Compito delle nuove Giunte per la ripresa e lo sviluppo di Ferruccio Borio

Compito delle nuove Giunte per la ripresa e lo sviluppo Compito delle nuove Giunte per la ripresa e lo sviluppo Il gioco è fatto. Gli elettori hanno dato il loro responso e, entro le linee indicate dalla volontà popolare, i partiti devono formare le giunte. Avremo una amministrazione di sinistra a Torino e ci sarà maggiore omogeneità nell'area metropolitana che già aveva governi pci-psi nei grandi Comuni industriali della cintura. Si prevede la continuità del centro-sinistra alla Regione e nella Provincia. Sinistra e centro - sinistra guideranno, secondo le designazioni elettorali, anche le altre Province e i loro capoluoghi. I socialisti, presenti nelle due coalizioni politiche, potranno assicurare un mezzo di intesa per una profìcua collaborazione. Peso dei deficit A parte le polemiche sulle cause e la ricerca dei perché, gli interessi del Piemonte e di Torino sono: dar vita ad amministrazioni valide ed efficienti che si mettano presto al lavoro per promuovere il rilancio economico, la ripresa delle attività produttive, l'espansione e il miglioramento dei servizi. Durante il lungo mese della campagna elettorale abbiamo sentito i pareri e le critiche, le aspirazioni e le denunce dei partiti. La Stampa ha contribuito alla chiarificazione con una trentina di dibattiti e tavole rotonde tra gli esponenti della vita pubblica piemontese. Ora l'amministratore deve tracciare il suo programma di lavoro senza perdere tempo. Da dove partire? Dai problemi e dalle esigenze più volte segnalati. Naturalmente una cosa sono i bisogni e un'altra ciò che si può realmente fare. Illudere i cittadini con promesse irrealizzabili è pessima politica. Perciò in attesa che le giunte si pronuncino facciamo un quadro anche approssimativo delle necessità. Per il 1975 il Comune con le sue aziende municipalizzate si trova di fronte a un deficit di 150 miliardi, la Provincia prevede un disavanzo di 50 miliardi, la Regione conta di spendere 346 miliardi. Il punto chiave da affrontare con urgenza è l'autonomia finanziaria. Finché gli enti locali non otterranno una riforma della legge finanziaria, la loro vita si svolgerà sotto l'incubo della paralisi. Dal 1973 i Comuni e le Province non hanno possibilità dirette di prelievo fiscale e ricevono dallo Stato quote pressoché fisse di mezzi finanziari per il loro funzionamento. Questi mezzi vengono ogni anno rivalutati con una percentuale del 7 per cento. Basta tale cifra per spiegare la crisi degli enti locali e la improrogabile necessità di porvi rimedio: negli ultimi due anni i costi sono aumentati del 20-25 per cento annuo. Vinta la battaglia dei finanziamenti, gli enti locali avranno infine una base per predisporre i loro piani. Impegno comune dovrà essere il sapiente utilizzo delle risorse disponibili, qualificando le singole voci di spesa con elenchi di priorità. COMUNE DI TORINO — Punto fondamentale per la I vita della città è, a giudizio di tutti, la politica del territòrio, intesa come riparazione dei guasti finora avvenuti e obiettivo essenziale per il futuro. Questa politica consiste in un piano urbanistico generale che comprende le unità urbane, i piani partico- : lareggiati per il centro storico (preparati dalla giunta Picco), la ristrutturazione dei quartieri, la regolamentazione della collina. Su queste linee va impostata la distribuzione delle aree per i servizi, per il verde e per l'edilizia scolastica e abitativa. Ad esse devono far riferimento i piani dell'area metropolitana e dei consorzi per l'edilizia economico-popolare. Uguale rilievo hanno assunto i servizi sociali. Purtroppo c'è soltanto la dfficoltà della scelta e un buon amministratore si troverebbe vera mente imbarazzato nel fissa rrasazadscvrpnsMpcmmnb| ! I j I I | I ; \ i ! re la graduatoria delle priorità: case, scuole, trasporti, assistenza sanitaria, sono i settori cardine. Ma ad essi si affiancano: viabilità, illuminazione, acqua, fognature, lotta all'inquinamento, verde, giardini e impianti sportivi. E'1 sorpassata da tempo la concezione degli agglomerati-alveari, dei quartieri dormitorio. Le case sono costruite per la vita dell'uomo e devono essere adatte alla necessità di una civile convivenza. Ma come si può dare un volto più umano a Torino quando si sa che mancano 33 milioni di metri quadri di aree per dotarla dei servizi indispensabili? E' doveroso ricordare che l'amministrazione Porcellana ha già fatto molto in questo campo (nel '70 la parte piana della città aveva 2,6 metri quadri per abitante, oggi siamo a 4,55 metri quadri), ma altri interventi si rendono assolutamente indispensabili. Tra i servizi includiamo il funzionamento del Comune. | Diego Novelli ci ha dichiarato il 29 maggio: « Occorre ! una radicale ristrutturazione I e riorganizzazione dei servizi j municipali. La macchina comunale — attraverso la politica clientelare praticata in questi ultimi ventanni — è stata trasformata in un enorme baraccone serbatoio di voti per la de ». Ovviamente seI condo il leader pei, è un camI po in cui c'è molto da la| vorare. I Altro argomento non rin; viabile: la partecipazione e »1 \ controllo dei cittadini nella i vita pubblica. Devono avve! nire attraverso i consigli di quartiere nominati con elezioni dirette, cioè dalla base. Questa è l'unica formula che garantisca una corretta partecipazione popolare; quella adottata a Bologna con i consigli di quartiere che sono espressione e specchio del consiglio comunale, è vecchia di 15 anni, superata. I 15 comprensori PROVINCIA DI TORINO — I compiti tradizionali di istituto, quelli cioè che competono alla Provincia per legge, sono già pesanti: costruzione di scuole superiori tecniche e scientifiche, assistenza psichiatrica e sociale, viabilità con strade e ponti. A questi si sono aggiunti ì compiti imposti dalle esigenze dello sviluppo sociale. Massima importanza rivestono: 1) il coordinamento dei comprensori creati di recente dalla Regione come organi per la programmazione locale; 2) la guida dei consorzi di Comuni per realizzare opere pubbliche collettive. Come si sa, i Comuni da soli non hanno forza sufficiente 1 per risolvere la maggior parte dei problemi che hanno 1 ormai travolto le cinte da- | ziarie. j REGIONE PIEMONTE — ; Oltre alla riforma della leg1 ge finanziaria urge ottenere dal Parlamento le « leggi-quadro » o di principio e le leggi per la delega dei poteri, senza le quali non è possibile parlare di una vera autonomia e di decentramento. Da parte sua la Regione dovrà applicare la politica della programmazione economi¬ ca con un piano organico di sviluppo, stabilendo le priorità da seguire. Il piano sarà un indice di riferimento per l'opera di tutte le categorie produttive. La programmazione consiste in questi punti (i pareri di tutti i partiti sono concordi): diversificazione e decentramento dell'apparato industriale piemontese per alleggerire l'area metropolitana di Torino; sviluppo della piccola e media impresa; potenziamento dell'artigianato; ristrutturazione dell'agricoltura; riorganizzazione del settore terziario ( commercio 1; nuovo impulso all'edilizia; sistema integrato di trasporti con privilegio al mezzo pubblico. La programmazione, che si esplica attraverso i 15 comprensori ultimamente creati dalla Regione Piemonte, dovrà pure preoccuparsi di questi temi non rinviabili: creazione di una finanziaria pubblica; riequilibrio del territorio e dell'area torinese; difesa del suolo e dell'ambiente; tutela del lavoro e della occupazione; scuola, cultura e turismo; partecipazione popolare alle scelte attraverso le categorie economiche, i quartieri e le associazioni. Questo quadro di problemi è scaturito dai dibattiti che si sono svolti durante la campagna elettorale. Nessun partito nega che esistano, divergono i metodi prospettati per affrontarli. Vedremo come di fronte ad essi si comporteranno le nuove amministrazioni. Dalla loro soluzione dipendono l'avvenire e lo sviluppo di Torino e del Piemonte. Ferruccio Borio

Persone citate: Diego Novelli