Polemiche della Confapi con la "grande industria"

Polemiche della Confapi con la "grande industria" Un convegno alla vigilia dell'assemblea Polemiche della Confapi con la "grande industria" Secondo il presidente Frugali bisogna rivalutare la piccola e media impresa -1 danni provocati dal "gigantismo industriale" Roma, 19 giugno. (Ansa) L'èra dello sviluppo «travolgente» della grande industria, che aveva convinto molti della progressiva decadenza delle piccole e medie imprese, può considerarsi finita; ed è difficile prevedere che le condizioni per una ripresa dello sviluppo «travolgente» della grossa impresa possano riprodursi nei prossimi decenni. Questa situazione rivaluta il ruolo della piccola e media industria che deve però essere messa in condizione di sviluppare e perfezionare la sua attività. Non si tratta di sollecitare per la piccola industria trattamenti di favore, ma di eliminare quei privilegi che hanno finora giovato all'espansione della grande industria erroneamente considerata elemento trainante esclusivo di tutto lo sviluppo economico di una collettività; si tratta cioè di creare le condizioni necessarie perché la piccola industria possa funzionare in un mercato sufficientemente competitivo attraverso l'eliminazione delle discriminazioni che di fatto operano a suo danno. E' questa la conclusione comune cui sono giunti i relatori del convegno sul tema «Il ruolo della piccola industria in una nuova società industriale» organizzato dalla Conf api, la Confederazione nazionale della piccola industria, alla vigilia della sua assemblea annuale. Relatori del convegno, aperto dallo stesso presidente della Confapi, Frugali, sono stati il professor Siro Lombardini (con la relazione generale «Nuova società industriale e piccola e media industria»), il professor Manin Carabba, direttore dell'Istituto per la programmazione economica (Ispe), che ha illustrato le «linee per una effettiva programmazione economica», il professor Corrado Fiacca vento (con la relazione «Politica fiscale e sviluppo economico-sociale») ed il professor Pietro Armani (che ha parlato sul tema «Il finanziamento dello sviluppo industriale»). In tutte le relazioni vi sono state notazioni critiche sulla politica economica seguita in questi ultimi decenni dalle autorità governative e sulla mancanza di una effettiva programmazione che, non consentendo di conoscere il disegno generale della società civile che si vuole costruire — ha osservato Frugali — impedisce soprattutto alle piccole e medie imprese di contribuire efficacemente allo sviluppo economico nazionale. La mancata programmazione, unita ad un'azione sperequativa sul modo di erogare il credito e sull'utilizzo del sistema fiscale — ha aggiunto Frugali — hanno favorito il «gigantismo industriale» a danno della piccola e media industria. Anche da parte sindacale — secondo il presidente della Confapi — si è seguita l'illusione del ruolo trascinante della grande industria pubblica e privata per lo sviluppo automatico del Paese in generale e del Mezzogiorno in particolare, cosicché le rivendicazioni sindacali sono state elaborate sulla base di un modello di sviluppo dedotto dalla grande azienda. Per Frugali, inoltre, la piccola e la media industria sono la naturale sede di quelle caratteristiche che rendono l'iniziativa privata socialmente accettabile, e che sono il rischio, la partecipazione personale alla conduzione dell'impresa, le dimensioni più umane del modo di produrre, la maggiore flessibilità produttiva.

Persone citate: Carabba, Frugali, Manin, Pietro Armani, Siro Lombardini

Luoghi citati: Roma