In M. Oriente costruiranno autoveicoli di Piero Casucci
In M. Oriente costruiranno autoveicoli In M. Oriente costruiranno autoveicoli La notizia secondo cui la Mercedes fornirà entro quest'anno 50 mila autocarri al Medio Oriente (quasi il 40 per cento della sua produzione totale) di cui 19 mila al solo Iraq, per un valore complessivo valutalo in una cifra corrispondente a 560 miliardi di lire, dà un'idea della trasformazione che, grazie alle recenti vicende, si è andata operando in quei Paesi. Non desta pertanto meraviglia che lutti i maggiori costruttori mondiali di automobili e di veicoli industriali guardino al Medio Oriente come ad una delle arce più promettenti del prossimo futuro. D'altra parte, da una statistica pubblicata in The Financial Times, i Paesi medio orientali avrebbero già assorbito circa 200 mila autoveicoli lo scorso anno, oltre un quarto dei quali da parte dell'Iran. La Chrysler inglese è, per ora, la marca più solidamente installata in quest'ultimo Paese che, essendo uno dei più ricchi di giacimenti petroliferi e dei più popolati del Golfo, è anche uno dei più attivi nel ricercare intese volte a soddisfare la crescente richiesta di mezzi motorizzati. Un accordo fra la Chrysler Uk c il governo di Teheran era già stalo stabilito all'indomani del lancio in Inghilterra (1966) della «Huntcr». Prevedeva l'invio di parti staccate e il montaggio della macchina in loco. Ancor oggi questa, nella sostanza, viene costruita in Inghilterra e montata solo al 60% in Iran. Uno dei motivi per cui la Chrysler Uk potrà usufruire probabilmente di un prestito governativo e principalmente in relazione alla necessità di rispettare gli accordi con Teheran che recentemente sono stati rinnovati e potenziati e che prevedono per la fine di quest'anno il montaggio di 150 mila «Huntcr» (in Iran questa macchina è stata ribattezzata « Paykan ») oltre a 20.000 « Avenger » direttamente importate dall'Inghilterra, per un totale di vetture persino supcriore all'intera esportazione automobilistica inglese verso i Paesi della Cec nel 1974. Al pari dell'Iran, anche l'Arabia Saudita nutre l'ambizioso obiettivo di diventare entro breve tempo (si parla di due anni) un Paese produttore di autoveicoli e di limitare al massimo le importazioni. L'accordo recentissimo con la General Motors per il montaggio di 8 mila Chevrolet (fra automobili e autocarri), entro il 1976, è il primo passo su questa strada. E' anche l'inizio di un nuovo corso al quale i giapponesi dovranno prima o poi uniformarsi se vorranno continuare a svolgere un'attività in Medio Oriente dove si sono inseriti di forza in questi ultimi tempi, ma in prevalenza esportando prodotti finiti anziché concludere accordi bilaterali impostati sul montaggio. E' chiaro che, forti della loro posizione attuale, i Paesi del Medio Oriente tendono a creare una propria industria automobilistica, e lutto lascia pensare che vi riusciranno in pochi anni. Per la Fiat, che svolge già un'attività di montaggio in Egitto ed è presente su quasi tutti i mercati mediorientali e africani, l'essersi aggiudicata — attraverso l'Impresit — i lavori relativi alla costruzione di una diga in Nigeria, rappresenta — secondo The Financial Times — un nuovo efficace mezzo di penetrazione in quel Paese impiegandovi, per tali lavori, forti quantità di autocarri, trattori e macchine per movimento terra. Piero Casucci
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