Le finali del "Disco per Pestate,, a St-Vincent di Francesco Fornari

Le finali del "Disco per Pestate,, a St-Vincent Le finali del "Disco per Pestate,, a St-Vincent Tra chitarre e fisarmoniche troppi i cuori innamorati In gara Porchestra Casadei e la Berti "premaman" - Stasera la finale in tv (Dal nostro inviato speciale) St-Vincent, 20 giugno. Al Bano ieri sera in un ristorante, mentre contava per l'ennesima volta i voti delle giurie che l'hanno fatto entrare in finale per il rotto della cuffia («Accidenti alle Marche, mi hanno rovinato»), continuava a chiedere agli amici: «Ma com'è questa Aloha?», il motivo eseguito con la chitarra hawaiana da Handy Bono che ha riportato il maggior numero di suffragi presso i 600 giurati telefonici designati dalla sorte al poco divertente compito di stabilire quali fossero i sei brani più belli. I risultati della prima semifinale non hanno comunque stupito nessuno (tranne, naturalmente, coloro che sono stati eliminati), perché non hanno fatto altro che rispecchiare il nuovo orientamento del pubblico. Dopo anni di fedeltà ai «divi», gli spettatori si sono ribellati e hanno scoperto che le note migliori non sono soltanto quelle che escono dalle ugole d'oro (per i tanti milioni che pretendono e ottengono per ogni esibizione) dei nostri or mai logori cantanti. Stasera seconda semifinale Apre le ostilità l'orchestra spettacolo di Raul Casadei con «Giramondo», ed è subito «liscio». Ricordandoci che «è già passato un intero inverno», chitarre e fisarmoniche ci trascinano in uno spensierato clima di festa di campagna intessuto di valzer polche e mazurche. Un giornale tedesco specializzato in musica leggera ha scritto che «in Italia la liscìomania ha fatto più vittime dell'asiatica», col vantaggio, aggiungiamo noi, che si può evitare facilmente il contagio: è sufficiente spegnere la radio al momento giusto. Con «E se ti voglio» Mino Reitano, uno dei pochi divi sopravvissuti, tenta d acchiappare quel successo sfiorato tante volte in passato («La mia fortuna forse sta proprio nell'essere arrivato sempre secondo»), presentando un pezzo moderno che si stacca dal suo consueto repertorio un po' troppo sdolcinato e lacrimoso. Cantando a due voci, i Camaleonti con «Piccola Venere» tentano di sfuggire dalla triste realtà del mondo per andare a vivere «immersi nel sole» ma il loro motivo è di quelli che si dimenticano subito. Landò Fiorini, definito il miglior stornellatore romano, interpreta «So' stato er primo a fatte di' de sì», col piglio del bullo di Trastevere che non perde l'occasione di vantarsi perché «t'ho imparato a far l'amore», con tante scuse per la sintassi. Da dieci anni sulla breccia, I Nomadi, con la voce di Augusto, presentano «Sema discutere», un motivo che va ac cettato per quello che è, proprio senza discuterlo (d'altronde è fatto per essere ballato, non pretende altro). Pri mo nella classifica provvisoria è «Amore grande, amore libero» di quel misterioso «Guardiano del faro» che risponde al nome di Federico Monti Arduini, discografico di professione, che ha lanciato in Italia il sintetizzatore elettronico (Moog, dal nome del suo inventore, l'ingegnere californiano David Moog) con il famoso «Gabbiano infelice». E' uno dei quattro solisti che partecipano al «Disco per l'estate» e con gli effetti ammaliatoli strappati al suo particolare strumento punta deci¬ so verso una clamorosa affermazione, anche se continua a dire a tutti che non pensa proprio di «correre il rischio di vincere». Ancora un complesso, «I Nuovi Angeli», con «Una bella idea». Tenendo fede a quella ritmica «acqua e sapone» che non pretende di lanciare messaggi e non si definisce impegnata ma ha il solo scopo di divertire, parteci-1 1 pano alla manifestazione con lo spirito sbarazzino dei giovani che giudicano tutto, anche una vittoria «una bella idea, anche se irrealizzabile». Miro, cantautore marchigiano, con «Nella mente casa mia», scivola nel patetico con i ricordi di un uomo che sogna i momenti felici dell'infanzia. La sua è l'unica canzone in cui si parla della madre: quasi una garanzia di successo nei tempi andati. «Sogni senza fine» dell'Equipe 84. Un brano strumentale con un vago sapore ecclesiastico e la grandiosità del cinemascope. Per Santino Rocchetti, con «Pelle di sole», la vita sembra non avere problemi: «Il sole, il mare: due cuori innamorati sono quanto ci basta per vivere inconsciaj mente la nostra estate». Bella voce, a volte un po' troppo arrochita alla maniera di Baglioni, e temperamento. Orietta Berti edizione premaman canta nel solito modo «Eppure ti amo», un motivo che manderà in solluchero le casalinghe abituate a riversare i loro affanni a «Chiamate Roma 3131». Ed è tutto detto. All'avanguardia del jazz europeo, Enrico Intra si presenta con «Paopop», servendosi da par suo delle infinite possibilità del sintetizzatore per rendere orecchiabile e piacevole un motivo che ha il sapore di uno scherzo, pretendendo soltanto di divertire. Questa la classifica della seconda semifinale: 1) Guardiano del Faro ( «Amore grande, amore libero»), 116 voti; 2) Mino Reitano («E se ti voglio»), 80; 3) I Camaleonti («Piccola Venere»), 70; 4) Orchestra Casadei ( «Giramondo»), 57; 5) Enrico Intra (.«Paopop»), 49; 6) I Nuovi Angeli («Bella idea»), 46. Gli altri finalisti sono Andy Bono, Nicola Di Bari, I Romans, l'Orchestra Borghesi, Johnny Sax, Romina Power-Ai Bano. Francesco Fornari j

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