diventa probabilmente anche un boomerang quando Lin Piao, ministro della Difesa, tenta di controllarlo più dì Mao e (forse) di lanciarlo contro Mao stesso. Ma dalla sua posizione di presidente della Commissione militare, ancora una volta. Mao liquida nel '71 il ministro della Difesa. Stavolta in modo più drammatico, misterioso, ancora da sapere. L'insieme di questi fatti dimostra che il pensiero e iazione maoista si sono realizzati attraverso una dittatura militare incontestabile di Mao, anche se esercitata in modo anomalo, e poco paragonabile al potere dei colonnelli che spesso s'intreccia alle rivoluzioni nei Paesi in via di sviluppo. Gli attacchi più pericolosi a Mao sono venuti sempre attraverso il ministero chiave della Difesa Iprima Peng Te-huai, poi Lin Piao) e le vittorie di Mao si sono sempre rese possibili perché dalla sua posizione di presidente del Ce e della Commissione militare Mao non ha mai perduto il controllo del « suo » esercito di contadini-soldati. Il suo cosiddetto potere carismatico è stato indubbiamente immenso, però questo è certo lo strumento che l'ha fatto prevalere. Ma se le cose stanno così (e stanno così) bisogna allora chiedersi se questa egemonia di un « pensiero armato » può durare oltre la dittatura militare di Mao. Società-caserma Rispondendo, si può chiudere la parte del viaggio dedicato agli sviluppi del maoismo. La Cina è più di sempre « una grande scuola del pensiero di Mao dove l'esercito è il direttore didattico ». L'esercito è stato il rinnovatore del partito, il ricostruttore, e le uniformi color «succo d'erba» sono onnipresenti. Le scuole sono piene di « piccoli soldati rossi », E — dopo il '59 — l'esercito senza spalline e gradi si dice di Yenan ». La società messianica cinese, ancorata al pensiero di un interprete del marxismo, si tinge quindi sempre di più dei colori di una società irreggimentata, di una società-caserma, dove ogni cittadino è un soldato di Mao, e dove diventa quindi spiegabile che il potere carismatico di Mao abbia sempre il sopravvento attraverso il potere militare. Però si sono avuti due cambiamenti notevoli, dal gennaio 1975, sui quali bisogna riflettere. Mao e i maoisti hanno prò- tornato al famoso « spirito ceduto a una grande riforma nei rapporti partito-esercito compiendo due operazioni. La prima è stata di togliere ogni rilievo al ministero della Difesa (da cui partivano sempre gli attacchi) subordinandolo completamente al partito diventato definitivamente maoista. La nuova Costituzione dice che il presidente del Comitato centrale (cioè Mao) assume il comando di tutte le forze armate, e quindi dell'esercito vero e proprio e della milizia popolare. Inoltre, i ruoli di capo di stato maggiore e di commissario del dipartimento generale militare sono stati affidati a due « civili », che appartengono al partito e al governo. Mao (presidente del Co è quindi il capo supremo. Teng Hsiaoping e Chang Chun-chiao (due antichi ex rivali) sono i due civili preposti all'armata. Un vecchio maresciallo di 76 anni, Yeh Chien-yin, è stato messo al ministero della Difesa rimasto vacante dal '71. La seconda operazione è stata di ancorare attraverso questo meccanismo l'esercito al potere civile per evitare al dopo Mao sorprese militari o colpi di Stato controrivoluzionari tipo Lin Piao. La lotta per il potere deve infatti svolgersi all'interno del Comitato centrale, in uno Stato privo di presidente della Repubblica, in un partito governato da una direzione collegiale, e dove chi diventerà presidente del Comitato centrale avrà il comando delle forze armate senza però provenire da esse, senza esprimere un potere antagonista al potere civile del partito. Un uomo privo del potere carismatico di Mao, privo del suo potere militare, dovrebbe essere in teorìa colui che, uguale agli altri nella direzione collegiale, sarà in futuro il « più uguale ». Ma il futuro stabilirà se questa macchina istituzionale, appena rinnovata, funziona. Per ora è solo possibile dire che il « pensiero armato » di Mao va verso la fine della sua parabola ancora più armato di prima. Alberto Cavallari

Luoghi citati: Changsha, Cina, Liu Shao-chi, Oxford, Shanghai