La maldestra azione di un "brigatista" ha mandato in fumo il rapimento Gancia

La maldestra azione di un "brigatista" ha mandato in fumo il rapimento Gancia Il sanguinoso conflitto a fuoco nella cascina presso Acqui La maldestra azione di un "brigatista" ha mandato in fumo il rapimento Gancia E' Massimo Maraschi, arrestato poche ore dopo il sequestro - Tre giorni prima era stato sorpreso dai carabinieri mentre con un altro giovane controllava una mappa uguale a quella scoperta nei giorni scorsi nel covo in Brianza - Qui è stato arrestato un amico di Renato Curcio, che lo avrebbe presentato a "frate mitra" compagni7~Tre'~giornf prima"dei U classico granello (li sabbia i che inceppa anche il meccanismo più perfezionato: così gli inquirenti hanno definito Massimo Maraschi, il brigatista rns. so arrestato poche ore dopo il rapimento di Vittorio Vallarino Ganci». Il colpo che avrebbe dovuto portare almeno un miliardo alle casse della banda, assillata da urgente bisogno di denaro, era stato progettato con estrema cura per mesi. Tutto, dall'azione materiale del sequestro alla corsa in auto verso la prigione, alle trattative per il riscatto ed alla liberazione dell'ostaggio, era stato studiato nei minimi particolari da Curcio e soci. Ogni possibile intoppo era stato analizzato, per ogni imprevisto i brigatisti avevano preparato la contromossa. Avevano calcolato tutto meno l'assurda condotta di colui che doveva essere una «colonnari del rapimento: Massimo Maraschi. Con una serie incredibile di errori lo sprovveduto « guerrigliero » ha perduto se stesso ed i ratto Maraschi fu bloccato da una pattuglia di carabinieri in perlustrazione non lontano dalla cascina Spiotta di Acqui. Era con un altro giovane, avevano ima carta topografica ed osservavano in «modo sospetto» le colline circostanti. Probabilmente stavano controllando i vari percorsi da seguire per evitare eventuali posti di blocco: foglietti, infatti, con itinerari alternativi sulle strade fuori mano della zona sono stati scoperti nel covo dei brigatisti a Baranzate di Bollate in Brianza. Maraschi consegnò ai carabinieri la propria patente e cosi fece il compagno, che mostrò un documento nuovo, del tipo senzE numero progressivo del poligra- fico dello Stato. Il nome stampato" era Vismara, assai comune a Milano. Gli inquirenti non escludono che il sedicente Vismara sia in realtà Giorgio Semeria.un comandante di « colonna » dell'organizzazione eversiva, sospettato di aver diretto il « commando » che ha rapito Gancia. I militari esaminarcno i documenti e li restituirono ai due giovani che si allontanarono subito. Ma lo sbaglio più madornale Massimo Maraschi lo commette proprio pochi minuti prima del sequestro. Con la sua «124» tampona un'auto, insiste malgrado abbia documenti falsificati per risarcire immediatamente con 70 mila lire in contanti il danneggiato. Tenta in ogni modo di far accettare i soldi all'investito, poi perde la testa, sale sulla «124» e si allontana. Scatta l'allarme, qualche ora dopo, per sfuggire alla cattura il brigatista abbandona l'auto e cerca scampo a piedi in un boschetto. Non va lontano, una breve corsa e finisce ammanettato. Il suo arresto avviene poco dopo il rapimento di Vittorio Gancia, manda all'aria tutti i meticolosi piani dei complici. Dalle carte trovate nel nascondiglio di Baranzate di Bollate pare che le Br avessero programmato di trasportare l'industriale nella base brianzola o in qualche altro rifugio nelle vicinanze di Milano. Ma, traditi dagli errori del Maraschi con tutta la zona ormai in allarme, i « guerriglieri ii non se la sentono di affrontare il lungo viaggio con il pericolo di incappare in un posto di blocco. Sono costretti a ripiegare nel tragico casolare di Arzello di Acqui, i dove nello scontro a fuoco moriranno l'indomani l'appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso e la moglie di Curcio, Margherita ■ « Mara » Cagcl. Probabilmente, nelle intenzioni dei rapitori, la cascina doveva essere soltanto un nascondiglio di passaggio o un estremo rimedio nel caso che ; qualcosa non avesse funzionato a ; dovere. Dopo i « disastri » com- ] piuti dal Maraschi, però, non hanno avuto più scelta, rimanendo intrappolati con la loro vittima I a 40 chilometri dal luogo del sequestro. * * La requisitoria sulle attività delle brigate rosse sarà depositata fnrse Tra una settimana. « Ilo praticamente terminato 11 lavoro o spero di consegnare il documento entro line mese » dice il sostituto procuratore generale dott. Bruno Cacchi, pubblico ministero nel processo n. 594/74 « contro la li.nula armata denominata brigate rosse ». Presi in esame gli episodi dal rapimento con « processo proletario » avvenuto a Torino di Bruno Labate, sindacalista Cisnal, fino alla ! | I | \ i | ; \ i j j | I i . , scoperta del « carcere del i popolo » sulle colline di Tortona \ dove nel '74 fu tenuto prigionie- ; ro per 35 giorni il magistrato Mario Sossi, quelli successivi (la cattura a Pinerolo di Curcio e Franceschini, la scoperta dei covi di Robbiano di Mediglia e di Torino) dovrebbero essere inclusi in un secondo documento che verrà completato dopo l'estate. Per fine settembre si attende la sentenza di rinvio a giudizio redatta dal dott. Caselli. Ma tutti i fatti successivi al sequestro Sossi attribuiti alle Br finiranno molto probabilmente per essere riuniti nel processo di Torino. « Degli ultimi episodi po- Iremmo occuparci soltanto se ver- J ranno alla luce concrete connessioni » spiega Caselli. Ma i collegamenti, sostengono i carabinieri, ci sono e anche palesi. Alla cascina di Arzello di Acqui, dove avvenne il sanguinoso scontro fra l'altro materiale è stato trovato anche un giubbotto sportivo in tela con collo e polsini di lana colorata: un indumento simile, sostengono i carabinieri, lo indossava l'uomo che accompagnò Renato Curcio all'incontro di Pi- ini iiiini i iiiiiiiiiliillillDillllli nerolo con « fratello mitra », nell'estate dello scorso anno. Quell'uomo sarebbe stato identificato per Attilio Casaletti, di Luzzara (Reggio Emilia), celibe, fattorino. Lo hanno arrestato con un complice pochi giorni or sono a Baranzate di Bollate gli uomini dell'Antiterrorismo della Lombardia in una base delle brigate rosse. Secondo gli inquirenti farebbe parte del gruppo dal quale provengono anche Paroll, arrestato a Torino, e Franceschinl. Altre cose trovate nel covo di Baranzate secondo i carabinie! ri dimostrerebbero i legami più o meno stretti fra la « brigata » che occupava l'appartamento e il gruppo scoperto a Robbiano di Mediglia: il ciclostile, marca « Gestetner », un fucile con cannocchiale. I comunicati emessi dalle Br durante il caso Sossi, ricordano gli inquirenti, furono stampati appunto con un apparecchio di quella marca e il coperchio di un ciclostile venne trovato a Pianello Valtidone in una base abbandonata dall'orsa| nizzazione lo scorso anno, poche settimane dopo il rilascio del magistrato. Anche il fucile di precisione era cercato da tempo dai carabinieri del nucleo speciale di polizia giudiziaria: in una « lista di carico » rinvenuta in quella specie di ipermercato della notizia che fu l'appartamento di Robbiano figurava appunto un'arma del genere. i Quattro espressioni di Renato Curcio, il riconosciuto capo e ideologo delle brigate rosse - Il brigatista Attilio Casaletti