II processo alla corte d'assise d'appello di Trento di Giuliano Marchesini

II processo alla corte d'assise d'appello di Trento II processo alla corte d'assise d'appello di Trento Il pm chiede sedici anni per il sacerdote accusato d'aver strangolato la perpetua Nel giudizio di primo grado fu assolto - Secondo l'accusa fu colto da un raptus (Dal nostro inviato speciale) Trento, 20 giugno. Don Josef Steinkasserer ha strangolato la sua perpetua, travolto dalla passione, oppure il feroce delitto è stato compiuto da due individui sorpresi mentre stavano tentando di rubare qualcosa nella canonica? Il quesito si pone per la seconda volta: la corte di assise di appello di Trento dovrà decidere della sorte di questo prete, che al processo di primo grado a Bolzano fu assolto per insufficienza di prove dalle accuse di omicidio volontario e simulazione di reato. Don Josef Steinkasserer, 36 anni, è parroco di Santa Geltrude, un paesino di 200 anime, incassato nella Val d'Ultimo, a circa 1500 metri di altezza. Un posto dove in genere la vita scorre senza sobbalzi, tra il lavoro nei boschi e la contemplazione delle montagne. Lo scossone venne la not¬ a a l a e 6 a ¬ te del 7 novembre 1973, con il drammatico episodio di cui furono protagonisti don Josef e Luise Piiri vedova Platzgummer, sessantaduenne, perpetua servizievole e devota, quasi di stampo manzoniano. Quella notte, verso le 2, il parroco di Santa Geltrude andò a bussare alla finestra dell'alloggio del sacrestano, Hans Bertagnolli, che si precipitò ad aprire e rimase esterrefatto: il prete era stravolto, raccontava a stento una storia di aggressione, di un tentativo di rapina. Don Josef aveva una mano sanguinante. «Due banditi volevano rubare in canonica — diceva — mi sono saltati addosso e io mi sono difeso. Allora sono scappati». «E la perpetua dov'è? » chiese angosciato il sacrestano. «Non lo so — rispose il parroco —. Vieni, andiamo a vedere». Salirono di corsa nella canonica. Luise Fliri era riversa sul pavimen- to, seminuda, polsi e caviglie strettamente legati. Qualcuno si era gettato su di lei, ferocemente: era morta per soffocamento. Don Josef Steinkasserer precipitò nei guai dopo qualche giorno d'indagini. Il rac- conto dell'incursione dei ladri nella piccola chiesa di Santa Geltrude d'Ultimo presentava qui e là qualche incrinatura, forse anche dovuta alla concitazione del momento. Ma perché, si chiesero gli inquirenti, non si dovrebbe sospettare del parroco, di questo prete che si tirava addosso calde occhiate di ragazze e di donne mature della vallata? Massiccio, un poco stempiato, lo sguardo vivace nella cornice degli occhiali spessi, don Josef sembrava davvero suscitare l'interesse smisurato di qualche sua parrocchiana. Si arrivò comunque all'arresto di don Josef Steinkasserer e al processo davanti alla corte di assise di Bolzano. Il prete, sosteneva l'accusa, era stato colto da una specie di raptus ed era piombato nella camera della perpetua: aveva tentato di approfittarne e, alla disperata reazione di lei, le si era accanito addosso fino a strozzarla. Al dibattimento di primo grado, c'erano siepi di «innocentisti» dietro la transenna: quasi tutti gli abitanti di Santa Geltrude, e anche gente venuta da qualche altra borgata della Val d'Ultimo. Quando il presidente della corte pronunciò la sentenza di assoluzione con formula dubitativa, l'aula si riempì di scrosci di applausi. Adesso, il parroco di Santa Geltrude attende la seconda risposta. In «clergyman», siede ansioso sulla panca della corte di assise di appello, rigira i pollici come quando ascolta le confessioni dei suoi paesani. Non c'è rinnovazione del dibattimento, perché si ritiene di aver acquisito tutti gli elementi necessari per discutere di questo caso. E non c'è nemmeno costituzione di parte civile, perché le tre sorelle della vittima si sono schierate decisamente dalla parte del prete. «Lui non c'entra per niente — dissero durante il processo di primo grado — piuttosto cercate i veri colpevoli della morte di Luise ». Di parere ben diverso, naturalmente, è il rappresentante dell'accusa, dottor Catullo I Zanfei, che pronuncia davanti ai giudici di appello una re¬ quisitoria secca nei confronti di don Josef Steinkasserer. Il parroco, sostiene il p.m., ha inventato un macchinoso sistema per dirottare le indagini dei carabinieri. Non c'era | no nemmeno impronte digita i li sulla finestra della canoni ca: questo dimostrerebbe che si è trattato di una simulazione. E poi, secondo l'accusa, i lacci sarebbero stretti attorno ai polsi e alle caviglie di Luise Fliri addirittura dopo la morte della donna. Il p.m, chiede quindi per don Josef Steinkasserer 16 anni di re clusione. Perché mai, replica il primo difensore avvocato Ugo Gamper, ci si ostina a dipingere questo parroco come una specie di libertino, accanito a tal punto da avventarsi sulla perpetua di 62 anni? E' assurdo, sostiene il legale. Il processo riprende domani. Giuliano Marchesini Bolzano. Don |osef Steinkasserer in tribunale (Tel. Ap)

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